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Competenza giudice esecuzione: il momento decisivo

Con la sentenza Cass. Pen., Sez. 1, n. 52135 del 22/11/2019, la Corte di Cassazione risolve un conflitto tra corti stabilendo un principio cruciale sulla competenza del giudice dell’esecuzione. La Corte afferma che la competenza a decidere su un’istanza di reato continuato si radica al momento del deposito della domanda, in base a quale giudice ha emesso l’ultima sentenza divenuta irrevocabile a quella data, secondo il principio di ‘perpetuatio jurisdictionis’, rendendo irrilevanti i mutamenti successivi.

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Pubblicato il 8 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Competenza Giudice Esecuzione: la Cassazione Fissa il Momento Decisivo

Individuare correttamente l’autorità giudiziaria a cui rivolgersi è il primo passo fondamentale in qualsiasi procedura legale. Nella fase di esecuzione della pena, questa esigenza diventa ancora più cruciale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulla competenza del giudice dell’esecuzione, in particolare per le istanze di riconoscimento del reato continuato. La decisione risolve un conflitto tra due diverse corti, stabilendo un criterio temporale netto e invalicabile.

Il Fatto: Un Conflitto tra Corti

Il caso nasce dall’istanza di un condannato che chiede l’applicazione della disciplina del reato continuato. La questione procedurale si complica immediatamente: la Corte di Appello, inizialmente adita, si dichiara incompetente e trasmette gli atti al Tribunale di un’altra città. Quest’ultimo, a sua volta, ritiene di non essere il giudice competente e solleva un conflitto di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il cuore del disaccordo risiedeva nell’individuare quale fosse la sentenza ‘divenuta irrevocabile per ultima’ al fine di determinare il giudice competente. La Corte d’Appello riteneva che una sentenza successiva del Tribunale fosse l’ultima, mentre il Tribunale sosteneva che, al momento della presentazione della domanda da parte del condannato, l’ultima sentenza irrevocabile fosse proprio quella della Corte d’Appello.

Il Principio della Perpetuatio Jurisdictionis e la Competenza del Giudice dell’Esecuzione

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto ribadendo un principio cardine del nostro ordinamento: la perpetuatio jurisdictionis. Secondo questo principio, la competenza si determina con riferimento alla situazione di fatto e di diritto esistente al momento della proposizione della domanda e non è influenzata da eventi successivi.

Applicato al caso di specie, ciò significa che per stabilire la competenza del giudice dell’esecuzione bisogna guardare a quale fosse l’ultima sentenza divenuta irrevocabile al momento esatto in cui l’interessato ha presentato la sua istanza. Qualsiasi altra sentenza divenuta definitiva dopo quella data è del tutto irrilevante ai fini della determinazione della competenza.

Il Deposito in Cancelleria come Momento Rilevante

La Corte ha aggiunto un’ulteriore e decisiva precisazione di natura pratica. Il momento che ‘cristallizza’ la competenza non è una comunicazione informale o un deposito presso la segreteria del Pubblico Ministero, ma il deposito formale dell’istanza presso la cancelleria del giudice. Questo atto segna l’inizio del procedimento e fissa in modo incontrovertibile la competenza giudiziaria. Nel caso esaminato, al momento del deposito in cancelleria, l’ultima sentenza irrevocabile era quella emessa dalla Corte d’Appello, che è stata quindi dichiarata competente a decidere.

Le motivazioni

La ratio della decisione della Suprema Corte risiede nella necessità di garantire certezza e stabilità nel processo esecutivo. Il principio della perpetuatio jurisdictionis evita che la competenza possa ‘fluttuare’ a seconda dei tempi, spesso non prevedibili, con cui altre sentenze diventano definitive. Ancorare la competenza a un momento preciso e oggettivo come il deposito della domanda in cancelleria previene incertezze procedurali, ritardi e potenziali tattiche dilatorie. In questo modo, si assicura che il condannato e i suoi difensori possano individuare con chiarezza il giudice a cui rivolgersi, promuovendo l’efficienza e la prevedibilità del sistema giudiziario.

Le conclusioni

La sentenza in esame offre una guida chiara e inequivocabile per avvocati e operatori del diritto. Stabilisce che la competenza del giudice dell’esecuzione si radica irrevocabilmente al momento del deposito dell’istanza in cancelleria, sulla base dell’ultima sentenza definitiva a quella data. Questo non solo risolve il conflitto specifico, ma rafforza un principio generale di certezza del diritto, fondamentale per la tutela dei diritti di tutte le parti coinvolte nella fase, delicatissima, dell’esecuzione penale.

Come si determina la competenza del giudice dell’esecuzione per un’istanza di reato continuato?
La competenza è attribuita al giudice che ha emesso la sentenza divenuta irrevocabile per ultima, con riferimento alla situazione esistente al momento esatto in cui l’istanza viene depositata nella cancelleria del giudice.

Cosa significa ‘perpetuatio jurisdictionis’ in questo contesto?
Significa che, una volta individuata la competenza del giudice al momento della presentazione della domanda, questa non può più cambiare, anche se nel frattempo altre sentenze a carico della stessa persona diventano definitive. La competenza rimane ‘perpetuata’ presso il giudice originariamente identificato.

Il deposito dell’istanza presso la segreteria del Pubblico Ministero è sufficiente a radicare la competenza?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il momento giuridicamente rilevante è il deposito o la ricezione dell’atto nella cancelleria del giudice. Una comunicazione precedente al Pubblico Ministero ha valore di mera sollecitazione ma non incide sulla determinazione della competenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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