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Competenza giudice esecuzione: il caso dell’assoluzione

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di giurisdizione sorto tra due giudici in seguito a sentenze contrastanti: una di condanna e una successiva di assoluzione per lo stesso fatto, entrambe definitive. La Corte stabilisce che la competenza del giudice dell’esecuzione spetta al giudice che ha emesso l’ultima sentenza divenuta irrevocabile, ma solo se questa ha effetti esecutivi. Una mera assoluzione, priva di statuizioni esecutive, non è idonea a radicare la competenza, che resta in capo al giudice della precedente sentenza di condanna.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice Esecuzione: Cosa Succede con Sentenze Contrastanti?

Nel complesso panorama della procedura penale, la fase esecutiva rappresenta il momento in cui le decisioni giudiziarie trovano concreta applicazione. Ma cosa accade quando, per lo stesso fatto, un imputato si trova di fronte a due sentenze definitive e contrastanti, una di condanna e una successiva di assoluzione? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 325 del 2025, interviene per fare chiarezza su un punto cruciale: la determinazione della competenza del giudice dell’esecuzione. Questa pronuncia stabilisce un principio fondamentale per risolvere i conflitti di giurisdizione in questi casi particolari.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di un imputato di revocare una sentenza di condanna emessa nei suoi confronti e divenuta irrevocabile il 31 ottobre 2021. La richiesta si basava su un fatto dirimente: per lo stesso identico reato, un altro Tribunale aveva successivamente pronunciato una sentenza di assoluzione per insussistenza del fatto, divenuta a sua volta irrevocabile il 22 luglio 2022.

Di fronte a questa situazione, è sorto un conflitto di competenza. Il primo giudice adito ha declinato la propria competenza in favore del Giudice dell’udienza preliminare, ritenendolo l’autorità che aveva emesso l’ultima sentenza irrevocabile (quella di condanna). Quest’ultimo, a sua volta, si è dichiarato incompetente, sostenendo che l’ultima decisione in ordine di tempo era quella di assoluzione. Infine, il Tribunale investito della questione ha sollevato il conflitto dinanzi alla Corte di Cassazione, evidenziando che la sentenza di assoluzione non aveva alcun contenuto esecutivo e, pertanto, non poteva radicare la competenza.

La questione giuridica e la competenza del giudice dell’esecuzione

Il cuore della questione giuridica ruota attorno all’interpretazione dell’articolo 665, comma 4, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che il giudice competente per l’esecuzione è quello che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo. Il dilemma, in questo caso, è se una sentenza di proscioglimento, cronologicamente successiva a una di condanna, possa essere considerata rilevante ai fini della determinazione della competenza del giudice dell’esecuzione, anche quando è priva di qualsiasi effetto concreto da eseguire.

La Corte di Cassazione era chiamata a decidere se il criterio temporale dovesse prevalere in ogni caso, o se la natura del provvedimento e la sua capacità di produrre effetti esecutivi fossero elementi determinanti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha risolto il conflitto dichiarando l’ammissibilità dell’istanza e procedendo a un’analisi approfondita della normativa. I giudici hanno ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: una sentenza di proscioglimento può essere equiparata a una di condanna ai fini della competenza esecutiva solo a una precisa condizione: che essa comporti effetti esecutivi.

Cosa significa ‘effetti esecutivi’? La Corte chiarisce che una sentenza di assoluzione è rilevante se, ad esempio:

* Deve essere iscritta nel casellario giudiziale.
* Dispone l’applicazione di una misura di sicurezza (come la confisca).
* Contiene statuizioni idonee a generare un incidente di esecuzione (come la declaratoria di falsità di documenti o la restituzione di beni sequestrati).

Nel caso specifico, la sentenza di assoluzione del 30 maggio 2022 era una pronuncia ‘semplice’ per insussistenza del fatto, priva di qualsiasi statuizione di questo tipo. Di conseguenza, essa è stata ritenuta ‘inidonea ad incidere sulla determinazione della competenza’ perché non suscettibile di produrre alcun effetto pratico nella fase esecutiva.

Pertanto, la Corte ha concluso che l’unica sentenza rilevante per individuare il giudice competente era quella di condanna, divenuta irrevocabile il 31 ottobre 2021, in quanto unica portatrice di un contenuto concretamente eseguibile.

Le conclusioni

Con questa decisione, la Corte di Cassazione afferma un principio di pragmatismo giuridico: la competenza per la fase esecutiva si radica presso il giudice che ha emesso l’ultima sentenza che abbia una reale e concreta portata esecutiva. Un’assoluzione ‘pura’, che si limita a dichiarare l’innocenza dell’imputato senza ulteriori disposizioni, pur essendo l’ultima in ordine di tempo, non sposta la competenza. Quest’ultima rimane ancorata al provvedimento precedente (la condanna) che, invece, necessita di un’autorità giudiziaria che ne gestisca gli effetti. La competenza è stata quindi attribuita al Giudice dell’udienza preliminare che aveva emesso la sentenza di condanna, al quale sono stati trasmessi gli atti per le decisioni del caso.

Chi è il giudice competente per l’esecuzione se ci sono due sentenze definitive contrastanti, una di condanna e una di assoluzione?
La competenza è del giudice che ha emesso l’ultima sentenza divenuta irrevocabile, a condizione che questa abbia effetti esecutivi. Se l’ultima sentenza è un’assoluzione senza effetti esecutivi, la competenza resta in capo al giudice che ha emesso la precedente sentenza di condanna.

Una sentenza di assoluzione può determinare la competenza del giudice dell’esecuzione?
Sì, ma solo se contiene statuizioni che producono effetti esecutivi. Ad esempio, se dispone una misura di sicurezza come la confisca, se ordina la restituzione di beni sequestrati, o se deve essere iscritta nel casellario giudiziale.

Perché la sentenza di assoluzione in questo caso non è stata considerata valida per stabilire la competenza?
Perché era una semplice assoluzione per ‘insussistenza del fatto’ e non conteneva alcuna statuizione suscettibile di produrre effetti concreti nella fase esecutiva. Pertanto, è stata considerata inidonea a radicare la competenza secondo l’art. 665 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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