Competenza Giudice Esecuzione: Quando Decide la Corte d’Appello?
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di competenza del giudice dell’esecuzione, chiarendo il ruolo della Corte d’Appello in questa delicata fase del procedimento penale. La decisione sottolinea come l’intervento del giudice di secondo grado nel merito della pena, anche attraverso la concessione delle attenuanti generiche, ne determini la competenza anche per le successive fasi esecutive. Analizziamo insieme questo interessante caso.
I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione
Il caso ha origine da un’ordinanza della Corte d’Appello di Cagliari, la quale, in qualità di Giudice dell’esecuzione, aveva revocato il beneficio della sospensione condizionale della pena concesso a un imputato. La pena originaria era stata inflitta con una sentenza del Tribunale di Cagliari, divenuta definitiva.
Contro questa revoca, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due principali questioni:
1. Una presunta violazione dell’art. 665 del codice di procedura penale, contestando la competenza del giudice dell’esecuzione (la Corte d’Appello) a decidere sulla revoca.
2. Una violazione di un’altra norma procedurale, l’art. 545-bis c.p.p.
La Competenza del Giudice dell’Esecuzione secondo la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi di ricorso inammissibili. In particolare, il primo motivo, relativo alla competenza, è stato giudicato manifestamente infondato perché in contrasto con un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.
Il punto centrale della decisione si basa sull’interpretazione dell’articolo 665, comma 2, del codice di procedura penale. La Suprema Corte ha riaffermato che, in tema di esecuzione, la competenza a decidere spetta al giudice d’appello quando quest’ultimo, in sede di cognizione (cioè durante il processo di merito), abbia concesso le circostanze attenuanti generiche. Questo intervento, secondo la Corte, non è una mera modifica formale, ma costituisce una “elaborazione sostanziale” della pronuncia di primo grado, che incide in modo significativo sulla determinazione finale della pena.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso fossero generici e privi di un’adeguata indicazione delle ragioni di fatto e di diritto. Per quanto riguarda la questione della competenza del giudice dell’esecuzione, la Cassazione ha spiegato che la concessione delle attenuanti da parte della Corte d’Appello rappresenta un’attività valutativa che modifica la struttura della condanna originaria. Di conseguenza, è logico e corretto, secondo la legge, che lo stesso organo giudiziario che ha operato tale modifica sia poi competente a gestire le vicende della fase esecutiva, come la revoca di un beneficio.
La decisione si allinea a precedenti pronunce (Cass. n. 34578/2017 e n. 32214/2015), consolidando un principio chiaro: chi modifica sostanzialmente la pena in appello, ne gestisce anche l’esecuzione.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
In conclusione, l’ordinanza stabilisce che il ricorso è inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.
Dal punto di vista pratico, questa decisione conferma una regola procedurale di notevole importanza. Per gli operatori del diritto, è essenziale individuare correttamente il giudice dell’esecuzione competente per evitare che istanze o reclami vengano dichiarati irricevibili. La regola è chiara: se la Corte d’Appello ha riformato la sentenza di primo grado concedendo attenuanti, sarà essa stessa il giudice competente per la fase esecutiva. Questo garantisce coerenza e continuità nel percorso giudiziario.
Chi è il giudice competente a decidere sulla revoca della sospensione condizionale della pena?
Secondo la pronuncia, la competenza spetta al giudice che ha emesso la sentenza di condanna divenuta esecutiva. Tuttavia, se la sentenza è stata modificata sostanzialmente in appello, la competenza si trasferisce al giudice d’appello.
Perché la Corte d’Appello è stata ritenuta competente in questo caso specifico?
La Corte d’Appello è stata ritenuta competente perché, durante il processo di merito, aveva concesso all’imputato le circostanze attenuanti generiche. Questo atto è considerato una “elaborazione sostanziale” della sentenza di primo grado che, secondo l’art. 665, comma 2, c.p.p., radica la competenza per la fase esecutiva presso la stessa Corte d’Appello.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il provvedimento impugnato diventa definitivo e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 31003 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 31003 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 19/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a CAGLIARI il 14/02/1975
avverso l’ordinanza del 05/12/2024 della CORTE APPELLO di CAGLIARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO e CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che, con l’ordinanza impugnata, la Corte di appello di Cagliari in funzio di Giudice dell’esecuzione ha revocato la sospensione condizionale della pe concessa a NOME COGNOME in relazione alla pena irrogata all’imputato sentenza del Tribunale di Cagliari in data 8 marzo 2023 divenuta definitiva in dat settembre 2023.
Considerato che i due motivi proposti dalla difesa, avv. NOME COGNOME (Violazione dell’art. 665 cod. proc. pen. in relazione alla ritenuta competenza a decidere della Corte di appello di Cagliari – primo motivo; violazione dell’art. 545-bis cod. proc. pen. – secondo motivo) sono inammissibili in quanto prospettano deduzioni generiche e prive dell’indicazione delle ragioni di fatto e di diritto che sorreggono le r (secondo motivo) e comunque manifestamente infondati perché prospettano enunciati ermeneutici in contrasto con la costante giurisprudenza di legittimità ( motivo).
Rilevato, infatti, quanto alla ritenuta competenza a decidere della Corte appello di Cagliari che questa Corte ha costantemente affermato che, in tema esecuzione, sussiste la competenza del giudice d’appello, ai sensi dell’art comma 2, cod. proc. pen., qualora tale giudice, in sede di cognizione, abbia conce le circostanze attenuanti generiche, trattandosi di un intervento che oper elaborazione sostanziale della pronuncia del primo giudice, incidente soltanto i indiretta sulla misura della pena (Sez. 1, n. 34578 del 12/07/2017, More Rv. 270833 – 01; Sez. 1, n. 32214 del 30/06/2015, Rv. 264508 – 01).
Considerato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con l condanna al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila i favore della Cassa delle ammende, determinata equitativamente nella misura indicata, considerati i motivi devoluti.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento de spese processuali e della somma di euro 3000 alla Cassa delle ammende.
Così deciso, il 19 giugno 2025
Il Consigliere estensore
ente