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Competenza esecuzione penale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra due tribunali, stabilendo che per l’esecuzione di una sentenza passata in giudicato prima della riforma delle circoscrizioni giudiziarie, la competenza esecuzione penale spetta al giudice del territorio dove il reato fu commesso secondo l’assetto attuale, e non a quello che emise la sentenza originaria.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Esecuzione Penale: la Cassazione fa chiarezza dopo la Riforma delle Circoscrizioni

La determinazione della competenza esecuzione penale è un tema cruciale che può diventare complesso a seguito di riforme organizzative della giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta proprio questo scenario, chiarendo quale tribunale debba occuparsi della fase esecutiva di una condanna emessa decenni prima di una modifica delle circoscrizioni giudiziarie. La decisione offre un’interpretazione fondamentale per la corretta gestione dei procedimenti post-giudicato.

I Fatti del Caso: un Conflitto tra Tribunali

La vicenda trae origine da una richiesta di revoca di un ordine di demolizione di un immobile. L’ordine era contenuto in una sentenza emessa nel 1992 dalla Sezione Distaccata di Bagheria della Pretura Circondariale di Palermo, divenuta irrevocabile nel 1993.

Nel 2024, quando viene presentata l’istanza, il Tribunale di Palermo declina la propria competenza. La ragione risiede nella riforma delle circoscrizioni giudiziarie (D.Lgs. n. 155/2012), a seguito della quale il territorio di Bagheria è passato sotto la giurisdizione del Tribunale di Termini Imerese. Gli atti vengono quindi trasmessi a quest’ultimo.

Il Tribunale di Termini Imerese, a sua volta, solleva un conflitto negativo di competenza, sostenendo che la giurisdizione dovesse rimanere al Tribunale di Palermo. Secondo il giudice di Termini, la disciplina transitoria della riforma prevedeva che i procedimenti “pendenti” rimanessero di competenza del tribunale originario. Inoltre, l’articolo 665 del codice di procedura penale indica come competente il giudice che ha emesso il provvedimento, che in questo caso era un’articolazione del Tribunale di Palermo.

La Questione della Competenza Esecuzione Penale Post-Riforma

Il cuore del problema risiede nell’interpretazione di due concetti: la nozione di “procedimento pendente” e l’autonomia della fase esecutiva rispetto a quella di cognizione. Il Tribunale di Termini Imerese riteneva che la fase esecutiva fosse una prosecuzione del procedimento originario, sebbene definito da una sentenza passata in giudicato. La Cassazione è stata chiamata a stabilire se questa visione fosse corretta e, di conseguenza, a determinare la corretta competenza esecuzione penale.

L’Autonomia dell’Incidente di Esecuzione

La Suprema Corte ha risolto il conflitto attribuendo la competenza al Tribunale di Termini Imerese, accogliendo una tesi opposta a quella del tribunale sollevante. La Corte ha chiarito un punto fondamentale: un procedimento di cognizione che si è concluso con una sentenza passata in giudicato molti anni prima della riforma non può essere considerato “pendente”.

L’incidente di esecuzione, pur collegato alla sentenza originaria, costituisce un nuovo e autonomo procedimento. Esso viene attivato su impulso di parte (l’interessato o il Pubblico Ministero) e non rappresenta una mera continuazione della fase di cognizione. Pertanto, la disciplina transitoria sui procedimenti pendenti, prevista dal D.Lgs. n. 155/2012, non è applicabile in questo caso.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su una logica procedurale e sul principio di prossimità della giustizia. La motivazione principale è che l’incidente di esecuzione, essendo un procedimento nuovo, deve essere radicato presso il giudice che ha la competenza territoriale al momento in cui la domanda viene presentata.

La regola generale dell’articolo 665 c.p.p., che attribuisce la competenza al giudice che ha emesso il provvedimento, deve essere adattata alle mutate realtà territoriali. Poiché la Sezione Distaccata di Bagheria non esiste più e il suo territorio è ora ricompreso nella circoscrizione di Termini Imerese, è quest’ultimo il giudice funzionalmente competente.

La Corte sottolinea come questa soluzione risponda a un principio generale di “vicinanza” della risposta giurisdizionale al luogo di commissione del reato, principio valido anche nella fase dell’esecuzione penale. È significativo che la Corte, nel suo ragionamento, si discosti esplicitamente da una precedente pronuncia (Sez. IV, n. 35910/2021) che aveva dato un’interpretazione diversa, a dimostrazione della complessità della materia e dell’evoluzione giurisprudenziale.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio guida chiaro: per tutte le sentenze divenute irrevocabili prima della riforma delle circoscrizioni giudiziarie del 2012, qualsiasi nuovo incidente di esecuzione deve essere proposto dinanzi al tribunale che è oggi territorialmente competente per il luogo in cui il reato fu commesso. L’autonomia del procedimento esecutivo rispetto a quello di cognizione è il cardine di questa decisione, impedendo di considerare “pendente” un caso già definito con giudicato. Questa pronuncia fornisce certezza giuridica agli operatori del diritto e ai cittadini, indicando con precisione l’ufficio giudiziario a cui rivolgersi per questioni relative all’esecuzione di vecchie sentenze in territori interessati da riforme organizzative.

Quale tribunale è competente per l’esecuzione di una sentenza divenuta irrevocabile prima della riforma delle circoscrizioni giudiziarie?
La competenza spetta al tribunale nel cui ambito, al momento della domanda esecutiva, ricade il territorio in cui è stato commesso il reato, secondo l’attuale assetto delle circoscrizioni giudiziarie.

L’incidente di esecuzione è considerato una continuazione del procedimento originario?
No, la Corte di Cassazione lo qualifica come un nuovo e autonomo procedimento che si apre dopo la conclusione del processo di cognizione con sentenza passata in giudicato. Non è una mera prosecuzione.

La disciplina transitoria sui ‘procedimenti pendenti’ della riforma del 2012 si applica ai casi già definiti con sentenza irrevocabile?
No, non si applica. Un procedimento concluso con una sentenza irrevocabile non può essere considerato ‘pendente’ alla data di entrata in vigore della riforma. Di conseguenza, la competenza segue le nuove regole territoriali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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