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Competenza esecutiva prevenzione: decide il Tribunale

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di giurisdizione tra Tribunale e Corte d’Appello, stabilendo un principio fondamentale sulla competenza esecutiva prevenzione. La Corte ha deciso che la competenza per le questioni successive a un provvedimento di prevenzione, come la liquidazione delle spese di custodia, spetta al giudice di primo grado che ha emesso la misura originaria, anche qualora tale misura sia stata successivamente revocata in appello. La decisione sottolinea che la competenza del giudice dell’esecuzione è legata alla genesi del provvedimento impositivo.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Esecutiva Prevenzione: la Cassazione fa chiarezza

Con la sentenza n. 21022 del 2024, la Corte di Cassazione ha delineato un principio cruciale in materia di competenza esecutiva prevenzione. La pronuncia risolve un conflitto sorto tra il Tribunale e la Corte di Appello, chiarendo a quale giudice spetti la gestione degli effetti di una misura di prevenzione patrimoniale, anche quando questa viene revocata nel corso del giudizio. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per la gestione delle procedure post-giudicato.

I fatti del caso: il conflitto tra Tribunale e Corte d’Appello

La vicenda trae origine da un’istanza di liquidazione dei compensi per la custodia di un bene, confiscato in primo grado dal Tribunale nell’ambito di una procedura di prevenzione. Successivamente, la Corte di Appello, in secondo grado, aveva revocato la misura della confisca.

A seguito della revoca, si è posto il problema di stabilire quale organo giudiziario fosse competente a decidere sulla liquidazione delle spese di custodia maturate.

* La Corte di Appello declinava la propria competenza, sostenendo che il giudice dell’esecuzione dovesse essere individuato in quello che aveva originariamente applicato la misura (il Tribunale), a prescindere dall’esito del gravame.
* Il Tribunale, di contro, riteneva che la revoca della misura da parte del giudice superiore attribuisse a quest’ultimo la competenza a gestire tutti gli effetti conseguenti, sollevando così un conflitto negativo di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione.

La competenza esecutiva prevenzione secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha risolto il conflitto dichiarando la competenza del Tribunale. La decisione si fonda su un’attenta analisi della normativa di settore e dei principi che regolano la fase esecutiva nel sistema delle misure di prevenzione.

Il principio generale: la competenza del primo giudice

La Corte ha ribadito che la competenza per la fase esecutiva, intesa come il potere di regolare tutte le questioni applicative e interpretative del giudicato, spetta di norma al giudice che ha emesso il provvedimento impositivo iniziale. Questo principio vale anche se il provvedimento è stato riformato in appello.

Le eccezioni non si applicano al caso di specie

La normativa sulle misure di prevenzione prevede l’intervento della Corte di Appello in fase esecutiva solo per ipotesi tassativamente indicate, come la riabilitazione o la revocazione della confisca. Al di fuori di questi casi specifici, la competenza rimane radicata presso il Tribunale.

Le motivazioni della decisione

La Cassazione ha spiegato che non vi è alcuna ragione per derogare a questo principio generale nel caso di una riforma integrale del provvedimento, come la revoca della misura. Anche in questa ipotesi, il giudice dell’esecuzione è chiamato a gestire effetti che, direttamente o indirettamente, si ricollegano alla genesi della misura di prevenzione. La competenza, quindi, deve rimanere incardinata presso l’organo che ha dato origine a tali effetti, ovvero il Tribunale che per primo ha disposto la confisca.

Nel caso specifico, la richiesta di liquidazione dei compensi per l’attività di custodia era strettamente correlata all’originario provvedimento di ablazione del bene, sebbene tale provvedimento si fosse poi rivelato precario. È logico, pertanto, che sia lo stesso giudice che ha ordinato la custodia a dover provvedere alla relativa liquidazione.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

In conclusione, la sentenza afferma un principio di continuità funzionale: il Tribunale che applica la misura di prevenzione mantiene la competenza per tutte le vicende esecutive che da essa scaturiscono, salvo i casi eccezionali previsti dalla legge. Questa regola si applica anche quando la misura viene completamente revocata in appello. Tale interpretazione garantisce una gestione coerente e lineare del procedimento, attribuendo la responsabilità della fase esecutiva al giudice che ha avuto la conoscenza più approfondita della fase genetica della misura, assicurando così certezza e razionalità al sistema.

A chi spetta la competenza per le questioni esecutive relative a una misura di prevenzione?
Di norma, la competenza spetta al Tribunale che ha emesso il provvedimento impositivo originario, anche se questo è stato modificato in un grado di giudizio successivo.

Cosa succede se la misura di prevenzione viene revocata in appello? Cambia il giudice competente per l’esecuzione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, anche in caso di revoca totale della misura da parte della Corte di Appello, la competenza per la fase esecutiva (ad esempio, per liquidare le spese di custodia) rimane del Tribunale che l’aveva inizialmente disposta.

Perché la Cassazione ha affidato la competenza al Tribunale in questo caso specifico?
Perché le questioni da risolvere in fase esecutiva, come la liquidazione dei compensi del custode, sono strettamente collegate alla genesi del provvedimento di prevenzione. Pertanto, il giudice che ha emesso quel provvedimento è il più adatto a regolarne gli effetti successivi, garantendo coerenza e continuità procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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