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Competenza giudice esecuzione: chi decide post appello?

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza per incompetenza funzionale, chiarendo che in caso di riforma sostanziale di una sentenza in appello, la competenza del giudice dell’esecuzione si sposta al giudice di secondo grado. Nel caso specifico, la Corte d’Appello, avendo ridotto la pena, era l’unica competente a decidere sulla continuazione dei reati.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Giudice Esecuzione: La Cassazione Chiarisce Chi Decide Dopo una Riforma in Appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 35917/2025, affronta un tema cruciale della procedura penale: l’individuazione della competenza del giudice dell’esecuzione quando una sentenza di primo grado viene modificata in appello. La decisione sottolinea come una ‘riforma sostanziale’ del verdetto sposti la competenza al giudice di secondo grado, un principio fondamentale per garantire la validità degli atti nella fase esecutiva.

I Fatti del Caso: Un Errore di Competenza

La vicenda ha origine dalla richiesta di un condannato di ottenere il riconoscimento della ‘continuazione’ tra i reati oggetto di due diverse sentenze definitive. L’istanza viene presentata al Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Taranto, il quale la accoglie, ricalcolando la pena complessiva.

Il GIP si era ritenuto competente in quanto giudice che aveva emesso una delle sentenze oggetto della richiesta, divenuta irrevocabile. Tuttavia, il Procuratore della Repubblica presso lo stesso Tribunale ha impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione. Il motivo del ricorso era semplice ma decisivo: quella sentenza del Tribunale di Taranto era stata successivamente riformata in modo sostanziale dalla Corte di appello di Lecce. La corte d’appello, infatti, aveva riconosciuto le attenuanti generiche e ridotto la pena. Secondo il Procuratore, questo cambiamento aveva spostato la competenza funzionale proprio alla Corte di appello.

La Questione sulla Competenza del Giudice dell’Esecuzione

Il cuore del problema risiede nell’interpretazione dell’articolo 665 del codice di procedura penale. La norma stabilisce, come regola generale, che il giudice competente per l’esecuzione è quello che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile. Tuttavia, la giurisprudenza ha da tempo chiarito che, in caso di riforma in appello, la situazione cambia.

Il Procuratore ha sostenuto che la modifica apportata dalla Corte d’appello non era una semplice correzione formale, ma una ‘riforma sostanziale’. Riconoscere le attenuanti e diminuire la pena incide sul nucleo della condanna, trasformando di fatto la Corte d’Appello nel giudice che ha emesso l’effettiva decisione finale. Di conseguenza, il GIP del Tribunale di Taranto, decidendo sulla richiesta di continuazione, avrebbe agito in assenza della propria competenza funzionale, rendendo il suo provvedimento irrimediabilmente viziato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi del Procuratore, dichiarando fondato il ricorso. Nelle motivazioni, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: la competenza del giudice dell’esecuzione ha carattere funzionale, assoluto e inderogabile. La sua violazione determina una nullità che può essere rilevata in ogni stato e grado del procedimento, anche d’ufficio.

Citando specifici precedenti giurisprudenziali, la Cassazione ha affermato che ‘la modifica in appello del giudizio di comparazione tra le circostanze del reato comporta la riforma sostanziale della sentenza e, pertanto, determina lo spostamento della competenza in executivis in favore del giudice di secondo grado’.

Poiché la Corte di appello di Lecce aveva operato proprio una riforma di questo tipo, riconoscendo le attenuanti e riducendo la pena, era essa stessa l’unico giudice funzionalmente competente a decidere sull’istanza di continuazione. Il provvedimento del GIP di Taranto è stato quindi emesso da un giudice incompetente.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, quale giudice competente per l’esecuzione. Questa sentenza rafforza un principio fondamentale per la corretta amministrazione della giustizia nella fase post-processuale. Per gli operatori del diritto, essa serve da monito sull’importanza di individuare con esattezza il giudice competente, specialmente nei casi in cui le sentenze sono state oggetto di riforma in appello, al fine di evitare la nullità dei provvedimenti e garantire la certezza del diritto.

Chi è il giudice competente per l’esecuzione penale se la sentenza di primo grado viene modificata in appello?
Se la sentenza di primo grado viene riformata in modo sostanziale in appello (ad esempio, con una riduzione della pena o il riconoscimento di attenuanti), la competenza per l’esecuzione si sposta al giudice di secondo grado, cioè la Corte d’Appello che ha emesso la sentenza definitiva.

Cosa si intende per ‘riforma sostanziale’ di una sentenza ai fini della competenza?
Secondo la sentenza, si ha una riforma sostanziale quando la modifica in appello incide sugli aspetti fondamentali della decisione, come il riconoscimento di circostanze attenuanti generiche e la conseguente riduzione della pena, alterando il giudizio di merito.

Quali sono le conseguenze se a decidere è un giudice funzionalmente incompetente?
Un provvedimento emesso da un giudice funzionalmente incompetente è affetto da nullità. Questa nullità è assoluta, inderogabile e può essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, portando all’annullamento dell’atto, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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