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Competenza giudice esecuzione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha risolto un conflitto sulla competenza del giudice esecuzione, stabilendo che in presenza di sentenze emesse da tribunali diversi, la competenza spetta al giudice che ha emesso l’ultimo provvedimento divenuto irrevocabile, secondo la regola generale. La norma speciale che attribuisce la competenza al giudice collegiale si applica solo quando i provvedimenti provengono dallo stesso tribunale.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice Esecuzione: La Cassazione Fa Chiarezza tra Giudice Monocratico e Collegiale

La corretta individuazione della competenza del giudice esecuzione è un pilastro fondamentale della procedura penale, essenziale per garantire che la fase finale del processo si svolga secondo le regole. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su come determinare quale giudice debba decidere quando l’esecuzione riguarda provvedimenti emessi sia da giudici monocratici che collegiali, ma appartenenti a Tribunali diversi. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne i principi e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: un Conflitto di Competenza

La vicenda trae origine dall’istanza presentata dal difensore di un condannato per ottenere il riconoscimento della continuazione tra reati oggetto di due diverse sentenze. I provvedimenti in questione erano stati emessi da giudici di Tribunali diversi: il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e il GIP del Tribunale di Napoli.

La competenza era stata inizialmente individuata nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in composizione monocratica, poiché aveva emesso l’ultima sentenza divenuta irrevocabile. Tuttavia, questo giudice, rilevando che una delle condanne era stata pronunciata da un organo collegiale dello stesso tribunale, ha ritenuto di dover applicare la norma speciale (art. 665, comma 4-bis, c.p.p.) che assegna la competenza al collegio in caso di concorso tra sentenze monocratiche e collegiali. Di conseguenza, ha trasmesso gli atti al Tribunale in composizione collegiale.

Quest’ultimo, a sua volta, ha sollevato un conflitto negativo di competenza, sostenendo che la norma speciale si applica solo se i provvedimenti provengono dallo stesso Tribunale. Poiché in questo caso le sentenze erano state emesse da giudici di Tribunali diversi (Napoli e Santa Maria Capua Vetere), doveva applicarsi la regola generale. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La questione sulla competenza del giudice esecuzione

Il nucleo del conflitto risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 665 del codice di procedura penale. In particolare, si trattava di stabilire se dovesse prevalere la regola generale, che ancora la competenza all’ultimo giudice che ha emesso una sentenza irrevocabile, oppure la regola derogatoria che, in caso di concorso tra sentenze di un giudice monocratico e uno collegiale del medesimo tribunale, affida la competenza a quest’ultimo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto attribuendo la competenza al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in composizione monocratica. Il ragionamento della Corte si fonda su una chiara interpretazione gerarchica delle norme che regolano la materia.

L’articolo 665 c.p.p. stabilisce al comma 2 che il giudice competente per l’esecuzione è, di norma, quello che ha emesso il provvedimento. Il comma 4 disciplina il caso di una pluralità di provvedimenti emessi da giudici diversi, attribuendo la competenza al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo.

Il comma 4-bis, introdotto successivamente, rappresenta una deroga a questo principio. Esso prevede che, se l’esecuzione riguarda provvedimenti emessi da giudici monocratici e collegiali dello stesso Tribunale, la competenza spetta al giudice collegiale. La Cassazione sottolinea che tale criterio derogatorio opera solo ed esclusivamente nel caso in cui entrambi i provvedimenti (quello del giudice monocratico e quello del collegiale) siano stati emessi da organi giudiziari appartenenti al medesimo Tribunale.

Nel caso di specie, i provvedimenti oggetto della richiesta provenivano da giudici di Tribunali diversi (Santa Maria Capua Vetere e Napoli). Di conseguenza, la condizione per l’applicazione della norma speciale non era soddisfatta. Pertanto, la Corte ha stabilito che si dovesse tornare alla regola generale del comma 4: la competenza appartiene al giudice che ha emesso l’ultimo provvedimento divenuto irrevocabile. Essendo questo il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in composizione monocratica, è a quest’ultimo che è stata attribuita la competenza.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un principio interpretativo di grande importanza pratica. La Corte di Cassazione ribadisce che la norma che favorisce la competenza del giudice collegiale (art. 665, comma 4-bis c.p.p.) ha natura eccezionale e non può essere applicata estensivamente. La sua operatività è strettamente limitata all’ipotesi di sentenze emesse da organi, monocratici e collegiali, interni allo stesso ufficio giudiziario.

Quando, invece, l’esecuzione concerne sentenze pronunciate da Tribunali differenti, la regola da seguire è quella, più semplice e generale, dell’ultimo giudicato. Questo criterio garantisce certezza e prevedibilità, evitando complesse questioni interpretative e assicurando una rapida individuazione del giudice competente a decidere.

Come si determina la competenza del giudice dell’esecuzione in presenza di più sentenze emesse da giudici diversi?
La competenza è attribuita al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo, secondo quanto stabilito dall’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale.

Quando si applica la regola che attribuisce la competenza al giudice collegiale?
La regola che attribuisce la competenza al giudice collegiale (art. 665, comma 4-bis, c.p.p.) si applica solo quando l’esecuzione riguarda provvedimenti emessi sia da giudici in composizione monocratica sia in composizione collegiale appartenenti allo stesso Tribunale.

Perché nel caso specifico è stato dichiarato competente il Tribunale in composizione monocratica?
Perché i provvedimenti oggetto della richiesta di esecuzione provenivano da giudici di Tribunali diversi (Santa Maria Capua Vetere e Napoli). Di conseguenza, non potendo applicarsi la norma speciale per il giudice collegiale, è stata applicata la regola generale, che ha individuato la competenza nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in composizione monocratica, in quanto giudice che aveva emesso l’ultima sentenza divenuta irrevocabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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