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Competenza giudice esecuzione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del G.i.p. di Napoli, dichiarandolo incompetente a decidere su un’istanza di continuazione tra reati. Il caso verteva sulla corretta individuazione della competenza del giudice dell’esecuzione. La Suprema Corte ha stabilito che, quando la sentenza di primo grado è stata strutturalmente riformata dalla Corte d’Appello, è quest’ultima a essere funzionalmente competente per la fase esecutiva, annullando la decisione impugnata e trasmettendo gli atti alla Corte d’Appello di Napoli.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice Esecuzione: Chi Decide Dopo la Riforma in Appello?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13111 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale in materia di procedura penale, chiarendo la competenza del giudice dell’esecuzione quando la sentenza di condanna è stata modificata in appello. La corretta individuazione del giudice competente non è un mero formalismo, ma una garanzia fondamentale del giusto processo, soprattutto nella delicata fase in cui la pena diventa esecutiva.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’istanza presentata da un condannato al Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione. L’istanza mirava a ottenere il riconoscimento della cosiddetta “continuazione” tra diversi reati per i quali erano state emesse sentenze separate. Accogliendo la richiesta, il G.i.p. procedeva a rideterminare la pena complessiva applicando il più favorevole criterio del cumulo giuridico.

Successivamente, lo stesso G.i.p., con un provvedimento di correzione di errore materiale, si accorgeva di aver individuato erroneamente il reato più grave su cui basare il calcolo della pena. Nonostante la correzione, che individuava una pena base meno severa, la pena finale rideterminata rimaneva invariata.

Contro questa decisione proponevano ricorso per cassazione sia il Procuratore della Repubblica, che lamentava l’incompetenza funzionale del G.i.p., sia il condannato, che eccepiva l’incongruità della pena rimasta invariata a fronte di una pena base più mite.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Competenza

La Corte di Cassazione ha dato priorità al ricorso del Pubblico Ministero, ritenendolo fondato. Il fulcro della decisione si basa sull’interpretazione dell’art. 665 del codice di procedura penale, che disciplina la competenza del giudice dell’esecuzione.

La Suprema Corte ha annullato senza rinvio l’ordinanza del G.i.p., dichiarandolo incompetente, e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Napoli, individuata come l’organo giurisdizionale competente a decidere.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si articola su principi consolidati. L’art. 665, comma 4, c.p.p. stabilisce che, in caso di più sentenze di condanna emesse da giudici diversi, la competenza per l’esecuzione spetta al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo.

Una volta individuato tale provvedimento, entrano in gioco le regole del comma 2 dello stesso articolo. Tale norma precisa che se contro la decisione di primo grado è stato proposto appello, il giudice di primo grado resta competente solo se la sentenza è stata confermata o riformata unicamente per la pena, le misure di sicurezza o le disposizioni civili. In tutti gli altri casi di riforma, ossia quando la modifica è “strutturale” e riguarda la sostanza della decisione, la competenza passa al giudice d’appello.

Nel caso specifico, l’ultima sentenza irrevocabile era quella emessa dalla Corte di Appello di Napoli, che aveva “strutturalmente riformato” la decisione di primo grado. Di conseguenza, la competenza funzionale a decidere sull’istanza di continuazione non poteva che appartenere alla stessa Corte d’Appello e non al G.i.p. del Tribunale. La Corte ha sottolineato che la competenza funzionale ha carattere assoluto e inderogabile, e la sua violazione può essere rilevata in ogni stato e grado del procedimento.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale per la fase esecutiva del processo penale. La competenza del giudice dell’esecuzione non è flessibile, ma segue regole precise dettate dal codice per garantire certezza e uniformità. La sentenza chiarisce che una “riforma strutturale” della sentenza di primo grado da parte della Corte d’Appello trasferisce a quest’ultima la competenza per tutte le questioni che sorgeranno durante l’esecuzione della pena. Questo principio serve a garantire che a decidere sia il giudice che ha avuto l’ultima parola definitiva sulla configurazione del reato e sulla responsabilità dell’imputato, assicurando coerenza e logicità all’intero percorso giudiziario.

Chi è il giudice competente per l’esecuzione se ci sono più sentenze pronunciate da giudici diversi?
Secondo l’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale, è competente il giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo.

Quando la competenza per l’esecuzione passa dal giudice di primo grado alla Corte d’Appello?
La competenza passa alla Corte d’Appello quando questa, nel giudicare l’appello, non si limita a confermare la sentenza di primo grado o a modificarla solo nella pena, ma la riforma in modo “strutturale”, intervenendo su aspetti sostanziali della decisione.

Cosa accade se un provvedimento in fase esecutiva viene emesso da un giudice incompetente?
Il provvedimento è viziato da un’incompetenza funzionale, che è assoluta e inderogabile. Come stabilito dalla Corte di Cassazione in questo caso, il provvedimento deve essere annullato senza rinvio e gli atti trasmessi al giudice effettivamente competente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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