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Competenza esecutiva penale: esclusione misure prevenzione

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra la Corte di Appello di Napoli e il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. La Suprema Corte stabilisce che, ai fini della determinazione della competenza esecutiva penale secondo l’art. 665, comma 4, c.p.p., non si deve tener conto delle decisioni relative a misure di prevenzione. Tali misure, non avendo natura penale e essendo regolate da una normativa autonoma (D.Lgs. 159/2011), non possono essere considerate l’ultima decisione irrevocabile per radicare la competenza. Di conseguenza, la competenza è stata attribuita alla Corte di Appello, quale giudice dell’esecuzione penale.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Esecutiva Penale: Le Misure di Prevenzione Fanno Eccezione

La corretta individuazione del giudice competente è un pilastro del nostro ordinamento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione interviene a chiarire un aspetto cruciale della competenza esecutiva penale, specificando come le misure di prevenzione debbano essere trattate in modo distinto rispetto alle sentenze penali. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Conflitto di Competenza tra Giudici

La vicenda nasce da un conflitto negativo di competenza sorto tra la Corte di Appello di Napoli e il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. La Corte d’Appello, chiamata a decidere su una richiesta di riconoscimento della continuazione tra più reati, declinava la propria competenza. Secondo la sua interpretazione, il giudice competente doveva essere il Tribunale, in quanto autore dell’ultima decisione irrevocabile emessa nei confronti del soggetto: una misura di prevenzione (sorveglianza speciale di pubblica sicurezza) del 2016, divenuta definitiva nel 2017.

Il Tribunale, a sua volta, sollevava conflitto, sostenendo che la norma di riferimento, l’art. 665, comma 4 del codice di procedura penale, non potesse applicarsi alle misure di prevenzione. Queste ultime, infatti, sono disciplinate da una normativa speciale e autonoma (D.Lgs. 159/2011) che le distingue nettamente dai provvedimenti penali.

La Questione Giuridica: Autonomia delle Misure di Prevenzione

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione dell’art. 665, comma 4, c.p.p. Questa norma stabilisce che, in caso di più sentenze di condanna emesse da giudici diversi, la competenza per l’esecuzione spetta al giudice che ha emesso l’ultima decisione irrevocabile. Il dubbio era se un provvedimento applicativo di una misura di prevenzione potesse essere considerato ‘ultima decisione’ ai sensi di tale articolo. La risoluzione di questo dilemma determina quale giudice debba occuparsi della fase esecutiva, un momento fondamentale per la gestione della pena e delle relative istanze.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Competenza Esecutiva Penale

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto attribuendo la competenza alla Corte di Appello di Napoli. La motivazione della Suprema Corte è netta e si fonda su una chiara distinzione tra il procedimento penale e quello di prevenzione.

Innanzitutto, si ribadisce che le misure di prevenzione personali non hanno natura penale. La loro disciplina è contenuta nel D.Lgs. 159/2011, che costituisce un sistema normativo autonomo e distinto da quello penale. Per l’esecuzione di tali misure, l’organo principale è il Questore, mentre il giudice (il Tribunale che le ha emesse) interviene solo per eventuali modifiche o revoche.

La Corte precisa che la norma sulla competenza esecutiva penale (art. 665 c.p.p.), quando parla di ‘più provvedimenti emessi da giudici diversi’, si riferisce esclusivamente a provvedimenti suscettibili di esecuzione penale. Le decisioni in materia di prevenzione, avendo una natura e una finalità diverse, non rientrano in questa categoria. Pertanto, ai fini di individuare il giudice dell’esecuzione penale, esse devono essere ignorate.

Si chiarisce inoltre che i richiami al codice di procedura penale contenuti nella normativa sulla prevenzione (come quello all’art. 666 c.p.p.) riguardano le modalità di trattazione del giudizio di primo grado (fase di cognizione), ma non si estendono alla fase esecutiva, che segue regole proprie.

Le Conclusioni: Un Principio di Specialità

La decisione della Cassazione rafforza il principio di specialità e autonomia del diritto della prevenzione rispetto al diritto penale. Stabilisce in modo inequivocabile che, per determinare la competenza esecutiva penale, è necessario considerare unicamente la sequenza temporale delle sentenze penali irrevocabili. Le misure di prevenzione, pur incidendo sulla libertà personale, seguono un binario procedurale e giurisdizionale separato. Questa pronuncia offre un criterio interpretativo chiaro per gli operatori del diritto, evitando futuri conflitti e garantendo una maggiore certezza nella gestione della fase esecutiva dei procedimenti.

Ai fini della determinazione della competenza esecutiva penale, si deve tener conto anche delle misure di prevenzione?
No. La sentenza chiarisce che le decisioni applicative di misure di prevenzione non devono essere considerate nel calcolo per determinare la competenza esecutiva penale ai sensi dell’art. 665, comma 4, c.p.p.

Perché le misure di prevenzione sono escluse dal calcolo della competenza secondo l’art. 665, comma 4, c.p.p.?
Perché non hanno natura penale e sono regolate da una normativa autonoma e diversa (D.Lgs. 159/2011). La norma sulla competenza esecutiva si riferisce esclusivamente a provvedimenti suscettibili di esecuzione penale.

Quale organo è primariamente responsabile per l’esecuzione delle misure di prevenzione personali?
L’organo esecutivo primario è il Questore. Il giudice (il Tribunale che ha applicato la misura) interviene solo in casi specifici, come la revoca o la modifica della misura stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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