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Competenza esecutiva misure di prevenzione: la Cassazione

La Corte di Cassazione risolve un conflitto negativo di competenza tra un Tribunale e una Corte d’Appello, stabilendo che la competenza esecutiva per le misure di prevenzione patrimoniale, come la confisca, spetta al giudice di primo grado che ha emesso il provvedimento originario. Questa regola, chiarisce la Corte, vale anche se la decisione è stata parzialmente modificata in appello. La sentenza ribadisce un principio consolidato, sottolineando l’inapplicabilità delle norme generali sulla competenza esecutiva (art. 665 c.p.p.) a questo specifico settore, data la sua particolare disciplina.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Esecutiva Misure di Prevenzione: A Chi Spetta Decidere?

La determinazione del giudice competente è un pilastro fondamentale del diritto processuale. Quando si parla di competenza esecutiva misure di prevenzione, la questione diventa cruciale per garantire la corretta applicazione di provvedimenti definitivi, come la confisca di beni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha sciolto un dubbio interpretativo, chiarendo a chi spetta la giurisdizione nella delicata fase successiva alla decisione di merito, anche quando questa è stata modificata in appello.

Il Contesto del Conflitto di Competenza

Il caso nasce da un provvedimento di confisca emesso dal Tribunale di Torino, Sezione Misure di Prevenzione. Tale provvedimento era stato impugnato e la Corte d’Appello lo aveva parzialmente riformato, revocando la confisca per alcuni beni. Una volta divenuta definitiva la decisione, sono sorte delle problematiche nella fase esecutiva, segnalate dall’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati.

A questo punto, si è verificato un rimpallo di responsabilità:
1. Il Tribunale di Torino, investito della questione esecutiva, ha declinato la propria competenza, sostenendo che, essendo la decisione stata modificata in appello, dovesse essere la Corte d’Appello a procedere.
2. La Corte d’Appello di Torino, a sua volta, ha rifiutato la competenza, affermando che il giudice dell’esecuzione dovesse essere individuato nel Tribunale che aveva originariamente disposto la misura, poiché il provvedimento era ormai definitivo.

Questo stallo ha generato un conflitto negativo di competenza, che ha richiesto l’intervento della Corte di Cassazione per stabilire quale fosse il giudice corretto.

La Decisione della Cassazione sulla competenza esecutiva misure di prevenzione

La Suprema Corte ha risolto il conflitto in modo netto, dichiarando la competenza del Tribunale di Torino, Sezione Misure di Prevenzione. La decisione si basa su un principio di diritto consolidato, che attribuisce la giurisdizione per la fase esecutiva al giudice di primo grado che ha emesso il decreto applicativo della misura di prevenzione.

La Corte ha specificato che questa regola non cambia nemmeno se il provvedimento è stato parzialmente modificato dal giudice d’appello. Di conseguenza, gli atti sono stati trasmessi al Tribunale di Torino affinché procedesse come giudice dell’esecuzione.

Le Motivazioni della Decisione

Il ragionamento della Corte di Cassazione si fonda su argomentazioni giuridiche precise e consolidate, volte a garantire specificità e coerenza al sistema delle misure di prevenzione.

Il Principio del Giudice di Primo Grado

La Corte ha ribadito un principio già affermato in passato: in materia di misure di prevenzione patrimoniali, il giudice competente per l’esecuzione è sempre quello di primo grado che ha emesso il decreto. Questo perché il sistema dell’esecuzione di tali misure è caratterizzato da un “tasso di specificità” che lo distingue dalle norme generali sull’esecuzione penale. L’obiettivo è assicurare un corretto soddisfacimento del risultato ablativo (la confisca) in capo all’organo che ha gestito l’intera fase di cognizione iniziale.

L’Inapplicabilità dell’Art. 665 c.p.p.

Un punto centrale della motivazione riguarda l’inapplicabilità dell’articolo 665 del codice di procedura penale, che detta le regole generali per individuare il giudice dell’esecuzione. Secondo la Cassazione, i criteri previsti da tale norma sarebbero difficilmente adattabili alla materia delle misure di prevenzione. Il sistema speciale delineato dal D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia) prevale, e la clausola di riserva contenuta nello stesso art. 665 c.p.p. (“salvo diversa disposizione di legge”) ne conferma l’esclusione.

Inoltre, la Corte ha chiarito che il rinvio all’art. 666 c.p.p. (relativo al procedimento di esecuzione) contenuto nel Codice Antimafia riguarda la procedura da seguire, ma non le regole sulla determinazione della competenza, che restano disciplinate dai principi specifici della materia.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale, offrendo certezza agli operatori del diritto. Le implicazioni pratiche sono significative:
* Chiarezza procedurale: Si evita l’incertezza su quale giudice adire per le questioni che insorgono dopo che una confisca di prevenzione è diventata definitiva.
* Centralità del Tribunale: Il Tribunale delle Misure di Prevenzione viene confermato come l’organo giurisdizionale centrale non solo nella fase di applicazione, ma anche in quella, altrettanto delicata, di esecuzione della misura.
* Autonomia del sistema: Viene riaffermata la specialità e l’autonomia del sottosistema delle misure di prevenzione rispetto al diritto processuale penale comune, garantendo coerenza e specificità nell’applicazione delle norme.

A quale giudice spetta la competenza per l’esecuzione di una misura di prevenzione patrimoniale quando il provvedimento è stato modificato in appello?
La competenza spetta al giudice di primo grado che ha emesso il decreto applicativo della misura (in questo caso, il Tribunale, Sezione Misure di Prevenzione), anche se tale provvedimento è stato parzialmente modificato dal giudice di appello.

Le norme sulla competenza del giudice dell’esecuzione previste dall’art. 665 del codice di procedura penale si applicano alle misure di prevenzione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la disciplina contenuta nell’art. 665 c.p.p. è inapplicabile, in quanto il sistema dell’esecuzione delle misure di prevenzione patrimoniali è connotato da una specificità tale da derogare alle regole generali.

Cosa ha stabilito la Corte di Cassazione riguardo al rinvio all’art. 666 c.p.p. contenuto nel decreto legislativo 159/2011 (Codice Antimafia)?
La Corte ha chiarito che il rinvio all’art. 666 c.p.p. riguarda solo la procedura da seguire nella fase di cognizione e non in quella esecutiva. Pertanto, non incide sulle regole per l’individuazione della competenza, che resta radicata presso il tribunale che ha emesso la misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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