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Competenza Giudice Esecuzione: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Trani, stabilendo che la competenza del giudice dell’esecuzione spetta alla Corte d’Appello quando questa ha emesso l’ultima sentenza irrevocabile che ha riformato, anche solo parzialmente per un coimputato, la decisione di primo grado. Il caso riguardava un’istanza di continuazione tra reati. La Suprema Corte ha ribadito che la riforma strutturale della sentenza in appello attrae la competenza funzionale, assoluta e inderogabile, garantendo l’unitarietà della funzione esecutiva.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza del Giudice dell’Esecuzione: La Cassazione detta le regole in caso di Riforma in Appello

La determinazione della competenza del giudice dell’esecuzione è un pilastro fondamentale della procedura penale, essenziale per garantire certezza e uniformità nell’applicazione delle sentenze definitive. Con la sentenza n. 13108 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire un punto cruciale: a chi spetta decidere quando l’ultima sentenza irrevocabile è stata emessa dalla Corte d’Appello che ha modificato, anche solo in parte, la decisione di primo grado?

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dall’istanza di un condannato volta a ottenere il riconoscimento della continuazione tra reati giudicati separatamente, ai sensi dell’art. 671 del codice di procedura penale. Il Tribunale di Trani, in qualità di giudice dell’esecuzione, accoglieva la richiesta.

Tuttavia, il Procuratore della Repubblica presso lo stesso Tribunale proponeva ricorso per cassazione, sollevando un’eccezione di incompetenza funzionale. Secondo l’accusa, la competenza a decidere non era del Tribunale, bensì della Corte di Appello di Bari. Il motivo? Era stata proprio la Corte d’Appello a pronunciare l’ultima sentenza divenuta irrevocabile nel procedimento, riformando la decisione di primo grado, sebbene la modifica riguardasse la posizione di altri coimputati e non quella del richiedente.

La Questione sulla competenza del giudice dell’esecuzione

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione dell’articolo 665 del codice di procedura penale, che disciplina l’individuazione del giudice competente per l’esecuzione. La norma stabilisce, come regola generale (comma 4), che in caso di pluralità di sentenze emesse da giudici diversi, la competenza spetta al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo.

La complessità emerge quando una di queste sentenze è il risultato di una riforma in appello. La domanda è: se la Corte d’Appello modifica una sentenza di primo grado, la sua competenza esecutiva si estende a tutti gli imputati di quel processo, anche a quelli la cui posizione non è stata direttamente toccata dalla riforma?

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso del Procuratore, fornendo una motivazione chiara e in linea con la giurisprudenza consolidata.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che la competenza del giudice dell’esecuzione ha carattere funzionale, assoluto e inderogabile. La sua corretta individuazione non è una mera formalità, ma una garanzia per l’ordinato svolgimento della fase esecutiva.

Il principio cardine, secondo la Corte, è quello dell’unitarietà della funzione di esecuzione. Per evitare decisioni frammentate o contrastanti, il sistema concentra in un unico giudice tutte le attribuzioni relative a un condannato.

Quando la Corte d’Appello emette una sentenza che costituisce una “riforma strutturale” di quella di primo grado (cioè non si limita a modificare la pena, ma, ad esempio, proscioglie un coimputato), la sua competenza in sede esecutiva diventa esclusiva. Questo potere, previsto dall’art. 665, comma 2, c.p.p., si estende a tutti gli imputati coinvolti nel processo d’appello. La logica è che la sentenza d’appello sostituisce integralmente quella di primo grado, diventando l’unico titolo esecutivo di riferimento.

La Cassazione ha precisato che tale regola vale anche quando la riforma sostanziale riguardi una persona diversa dal soggetto che avanza l’istanza in fase esecutiva. Nel caso di specie, poiché l’ultima sentenza irrevocabile era stata pronunciata dalla Corte di Appello di Bari il 27 ottobre 2021 e conteneva una riforma strutturale (seppur limitata ai coimputati), la competenza a decidere sull’istanza di continuazione spettava unicamente a tale Corte.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale per la fase esecutiva del processo penale: la centralità della Corte d’Appello come giudice dell’esecuzione ogni volta che interviene con una modifica sostanziale sulla decisione di primo grado. Questa pronuncia offre un’importante guida pratica: per individuare il giudice competente, non è sufficiente guardare chi ha emesso l’ultima sentenza, ma occorre verificare se tale sentenza abbia riformato in modo strutturale una decisione precedente. In caso affermativo, la competenza si radica inderogabilmente presso il giudice del gravame, assicurando coerenza e unitarietà alla fase di esecuzione della pena.

Quale giudice è competente a decidere sull’esecuzione quando ci sono più sentenze definitive contro la stessa persona?
Di norma, la competenza spetta al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo, come stabilito dall’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale.

Cosa succede se l’ultima sentenza irrevocabile è della Corte d’Appello e ha modificato la sentenza di primo grado?
Se la Corte d’Appello ha operato una “riforma strutturale” della sentenza di primo grado (cioè una modifica che va oltre il semplice calcolo della pena), la competenza esecutiva spetta esclusivamente alla Corte d’Appello stessa.

Questa competenza della Corte d’Appello vale anche per l’imputato la cui posizione non è stata modificata, ma solo quella di un coimputato?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la competenza della Corte d’Appello si estende a tutti gli imputati del processo, anche a coloro la cui posizione è stata confermata, se la riforma sostanziale ha riguardato anche solo uno dei coimputati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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