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Competenza funzionale: annullata misura cautelare

Un individuo agli arresti domiciliari ha subito un aggravamento della misura in custodia in carcere disposto dal GIP. La Corte di Cassazione ha annullato tale provvedimento, evidenziando una violazione della competenza funzionale. Il GIP, infatti, aveva perso il potere di decidere poiché il fascicolo processuale era già stato trasmesso al giudice della fase successiva, rendendo quest’ultimo l’unica autorità competente a deliberare.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravamento Misura Cautelare: la Cassazione ribadisce i limiti della Competenza Funzionale

L’applicazione e la modifica delle misure cautelari sono momenti delicati del procedimento penale, governati da regole precise. Tra queste, una delle più importanti è quella sulla competenza funzionale, che stabilisce quale giudice abbia il potere di decidere in una determinata fase del processo. Con la sentenza n. 24061/2024, la Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di aggravamento della misura cautelare, da arresti domiciliari a custodia in carcere, proprio perché emessa da un giudice che non era più competente a pronunciarsi. Questo caso offre un’importante lezione sull’importanza del rispetto delle norme procedurali a garanzia dei diritti dell’imputato.

I Fatti del Processo

Un soggetto, già sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, si vedeva aggravare la propria posizione a seguito di un’istanza del Pubblico Ministero. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Catanzaro, accogliendo la richiesta, sostituiva la misura con quella più afflittiva della custodia in carcere con un’ordinanza del 13 settembre 2023.

La difesa dell’indagato proponeva appello al Tribunale del Riesame, che tuttavia confermava la decisione del GIP. Di conseguenza, veniva presentato ricorso per Cassazione, basato principalmente su un vizio procedurale di fondamentale importanza: il GIP, al momento della decisione, non era più il giudice competente.

Il problema della Competenza Funzionale

Il fulcro del ricorso difensivo riguardava la competenza funzionale del GIP. La difesa sosteneva che il giudice avesse perso il potere di decidere sulla richiesta di aggravamento perché, nel frattempo, il procedimento era avanzato a una fase successiva. In particolare, gli atti processuali erano stati trasmessi alla Corte di Appello di Catanzaro già il 25 luglio 2023, quasi due mesi prima dell’ordinanza del GIP. Addirittura, il decreto di citazione per il giudizio d’appello era stato emesso l’11 settembre 2023, due giorni prima del provvedimento impugnato. Secondo la difesa, il “giudice che procede” era ormai la Corte di Appello, e solo quest’ultima avrebbe potuto pronunciarsi sulla misura cautelare.

La Decisione della Suprema Corte e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo del ricorso fondato, accogliendo in pieno la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno ribadito un principio cardine della procedura penale: la competenza a decidere in materia di misure cautelari spetta al “giudice che procede”, ovvero all’autorità giudiziaria che ha la disponibilità materiale e giuridica del fascicolo in quel preciso momento processuale.

Nel momento in cui gli atti vengono trasmessi da un ufficio giudiziario a un altro per la fase successiva (ad esempio, dal GIP al Giudice dell’Udienza Preliminare o, come in questo caso, alla Corte d’Appello), si verifica un trasferimento della competenza. Il giudice precedente perde irrevocabilmente il potere di adottare provvedimenti sul caso.

Nel caso di specie, l’ordinanza del GIP del 13 settembre 2023 era stata emessa quando la competenza si era già spostata alla Corte di Appello. Di conseguenza, il provvedimento era viziato da un’incompetenza funzionale insanabile. La Corte ha quindi annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, disponendo la trasmissione degli atti al giudice competente, individuato nella Corte di Appello di Catanzaro.

Le Conclusioni

La sentenza in commento riafferma l’importanza del rigido rispetto delle norme sulla competenza. La regola del “giudice che procede” non è un mero formalismo, ma una garanzia fondamentale per assicurare che le decisioni, specialmente quelle che incidono sulla libertà personale, siano prese dall’organo giurisdizionale correttamente investito del potere di farlo. Questa pronuncia chiarisce che la trasmissione fisica e giuridica degli atti segna uno spartiacque invalicabile nella distribuzione della competenza, e qualsiasi atto compiuto dal giudice ormai “spogliato” del fascicolo è da considerarsi nullo. Per gli operatori del diritto, ciò significa prestare la massima attenzione alla fase processuale in cui si trova il procedimento prima di presentare qualsiasi istanza.

Chi è il “giudice che procede” competente a decidere sulle misure cautelari?
È il giudice che ha la disponibilità materiale e giuridica degli atti in una determinata fase del procedimento. La sua competenza cessa con la trasmissione degli atti a un altro giudice per la fase successiva.

Perché la decisione del GIP di aggravare la misura cautelare è stata annullata?
È stata annullata perché il GIP non aveva più la competenza funzionale per decidere. Al momento della sua ordinanza, gli atti del procedimento erano già stati trasmessi alla Corte di Appello, che era diventata l’unica autorità competente.

Cosa succede dopo l’annullamento senza rinvio da parte della Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha ordinato la trasmissione degli atti al giudice ritenuto competente, ovvero la Corte di Appello di Catanzaro, affinché sia quest’ultima a valutare la richiesta di aggravamento della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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