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Competenza esecutiva: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione interviene per risolvere un conflitto di competenza esecutiva tra il Tribunale di Milano e quello di Perugia. Il caso verte sulla determinazione del giudice competente a decidere sull’estinzione di una pena. La Corte chiarisce che una sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto non è idonea a stabilire la competenza esecutiva, poiché priva di effetti esecutivi concreti. Tuttavia, individua la competenza nel Tribunale di Milano sulla base di un’altra sentenza, divenuta irrevocabile per ultima, che era sfuggita all’analisi dei giudici di merito.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Esecutiva: Chi Decide Quando l’Ultima Sentenza è un’Assoluzione?

La determinazione della competenza esecutiva, ovvero l’individuazione del giudice che deve occuparsi della fase successiva alla condanna definitiva, è un tema cruciale della procedura penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 32370/2025) offre un importante chiarimento su come individuare il giudice competente, specialmente quando l’ultimo provvedimento a carico di una persona non è una condanna, ma un proscioglimento per ‘particolare tenuità del fatto’.

I Fatti del Caso: Un Conflitto tra Tribunali

Tutto ha origine dalla richiesta di un condannato di veder dichiarata l’estinzione di una sua pena. L’istanza viene presentata al Giudice per le indagini preliminari di Perugia, il quale, ritenendosi non competente, trasmette gli atti al Tribunale di Milano. La ragione? L’ultima sentenza divenuta irrevocabile a carico del soggetto era stata emessa proprio dal tribunale milanese.

Tuttavia, il Tribunale di Milano solleva un conflitto di competenza. Sostiene che, sebbene abbia effettivamente emesso l’ultima sentenza, si trattava di un proscioglimento per particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.). Secondo i giudici milanesi, una tale decisione non ha implicazioni esecutive concrete e, pertanto, non può fondare la competenza esecutiva.

La Questione Giuridica sulla Competenza Esecutiva

Il nodo da sciogliere riguarda l’interpretazione dell’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale. La norma stabilisce che, in caso di più sentenze emesse da giudici diversi, la competenza appartiene al giudice che ha emesso l’ultimo ‘provvedimento’ irrevocabile.

Il Tribunale di Milano argomenta che un’assoluzione per tenuità del fatto, pur venendo iscritta nel casellario giudiziale, non comporta effetti esecutivi. La sua iscrizione rileva solo in futuri processi per valutare un’eventuale reiterazione della stessa causa di non punibilità, ma non richiede alcun intervento da parte del giudice dell’esecuzione. Si tratta di una ‘condanna occulta’, con effetti negativi per l’imputato, ma irrilevante per la fase esecutiva.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, chiamata a risolvere il conflitto, accoglie in parte la tesi del Tribunale di Milano, ma giunge alla stessa conclusione per una via diversa. Gli Ermellini confermano un principio consolidato: anche un proscioglimento può radicare la competenza, ma solo se comporta ‘effetti esecutivi’. L’assoluzione per particolare tenuità del fatto non rientra in questa categoria, poiché i suoi effetti sono ‘ostativi e deteriori’ ma non propriamente ‘esecutivi’.

Il colpo di scena arriva quando la Corte, esercitando il suo potere di analizzare tutti gli atti senza essere vincolata dalle argomentazioni dei giudici in conflitto, scopre un’altra sentenza. Emerge che, al momento della presentazione dell’istanza di estinzione pena, l’effettivo ultimo provvedimento divenuto irrevocabile non era l’assoluzione per tenuità del fatto, bensì un’altra sentenza, emessa sempre dal Tribunale di Milano e divenuta definitiva in data precedente. Questa sentenza, a differenza dell’altra, aveva tutte le caratteristiche per fondare la giurisdizione del giudice dell’esecuzione.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione dichiara la competenza del Tribunale di Milano, non sulla base della sentenza di assoluzione indicata dai giudici di merito, ma in virtù di un altro provvedimento che era sfuggito alla loro attenzione. La pronuncia è fondamentale perché ribadisce un principio chiaro: ai fini della competenza esecutiva, non conta qualsiasi provvedimento, ma solo quello che, per sua natura, è suscettibile di avere sviluppi nella fase di esecuzione della pena. Un’assoluzione per tenuità del fatto, pur avendo conseguenze per l’imputato, non possiede questa caratteristica.

Una sentenza di assoluzione per ‘particolare tenuità del fatto’ determina la competenza del giudice dell’esecuzione?
No, secondo la Corte di Cassazione tale sentenza non è in grado di radicare la competenza in materia esecutiva, poiché non contiene statuizioni suscettibili di implicazioni esecutive.

Come si stabilisce il giudice competente quando ci sono più sentenze definitive emesse da tribunali diversi?
La competenza appartiene al giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo, a condizione che tale provvedimento comporti effetti esecutivi o contenga statuizioni idonee a investire il giudice dell’esecuzione.

La Corte di Cassazione, nel risolvere un conflitto, è vincolata alle ragioni indicate dai giudici?
No, la Corte non è vincolata alle indicazioni espresse dai giudici in conflitto né alla qualificazione giuridica da essi data. Può risolvere il caso anche sulla base di ragioni diverse o individuando la competenza di un ‘terzo giudice’ non coinvolto nel conflitto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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