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Competenza giudice esecuzione e tenuità del fatto

La Corte di Cassazione risolve un conflitto tra tribunali, stabilendo che una sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto non è idonea a determinare la competenza del giudice dell’esecuzione. Tale competenza, ai sensi dell’art. 665 c.p.p., si radica sull’ultimo provvedimento irrevocabile che comporti effetti esecutivi, come una sentenza di condanna, e non su un proscioglimento che non necessita di esecuzione.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza giudice esecuzione: perché l’assoluzione per tenuità del fatto non conta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un importante principio sulla competenza del giudice dell’esecuzione. Quando un soggetto ha più sentenze definitive emesse da tribunali diversi, quale giudice è competente per le questioni esecutive? La Corte ha stabilito che una sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto è irrilevante ai fini di questa determinazione, poiché non comporta alcuna attività esecutiva.

I Fatti alla Base del Conflitto di Competenza

Il caso nasce da un’istanza presentata da un condannato per la sospensione dell’esecuzione di una pena accessoria. La vicenda processuale del soggetto includeva due sentenze definitive:
1. Una sentenza di condanna a 6 mesi di reclusione emessa dal Tribunale di Brindisi, divenuta irrevocabile nel 2016.
2. Una successiva sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.), emessa dal Tribunale di Matera e divenuta irrevocabile nel 2017.

L’istanza è stata presentata al Tribunale di Brindisi, il quale, ritenendo che la competenza spettasse al giudice dell’ultima sentenza irrevocabile, ha trasmesso gli atti al Tribunale di Matera. Quest’ultimo, tuttavia, ha sollevato un conflitto negativo di competenza, sostenendo che la sua sentenza di proscioglimento per tenuità del fatto non fosse idonea a radicare la competenza esecutiva. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione per la risoluzione.

La Regola sulla Competenza del Giudice dell’Esecuzione

La norma di riferimento è l’articolo 665, comma 4, del codice di procedura penale. Questa disposizione stabilisce che, se l’esecuzione riguarda più provvedimenti emessi da giudici diversi, la competenza spetta al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo. La controversia ruotava attorno all’interpretazione dell’espressione “provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo”. Ci si chiedeva se una sentenza di proscioglimento per tenuità del fatto rientrasse in questa categoria.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi del Tribunale di Matera, dichiarando la competenza del Tribunale di Brindisi. Il ragionamento della Corte si basa su un principio fondamentale: la norma sulla competenza del giudice dell’esecuzione si applica solo a provvedimenti che richiedono un’effettiva attività esecutiva.

I giudici hanno chiarito che il proscioglimento per particolare tenuità del fatto, pur essendo una sentenza irrevocabile, non necessita di alcuna esecuzione. Si tratta di una pronuncia che definisce il processo senza applicare una pena, e la sua funzione non è quella di aprire una fase esecutiva. La sua rilevanza, come sottolineato dalla Corte, è limitata al suo specifico “sottosistema”, ad esempio per valutare l’abitualità di un comportamento in futuri procedimenti, ma non per attivare le procedure di esecuzione penale.

La giurisprudenza citata nella sentenza rafforza questo concetto, specificando che i provvedimenti suscettibili di essere valutati ai fini dell’art. 665, comma 4, c.p.p., sono esclusivamente le sentenze di condanna e quei proscioglimenti che comportano effetti esecutivi (ad esempio, l’iscrizione nel casellario giudiziale con statuizioni idonee a investire il giudice dell’esecuzione). L’assoluzione per tenuità del fatto non rientra in questa casistica. Di conseguenza, l’ultima sentenza rilevante per radicare la competenza era quella di condanna emessa dal Tribunale di Brindisi.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione offre un’interpretazione chiara e funzionale dell’art. 665 c.p.p. Viene stabilito il principio secondo cui, per determinare la competenza del giudice dell’esecuzione, non si deve guardare meramente all’ordine cronologico di tutte le sentenze irrevocabili, ma solo a quelle che hanno una concreta portata esecutiva. Un proscioglimento per tenuità del fatto, essendo privo di conseguenze esecutive, non può spostare la competenza dal giudice che ha emesso l’ultima condanna. Questo orientamento garantisce che la gestione della fase esecutiva sia affidata al giudice che ha effettivamente irrogato una sanzione da eseguire, assicurando coerenza e logica al sistema processuale.

Quale giudice è competente a decidere sull’esecuzione quando ci sono più sentenze emesse da tribunali diversi?
Secondo l’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale, è competente il giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo.

Una sentenza di assoluzione per ‘particolare tenuità del fatto’ può determinare la competenza del giudice dell’esecuzione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che questo tipo di sentenza non è idonea a radicare la competenza del giudice dell’esecuzione, poiché non necessita di alcuna attività esecutiva e non è destinata ad aprire una procedura in tale fase.

Perché il proscioglimento per tenuità del fatto è irrilevante ai fini della competenza esecutiva?
È irrilevante perché si tratta di una pronuncia che non comporta effetti esecutivi. La competenza si determina sulla base dell’ultimo provvedimento che richiede un’esecuzione, come una sentenza di condanna, e non su decisioni che, pur essendo definitive, non hanno conseguenze in termini di esecuzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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