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Competenza giudice esecuzione: la decisione in sintesi

La Corte di Cassazione risolve un conflitto sulla competenza del giudice dell’esecuzione sorto tra il GIP e il Tribunale. La Corte stabilisce che una sentenza di proscioglimento per esito positivo della messa alla prova, pur essendo l’ultima divenuta irrevocabile, non è idonea a radicare la competenza. Quest’ultima spetta al giudice che ha emesso l’ultimo provvedimento di condanna suscettibile di effettiva esecuzione. Di conseguenza, la competenza è stata attribuita al Giudice per le indagini preliminari che aveva emesso il precedente decreto penale di condanna.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice Esecuzione: Quando una Sentenza di Proscioglimento non Conta

Determinare la corretta competenza del giudice dell’esecuzione è un passo fondamentale nella fase successiva alla conclusione di un processo penale. Ma cosa succede quando un individuo ha accumulato più sentenze definitive, di natura diversa, emesse da giudici differenti? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 33049/2024) fa luce su un punto cruciale: non tutti i provvedimenti irrevocabili sono uguali ai fini della determinazione della competenza. In particolare, una sentenza di proscioglimento per esito positivo della messa alla prova, pur essendo l’ultima in ordine di tempo, non è idonea a radicare la competenza esecutiva.

I Fatti del Caso: un Conflitto tra GIP e Tribunale

La vicenda nasce dall’istanza di un Procuratore della Repubblica che chiedeva al Tribunale di dichiarare l’estinzione di un reato per cui un soggetto era stato condannato con un decreto penale nel 2013. Il Tribunale, tuttavia, declinava la propria competenza, ritenendo che il giudice competente fosse il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), in quanto autore di un’altra sentenza di applicazione pena nei confronti dello stesso soggetto, divenuta irrevocabile nel dicembre 2013.

Il GIP, a sua volta, sollevava un conflitto negativo di competenza. Secondo il GIP, l’ultimo provvedimento irrevocabile era in realtà una sentenza di proscioglimento per esito positivo della messa alla prova, emessa dal Tribunale nel 2023. Tale sentenza, pur essendo di proscioglimento, produce effetti in sede esecutiva, come l’iscrizione nel casellario giudiziale, e pertanto doveva essere considerata ai fini dell’individuazione del giudice competente. Si creava così una situazione di stallo, che richiedeva l’intervento della Corte di Cassazione per essere risolta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha risolto il conflitto dichiarando la competenza del Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Lecce. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa dell’articolo 665, comma 4, del codice di procedura penale, che assegna la competenza al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Effetti Esecutivi ed Effetti Procedurali

La Cassazione chiarisce un principio fondamentale: per radicare la competenza del giudice dell’esecuzione, il provvedimento irrevocabile non deve solo essere l’ultimo in ordine cronologico, ma deve essere anche ‘suscettibile di implicazioni esecutive’. Questo significa che la sentenza deve comportare la necessità di un’attività giurisdizionale per la sua concreta attuazione.

L’Irrilevanza della Sentenza di Proscioglimento per Messa alla Prova

Il punto centrale della motivazione riguarda la natura della sentenza di proscioglimento per messa alla prova. La Corte osserva che tale pronuncia non apre alcuna procedura davanti al giudice dell’esecuzione. I suoi effetti sono principalmente di natura procedurale e conoscitiva, non esecutiva:

1. Iscrizione nel Casellario Giudiziale: L’iscrizione ha finalità conoscitive, per garantire che la persona non possa beneficiare nuovamente della messa alla prova. Non comporta, di per sé, un’attività esecutiva da parte di un giudice.
2. Effetti Preclusivi: L’effetto principale è quello di precludere una futura concessione dello stesso beneficio. Si tratta di un effetto che riguarda futuri ed eventuali giudizi di cognizione, non la gestione di una fase esecutiva già in corso.

In sostanza, la sentenza di proscioglimento per messa alla prova, una volta emessa, esaurisce la sua funzione. Non è revocabile e non richiede alcun intervento successivo del giudice per essere ‘eseguita’. Pertanto, non può essere considerata un provvedimento che ‘radica’ la competenza del giudice dell’esecuzione per altre questioni.

Il Criterio del Provvedimento Suscettibile di Esecuzione

La giurisprudenza citata dalla Corte conferma che la norma intende riferirsi a provvedimenti (sentenze di condanna o anche di proscioglimento) che concretamente richiedono l’apertura di una fase esecutiva. Non basta una rilevanza ‘ipotetica e virtuale’. Deve trattarsi di una pronuncia che impone statuizioni da mettere in pratica, come l’esecuzione di una pena o di altre misure.
Nel caso di specie, l’ultimo provvedimento con tali caratteristiche era la sentenza di applicazione pena emessa dal GIP nel 2013. È quel provvedimento che ha determinato una ‘posizione esecutiva’ del condannato, ed è quindi il giudice che lo ha emesso a dover gestire le questioni successive, come la richiesta di estinzione del reato relativo al precedente decreto penale.

Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: nell’individuare il giudice dell’esecuzione competente ai sensi dell’art. 665, comma 4, c.p.p., non è sufficiente guardare alla data dell’ultima sentenza irrevocabile. È necessario analizzare la natura di tale provvedimento. Solo le sentenze che comportano concrete e attuali necessità di esecuzione possono essere considerate ai fini della determinazione della competenza. Le sentenze di proscioglimento, come quella per esito positivo della messa alla prova, che hanno meri effetti preclusivi futuri o conoscitivi, non sono idonee a spostare la competenza da un giudice all’altro. La competenza rimane incardinata presso il giudice che ha emesso l’ultima sentenza di condanna suscettibile di esecuzione.

Quale giudice è competente per l’esecuzione se ci sono più sentenze irrevocabili contro la stessa persona?
Secondo l’art. 665, comma 4, c.p.p., è competente il giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo, a condizione che tale provvedimento sia suscettibile di effettive implicazioni esecutive.

Una sentenza di proscioglimento per ‘messa alla prova’ è rilevante per determinare la competenza del giudice dell’esecuzione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza di proscioglimento per esito positivo della messa alla prova non è idonea a radicare la competenza del giudice dell’esecuzione, poiché non apre alcuna procedura esecutiva concreta ma ha solo effetti procedurali e conoscitivi.

Perché l’iscrizione nel casellario giudiziale della sentenza di ‘messa alla prova’ non la rende rilevante ai fini della competenza esecutiva?
Perché l’iscrizione, in questo caso, ha una finalità meramente conoscitiva, volta a impedire una nuova concessione del beneficio in futuro. Non comporta la necessità che la sentenza sia ‘messa in esecuzione’ da un giudice, che è il presupposto per radicare la competenza esecutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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