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Competenza giudice esecuzione: quando decide il GIP?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza del giudice dell’esecuzione, in caso di sentenza d’appello che modifica quella di primo grado a seguito di un ‘concordato’, resta al giudice di primo grado se la modifica riguarda esclusivamente la pena (riforma quoad poenam). La competenza si trasferisce alla Corte d’Appello solo se la riforma incide su aspetti sostanziali, come il riconoscimento di circostanze attenuanti o l’esclusione di aggravanti. Di conseguenza, il ricorso del Procuratore è stato respinto.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice Esecuzione: la Cassazione chiarisce le regole dopo il concordato in appello

Determinare la competenza del giudice dell’esecuzione è un passaggio cruciale nella fase successiva alla condanna definitiva. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 27145/2024, fa luce su un aspetto specifico e molto tecnico: a chi spetta decidere quando la sentenza di secondo grado modifica quella di primo grado solo per quanto riguarda la pena, a seguito di un ‘concordato in appello’? La risposta della Suprema Corte è netta e si fonda su un principio consolidato.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’istanza presentata da un condannato al Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Napoli, in qualità di Giudice dell’esecuzione. L’istanza mirava a ottenere il riconoscimento della continuazione tra diversi reati, con la conseguente rideterminazione della pena complessiva. Il GIP accoglieva la richiesta, riducendo la pena a sette anni e cinque mesi di reclusione.

Contro questa ordinanza, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli proponeva ricorso per cassazione, sostenendo un vizio di incompetenza. Secondo il Procuratore, l’ultima sentenza irrevocabile era stata emessa dalla Corte di Appello di Napoli, la quale aveva riformato la decisione di primo grado a seguito di un ‘concordato’ ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. Pertanto, la competenza a decidere sull’istanza in fase esecutiva sarebbe dovuta spettare alla Corte d’Appello e non al GIP.

La questione sulla competenza del giudice dell’esecuzione

Il cuore del ricorso del Procuratore si basava sull’interpretazione dell’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale. L’argomentazione era che, essendo stata la Corte d’Appello a definire il procedimento con una sentenza che modificava quella precedente, essa dovesse essere considerata il giudice competente per la fase esecutiva. La natura sostanziale della riforma operata in appello, sebbene tramite concordato, avrebbe radicato la competenza presso il giudice di secondo grado.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, giudicandolo infondato e offrendo una chiara spiegazione dei criteri per determinare la competenza del giudice dell’esecuzione.

Il Collegio ha osservato che la sentenza della Corte di Appello si era limitata a riformare la decisione di primo grado esclusivamente quoad poenam, ovvero solo per quanto riguarda la pena. Questo era avvenuto perché l’imputato, tramite il concordato, aveva rinunciato ai motivi di appello ottenendo in cambio una riduzione della sanzione e la revoca di una pena accessoria. Non vi era stata alcuna modifica nel giudizio di merito, né un nuovo accertamento dei fatti o delle circostanze.

La Cassazione ha richiamato un principio di diritto consolidato: in tema di esecuzione, la competenza spetta al giudice di primo grado quando la riforma in appello è esclusivamente quoad poenam. Al contrario, la competenza si sposta al giudice d’appello quando, per effetto dell’accordo tra le parti, siano state riconosciute circostanze attenuanti, escluse aggravanti, o modificato il giudizio di comparazione tra circostanze.

Nel caso di specie, la modifica era puramente sanzionatoria. La Corte di Appello non aveva rivalutato il merito della vicenda, ma aveva semplicemente applicato i benefici derivanti dal concordato. Di conseguenza, la competenza in executivis rimaneva incardinata presso il giudice che aveva emesso la sentenza di primo grado, ovvero il GIP del Tribunale di Napoli.

Le Conclusioni

Con la sentenza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce una regola fondamentale per l’individuazione del giudice dell’esecuzione. La discriminante non è quale giudice abbia emesso l’ultima sentenza, ma la natura della modifica apportata in appello. Se la riforma è solo sanzionatoria e non tocca il nucleo del giudizio di colpevolezza e delle circostanze del reato, la competenza non si sposta. Questa pronuncia offre un’importante guida per gli operatori del diritto, garantendo certezza e uniformità nell’applicazione delle norme procedurali nella delicata fase dell’esecuzione della pena.

Chi è il giudice competente per l’esecuzione se la sentenza d’appello, a seguito di concordato, modifica solo la pena?
In questo caso, la competenza rimane al giudice di primo grado che ha emesso la sentenza originaria, poiché la modifica è considerata ‘quoad poenam’ (relativa solo alla pena).

Cosa significa che una sentenza viene riformata ‘quoad poenam’?
Significa che la modifica apportata dal giudice superiore riguarda esclusivamente l’entità o il tipo di sanzione, senza alterare il giudizio sulla colpevolezza, sulla qualificazione giuridica del fatto o sulla valutazione delle circostanze.

Quando la competenza per l’esecuzione passa alla Corte d’Appello?
La competenza si trasferisce alla Corte d’Appello quando la sua decisione, anche a seguito di un concordato, modifica aspetti sostanziali della sentenza di primo grado, come ad esempio il riconoscimento di nuove circostanze attenuanti, l’esclusione di aggravanti o una diversa valutazione nel bilanciamento delle circostanze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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