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Competenza giudice esecuzione: il caso Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Giudice dell’esecuzione, stabilendo un importante principio sulla competenza. In un processo con più imputati, se la Corte d’Appello riforma in modo sostanziale la sentenza anche solo per uno di essi, la competenza del giudice esecuzione per tutti i coimputati, compresi quelli la cui condanna era stata confermata, si sposta alla stessa Corte d’Appello. Questa decisione si fonda sul principio di unitarietà dell’esecuzione, che garantisce coerenza nella fase esecutiva della pena.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice Esecuzione: La Cassazione chiarisce quando decide la Corte d’Appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33633/2024, ha affrontato un tema cruciale della procedura penale: la determinazione della competenza del giudice esecuzione in processi con una pluralità di imputati. La decisione chiarisce che, anche se la condanna di un imputato viene confermata in appello, la competenza a decidere nella fase esecutiva può spostarsi dal giudice di primo grado alla Corte d’Appello se quest’ultima ha modificato in modo sostanziale la posizione di altri coimputati. Approfondiamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Il Ricorso contro l’Ordinanza del GIP

Il caso trae origine dal ricorso di un condannato avverso un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Lecce, in funzione di giudice dell’esecuzione. Il GIP aveva accolto la richiesta del condannato di applicare la disciplina della continuazione tra i reati giudicati con due diverse sentenze divenute irrevocabili.

Tuttavia, il condannato, tramite il suo difensore, ha impugnato tale provvedimento davanti alla Corte di Cassazione, sollevando una questione preliminare e fondamentale: l’incompetenza funzionale del GIP. Secondo la difesa, il giudice competente a decidere non era quello di primo grado, bensì la Corte di Appello di Lecce. Questa eccezione si basava sul fatto che la sentenza d’appello, pur confermando la posizione del ricorrente, aveva riformato in modo significativo le sentenze per altri coimputati nello stesso procedimento.

La Questione sulla Competenza del Giudice Esecuzione

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione dell’articolo 665, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce una regola generale: se contro una sentenza è stato proposto appello, il giudice dell’esecuzione è quello di primo grado se la sentenza è stata confermata o riformata solo riguardo alla pena, alle misure di sicurezza o alle disposizioni civili. In tutti gli altri casi di riforma, la competenza spetta al giudice d’appello.

Il punto critico, in procedimenti con più imputati, è capire cosa succede quando la sentenza di appello è in parte confermativa (per alcuni imputati) e in parte riformatrice in senso sostanziale (per altri). La difesa del ricorrente ha sostenuto che il principio di “unitarietà dell’esecuzione” impone di attrarre la competenza per tutte le posizioni davanti a un unico giudice: la Corte d’Appello.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Principio di Unitarietà

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso, accogliendo la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno ribadito l’orientamento giurisprudenziale prevalente secondo cui, nei procedimenti con pluralità di imputati, la competenza del giudice esecuzione si radica presso la Corte d’Appello per tutti, anche per coloro la cui posizione è stata meramente confermata, qualora la sentenza di primo grado sia stata sostanzialmente riformata per altri coimputati.

La Corte ha verificato che, nel caso di specie, la sentenza della Corte d’Appello di Lecce aveva effettivamente introdotto riforme sostanziali: per un coimputato era stato ritenuto il principio del ne bis in idem, per altri vi erano state assoluzioni o riqualificazioni del reato, e per altri ancora era stata applicata la continuazione con reati giudicati in altre sentenze.

Queste modifiche, non limitate a un semplice ricalcolo della pena, costituiscono una “riforma sostanziale” ai sensi dell’art. 665 c.p.p. Di conseguenza, in forza del principio di unitarietà dell’esecuzione, la competenza a provvedere in executivis si estende a tutte le posizioni del processo, inclusa quella del ricorrente. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale era, quindi, funzionalmente incompetente.

Conclusioni: L’Annullamento e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Lecce, quale giudice dell’esecuzione funzionalmente competente. La decisione assorbe l’analisi del secondo motivo di ricorso, relativo ai criteri di calcolo della pena in continuazione.

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale per garantire coerenza e uniformità nella delicata fase esecutiva. Stabilisce chiaramente che la valutazione sulla competenza non deve essere frammentata imputato per imputato, ma deve avere una visione d’insieme del procedimento. Per i condannati e i loro difensori, ciò significa che, anche in caso di conferma della propria condanna, è essenziale verificare l’esito del giudizio d’appello per tutti i coimputati al fine di individuare correttamente il giudice a cui rivolgersi per ogni istanza successiva alla sentenza definitiva.

In un processo con più imputati, chi è il giudice competente per la fase di esecuzione se la sentenza d’appello ha modificato la decisione solo per alcuni di loro?
Secondo la sentenza, la competenza è della Corte d’Appello per tutti gli imputati, inclusi quelli la cui condanna è stata confermata. Questo avviene se la riforma per almeno uno dei coimputati è “sostanziale” (es. assoluzione, riqualificazione del reato) e non si limita a modifiche sulla pena.

Cosa si intende per “riforma sostanziale” di una sentenza ai fini della competenza del giudice dell’esecuzione?
Per riforma sostanziale si intendono modifiche che vanno oltre il mero ricalcolo della pena, delle misure di sicurezza o delle disposizioni civili. Esempi citati nella sentenza includono l’assoluzione da un capo d’imputazione, la riqualificazione giuridica del reato, l’applicazione del principio del ne bis in idem o l’applicazione della continuazione con altri reati.

Il principio dell’unitarietà dell’esecuzione si applica anche a chi ha avuto la sentenza di primo grado interamente confermata in appello?
Sì. La sentenza chiarisce che, in forza del principio di unitarietà dell’esecuzione, la competenza del giudice d’appello si estende a tutte le posizioni, anche a quelle non oggetto di riforma sostanziale, per garantire un trattamento coerente e uniforme nella fase esecutiva del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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