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Competenza giudice esecuzione: nullo decreto Presidente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inesistente un conflitto di competenza tra due Corti d’Appello in materia di esecuzione penale. La Corte ha stabilito che la decisione sulla competenza giudice esecuzione spetta al collegio e non al singolo Presidente, il cui decreto declinatorio è stato dichiarato nullo per violazione delle norme sulla costituzione del giudice. Di conseguenza, gli atti sono stati rinviati alla Corte d’Appello originaria per una decisione collegiale.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice Esecuzione: Il Decreto del Presidente non Sostituisce la Decisione del Collegio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 2974 del 2025, ha affrontato un’importante questione procedurale relativa alla competenza giudice esecuzione. Il principio affermato è cruciale: la decisione sulla competenza in fase esecutiva non può essere presa con un decreto monocratico del Presidente, ma richiede una valutazione collegiale. Qualsiasi atto contrario è affetto da nullità assoluta.

Il Caso: un Conflitto di Competenza tra Corti d’Appello

La vicenda nasce da un’istanza presentata da un condannato per ottenere la declaratoria di non eseguibilità di una sentenza del Tribunale di Firenze. A seguito di una serie di passaggi procedurali, il Presidente della Corte d’Appello di Firenze, investito della questione, declinava la propria competenza con un decreto, trasmettendo gli atti alla Corte d’Appello di Roma.

Quest’ultima, ritenendo invece competente la Corte fiorentina in base al principio della perpetuatio competentiae, sollevava un conflitto negativo di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione. Il punto nodale non era tanto quale corte fosse effettivamente competente, ma la validità stessa dell’atto con cui la Corte di Firenze aveva declinato la propria giurisdizione.

La Decisione della Cassazione sulla competenza giudice esecuzione

La Suprema Corte ha risolto la questione in via preliminare, dichiarando l’insussistenza del conflitto stesso. La ragione è puramente procedurale ma di fondamentale importanza: il provvedimento con cui il Presidente della Corte d’Appello di Firenze aveva declinato la competenza era nullo.

Nullità Assoluta del Decreto Presidenziale

La Cassazione ha chiarito che, nel procedimento di esecuzione, il Presidente del collegio ha poteri decisionali limitati e ben definiti dall’articolo 666, comma 2, del codice di procedura penale. Può decidere de plano (cioè senza udienza) solo in casi specifici, come per richieste manifestamente infondate o mere riproposizioni di istanze già respinte.

La questione relativa alla competenza giudice esecuzione non rientra in queste categorie. Si tratta di una decisione che richiede una valutazione nel merito e che, pertanto, è riservata esclusivamente all’organo collegiale, ovvero al pannello di giudici.

La Riserva di Collegialità

L’aver deciso sulla competenza con un decreto presidenziale anziché con un’ordinanza collegiale costituisce una violazione delle norme sulla costituzione del giudice, sanzionata con la nullità assoluta ai sensi dell’art. 178, comma 1, lettera a), del codice di procedura penale. Tale nullità è insanabile e può essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento.

Poiché l’atto che ha dato origine al conflitto era giuridicamente inesistente, la Cassazione ha annullato senza rinvio il decreto presidenziale e ha disposto la restituzione degli atti alla Corte d’Appello di Firenze. Sarà ora compito del collegio di quella Corte procedere con la trattazione dell’incidente di esecuzione e adottare le decisioni conseguenti, inclusa quella sulla competenza.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un principio consolidato: i poteri presidenziali nel rito esecutivo sono eccezionali e strettamente limitati ai casi di inammissibilità ictu oculi (immediatamente evidenti). Qualsiasi questione che richieda una delibazione più approfondita, come la competenza territoriale, questioni di diritto non univoche o la valutazione di fondatezza nel merito, deve essere rimessa alla decisione del collegio, da assumere nel rispetto del rito camerale e del contraddittorio tra le parti.

L’inosservanza di questa regola fondamentale sulla ripartizione dei poteri tra presidente e collegio determina una nullità assoluta, che vizia insanabilmente il provvedimento. Pertanto, non esistendo un valido atto di declinatoria della competenza, non poteva sussistere alcun conflitto da risolvere.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un cardine del diritto processuale penale: la garanzia della corretta costituzione del giudice. La decisione sulla competenza giudice esecuzione è una questione di diritto sostanziale che non può essere liquidata con procedure semplificate riservate a casi di palese inammissibilità. Le parti hanno diritto a che tale valutazione sia effettuata da un organo collegiale, nel pieno rispetto delle garanzie procedurali. Per gli operatori del diritto, ciò significa prestare massima attenzione alla forma dei provvedimenti in fase esecutiva: un errore nella procedura, come in questo caso, può portare all’annullamento dell’atto e a un significativo allungamento dei tempi processuali.

Nel procedimento di esecuzione, il Presidente del collegio può decidere autonomamente sulla competenza?
No, la decisione sulla competenza è di esclusiva pertinenza del collegio giudicante. Il Presidente non ha il potere di declinare la competenza con un decreto emesso de plano, poiché tale questione non rientra tra le ipotesi di manifesta infondatezza previste dalla legge.

Cosa accade se il Presidente emette un decreto con cui declina la competenza?
Questo provvedimento è affetto da nullità assoluta e insanabile, come stabilito dall’art. 178, comma 1, lett. a), del codice di procedura penale, poiché viola le norme sulla costituzione del giudice. Può essere rilevato d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento.

Perché la Cassazione ha dichiarato l’insussistenza del conflitto di competenza in questo caso?
La Corte ha ritenuto il conflitto inesistente perché l’atto che lo avrebbe generato, ovvero il decreto del Presidente della Corte d’Appello che declinava la competenza, era nullo. Un atto nullo è privo di effetti giuridici, quindi è come se la seconda corte non avesse mai validamente espresso una posizione sulla propria incompetenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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