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Competenza giudice esecuzione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13098/2024, ha annullato un’ordinanza del GIP di Roma per un errore sulla competenza del giudice dell’esecuzione. In caso di più condanne definitive, la competenza a decidere sull’esecuzione spetta al giudice che ha emesso l’ultima sentenza divenuta irrevocabile, che in questo caso era la Corte d’Appello e non il giudice di primo grado. La violazione di questa regola procedurale ha comportato la nullità assoluta del provvedimento.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice Esecuzione: Chi Decide in Caso di Plurime Condanne?

La determinazione della competenza del giudice dell’esecuzione è un aspetto cruciale della procedura penale, specialmente quando un individuo è stato condannato con più sentenze. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione (sentenza n. 13098/2024) fa luce su questo tema, ribadendo i principi fondamentali che regolano l’individuazione del giudice corretto e le conseguenze della loro violazione. Questo articolo analizza la decisione, spiegando in modo chiaro a chi spetta decidere in fase esecutiva.

I Fatti del Caso: Più Condanne e un’Istanza di Continuazione

Il caso riguardava un soggetto condannato per vari reati legati al traffico di sostanze stupefacenti attraverso tre distinte sentenze, divenute definitive in momenti diversi. L’interessato aveva presentato un’istanza al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Roma, in qualità di giudice dell’esecuzione, chiedendo l’applicazione della disciplina della continuazione tra i reati. L’istituto della continuazione permette di unificare le pene di più reati, se commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, in un’unica pena più favorevole. Il GIP accoglieva l’istanza e rideterminava la pena finale in dieci anni di reclusione.

Il Ricorso del PM: La Questione sulla Competenza del Giudice dell’Esecuzione

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha presentato ricorso in Cassazione. Il motivo del ricorso non era il merito della decisione (cioè se la continuazione fosse applicabile o meno), ma una questione puramente procedurale: l’incompetenza del GIP a decidere. Secondo il Pubblico Ministero, la competenza a pronunciarsi sull’istanza non apparteneva al GIP del Tribunale di Roma, ma alla Corte di Appello di Roma. Questo perché era stata proprio la Corte di Appello a emettere l’ultima delle tre sentenze a essere diventata definitiva e irrevocabile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, ritenendolo fondato e annullando senza rinvio l’ordinanza del GIP. Il ragionamento della Corte si basa su principi consolidati della giurisprudenza in materia di competenza del giudice dell’esecuzione.

Il Principio dell’Ultima Sentenza Irrevocabile

Il Codice di procedura penale, all’articolo 665, stabilisce un criterio chiaro per evitare conflitti e garantire l’unitarietà della fase esecutiva: la competenza si radica presso il giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo. Questo significa che, di fronte a una pluralità di sentenze emesse da giudici diversi, si deve guardare a quale di esse è passata in giudicato per ultima. Quel giudice diventa il ‘dominus’ dell’intera fase esecutiva per quel condannato, anche per le questioni che non riguardano direttamente la sentenza da lui emessa.

L’Eccezione della Conferma in Appello e la sua Interpretazione

Esiste un’eccezione a questa regola. Se la Corte d’Appello si limita a confermare la sentenza di primo grado, o la modifica solo per aspetti secondari come la pena o le misure di sicurezza, la competenza rimane al giudice di primo grado. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che quando la Corte d’Appello opera una “elaborazione sostanziale” della pronuncia di primo grado con un intervento “concretamente riformatore”, la competenza si sposta in capo alla stessa Corte d’Appello. Nel caso specifico, l’ultima sentenza era stata emessa proprio dalla Corte di Appello ed era divenuta irrevocabile per ultima, rendendola l’organo funzionalmente competente.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che il GIP del Tribunale di Roma non aveva la competenza funzionale per decidere sull’istanza di continuazione. La violazione di queste regole non è un vizio di poco conto, ma costituisce una “nullità di carattere generale, assoluta, rilevabile d’ufficio”. Di conseguenza, la Corte ha annullato l’ordinanza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Roma, quale giudice dell’esecuzione competente. La sentenza riafferma l’importanza del rispetto delle norme sulla competenza per garantire la validità degli atti processuali e l’unitarietà della gestione della fase esecutiva.

In caso di più sentenze di condanna, quale giudice è competente per la fase dell’esecuzione?
La competenza spetta al giudice che ha emesso la sentenza divenuta irrevocabile per ultima, secondo il principio stabilito dall’art. 665 del codice di procedura penale.

Se una sentenza viene confermata in appello, la competenza passa alla Corte d’Appello?
Non sempre. Se la Corte d’Appello conferma semplicemente la decisione di primo grado o la modifica solo riguardo alla pena, alle misure di sicurezza o alle disposizioni civili, la competenza rimane al giudice di primo grado. La competenza si trasferisce alla Corte d’Appello solo se questa effettua una riforma sostanziale della sentenza.

Cosa accade se un provvedimento in fase esecutiva viene emesso da un giudice incompetente?
Il provvedimento è affetto da nullità assoluta e insanabile, che può essere rilevata in qualsiasi momento. Di conseguenza, come avvenuto nel caso di specie, la Corte di Cassazione annulla il provvedimento senza rinvio e ordina la trasmissione degli atti al giudice competente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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