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Competenza giudice esecuzione: riforma per co-imputato

La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza del giudice dell’esecuzione spetta alla Corte d’Appello se questa ha modificato la sentenza di primo grado, anche se la modifica riguarda un solo co-imputato, come un proscioglimento per morte. Tale decisione si fonda sul principio di unitarietà dell’esecuzione, secondo cui una riforma sostanziale per uno degli imputati radica la competenza in appello per tutte le posizioni processuali, garantendo un’ordinata gestione della fase esecutiva.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice dell’Esecuzione: La Riforma per un Co-imputato Estende la Giurisdizione

Determinare la corretta competenza del giudice dell’esecuzione è un passaggio cruciale nella fase conclusiva del processo penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 15452/2025, ha ribadito e consolidato un principio fondamentale in materia, specialmente nei processi con una pluralità di imputati: il principio dell’unitarietà dell’esecuzione. La Corte ha chiarito che, se il giudice d’appello modifica sostanzialmente la sentenza di primo grado anche per un solo co-imputato, la sua competenza si estende a tutti gli altri, anche a quelli la cui condanna era stata semplicemente confermata.

Il Caso in Esame

La vicenda trae origine dalla richiesta di un condannato di ottenere il riconoscimento della continuazione tra i reati giudicati con tre diverse sentenze definitive. La questione procedurale è sorta quando il Tribunale inizialmente adito ha trasmesso gli atti alla Corte d’Appello, ritenendola competente. Il motivo di tale trasmissione risiedeva nel fatto che una delle sentenze era stata oggetto di una riforma in secondo grado: la Corte d’Appello aveva dichiarato l’estinzione del reato per morte nei confronti di un co-imputato, confermando invece la condanna per l’odierno istante.

Il Procuratore generale presso la Corte d’Appello ha impugnato tale decisione, sostenendo che il proscioglimento per morte di un co-imputato non costituisse una ‘riforma sostanziale’ tale da spostare la competenza dal giudice di primo grado a quello di secondo grado. Secondo la Procura, la competenza sarebbe dovuta rimanere incardinata presso il giudice che aveva emesso la sentenza di primo grado, poi divenuta irrevocabile.

La Decisione della Cassazione e la competenza del giudice dell’esecuzione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Procuratore generale, confermando la competenza della Corte d’Appello. La decisione si basa su un’interpretazione consolidata dell’articolo 665, comma 2, del codice di procedura penale e sul principio cardine dell’unitarietà dell’esecuzione.

I giudici hanno affermato che, nei procedimenti con più imputati, la competenza del giudice d’appello a provvedere in executivis si afferma non solo per coloro la cui sentenza è stata riformata, ma anche per gli imputati la cui posizione è stata confermata. Questo vale anche quando la riforma sostanziale consiste in una declaratoria di estinzione del reato, come la prescrizione o, come in questo caso, la morte del reo.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha fondato il proprio ragionamento su due pilastri principali.

In primo luogo, ha sottolineato il carattere formale delle regole sulla competenza, che sono pensate per garantire una predeterminazione ordinata e unitaria del giudice, a prescindere dalla specifica questione da trattare.

In secondo luogo, e in modo decisivo, ha valorizzato il principio della «unitarietà della esecuzione». Secondo questo principio, la modifica sostanziale della sentenza di primo grado, anche se interviene solo sulla posizione di un co-imputato diverso da quello che presenta l’istanza, è sufficiente a radicare la competenza del giudice di secondo grado per tutti. I provvedimenti di proscioglimento, infatti, non sono irrilevanti nella fase esecutiva; al contrario, possono comportare una serie di interventi (statuizioni di liberazione, cancellazione di documenti, etc.) che rientrano a pieno titolo nelle attribuzioni del giudice dell’esecuzione.

La Corte ha specificato che il legislatore, nell’articolo 665 c.p.p., ha utilizzato il termine generico di «provvedimento» giudiziario, includendo quindi non solo le sentenze di condanna, ma anche quelle di proscioglimento. Di conseguenza, il proscioglimento per morte di un co-imputato costituisce una riforma sostanziale che attrae la competenza del giudice d’appello per l’intero procedimento.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale volto a garantire certezza e uniformità nella fase esecutiva. L’insegnamento pratico è chiaro: in un processo con più imputati, ogni qualvolta la Corte d’Appello interviene con una modifica di merito sulla sentenza di primo grado – anche se per un solo soggetto e anche se si tratta di un proscioglimento – essa diventa l’unico giudice competente per tutte le questioni esecutive che riguarderanno quella sentenza, per tutti gli imputati coinvolti. Questa soluzione evita la frammentazione delle competenze e assicura una gestione coerente del giudicato.

Chi è il giudice competente per l’esecuzione se una sentenza d’appello modifica la decisione di primo grado solo per un co-imputato?
Il giudice competente per la fase esecutiva diventa il giudice d’appello per tutti gli imputati coinvolti in quel giudizio, anche per quelli la cui posizione è stata semplicemente confermata. Questo in virtù del principio di unitarietà dell’esecuzione.

Un proscioglimento per morte di un imputato è considerato una ‘riforma sostanziale’ della sentenza di primo grado?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, anche il proscioglimento per morte di un co-imputato costituisce una riforma sostanziale della decisione di primo grado, poiché è una pronuncia di merito che ha effetti anche nella fase esecutiva e modifica il contenuto della sentenza originaria.

Cosa stabilisce il principio di ‘unitarietà dell’esecuzione’?
Questo principio stabilisce che, nei procedimenti con più imputati, la competenza a provvedere nella fase esecutiva è unica e si radica presso il giudice d’appello qualora quest’ultimo abbia riformato in modo sostanziale la sentenza di primo grado, anche se la riforma riguarda uno solo degli imputati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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