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Coltivazione domestica: quando è reato? Analisi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la detenzione di 140 grammi di marijuana e la coltivazione di 5 piante in una serra artigianale. La Corte ha stabilito che la presenza di una serra attrezzata, una bilancia di precisione e materiale per il confezionamento escludono la configurabilità di una ‘coltivazione domestica’ per solo uso personale, rendendo la condotta penalmente rilevante. È stata inoltre negata l’applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto e delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Coltivazione domestica: quando supera il limite dell’uso personale?

La questione della coltivazione domestica di sostanze stupefacenti, in particolare la cannabis, è da tempo al centro di dibattiti giuridici. Stabilire il confine tra una condotta destinata all’esclusivo uso personale, e quindi non punibile, e un’attività penalmente rilevante è un compito complesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4535/2024) offre chiarimenti cruciali, sottolineando come l’organizzazione dei mezzi e le modalità della coltivazione siano determinanti per la qualificazione del reato.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguardava un individuo condannato in primo e secondo grado per la detenzione di 140 grammi di foglie di marijuana e la coltivazione di 5 piante, alte circa un metro e in ottimo stato vegetativo. La coltivazione avveniva all’interno di un box adibito a serra artigianale, dotato di un sistema integrato di illuminazione, aerazione e riscaldamento. Oltre alle piante, venivano rinvenuti una bilancia elettronica e materiale idoneo al confezionamento della sostanza.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la condanna sulla base di tre motivi principali:
1. La mancata prova della destinazione della sostanza a terzi.
2. Il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).
3. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche.

La Coltivazione Domestica secondo la Cassazione

La Corte ha respinto il primo motivo di ricorso, confermando la correttezza della decisione dei giudici di merito. Il punto centrale del ragionamento riguarda la distinzione tra la coltivazione domestica non punibile e quella che integra il reato di cui all’art. 73 d.P.R. 309/1990.

Richiamando il principio espresso dalle Sezioni Unite (sentenza ‘Caruso’, n. 12348/2019), la Cassazione ha ribadito che la coltivazione non è reato solo quando si svolge in forma domestica, con tecniche rudimentali e un numero esiguo di piante, da cui si può ricavare un quantitativo modestissimo di prodotto destinato all’uso personale immediato.

Nel caso specifico, gli elementi raccolti indicavano una realtà ben diversa:
* Serra attrezzata: La presenza di un sistema integrato di illuminazione, aerazione e riscaldamento, seppur rudimentale, dimostrava l’intento di incrementare la capacità produttiva.
* Strumenti accessori: Il possesso di una bilancia elettronica e di materiale per il confezionamento è stato considerato un chiaro indizio di un’attività non limitata al consumo personale.
* Numero e stato delle piante: Il numero di piante (5) e la loro altezza (1 metro) e stato vegetativo sono stati ritenuti significativi e non compatibili con una produzione minima.

Questi fattori, nel loro complesso, denotano un’organizzazione finalizzata a ottenere quantitativi di sostanza stupefacente non trascurabili, superando così i limiti della coltivazione domestica non punibile.

Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo all’applicazione dell’art. 131 bis c.p., è stato rigettato. La Corte ha sottolineato che la valutazione sulla tenuità del fatto richiede un’analisi complessiva della condotta. Nel caso in esame, il grado di offensività è stato ritenuto significativo proprio in virtù delle modalità organizzative dell’attività criminosa. Il numero di piante, lo stato avanzato di crescita e la predisposizione di strumenti specifici per la coltivazione e il confezionamento sono stati considerati elementi decisivi per escludere la particolare tenuità del fatto.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che l’imputato si fosse limitato a fornire una lettura alternativa e riduttiva dei fatti, senza confrontarsi con l’articolato e logico apparato argomentativo della Corte d’Appello. La decisione dei giudici di merito è stata considerata corretta nell’individuare, sulla base di elementi oggettivi, un’attività illecita che superava i confini dell’uso personale. La presenza di un sistema organizzato, volto ad aumentare la produzione, è stata l’elemento chiave per confermare la rilevanza penale della condotta. Anche il diniego delle attenuanti generiche è stato giustificato dal significativo quantitativo di stupefacente e dall’accurato sistema di coltivazione, elementi che prevalgono su altri, come la confessione resa dall’imputato.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la non punibilità della coltivazione domestica è un’eccezione strettamente legata alla natura rudimentale e minima dell’attività. Qualsiasi accorgimento tecnico finalizzato a incrementare la produzione, anche se artigianale, unito al possesso di strumenti per la pesatura e il confezionamento, sposta la condotta dal perimetro dell’uso personale a quello del reato. Questa decisione serve da monito: la valutazione non si basa solo sul numero di piante, ma sull’intera organizzazione dell’attività, che può rivelare un’offensività tale da giustificare una condanna penale.

Quando la coltivazione di canapa in casa è considerata reato?
Secondo la sentenza, la coltivazione è reato quando, per le modalità di svolgimento e gli strumenti utilizzati, supera i limiti di un’attività meramente domestica e rudimentale. La presenza di una serra attrezzata, un numero non esiguo di piante in buono stato vegetativo e strumenti per la pesatura e il confezionamento sono indici di un’attività penalmente rilevante.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non è stata applicata perché il grado di offensività della condotta è stato ritenuto significativo. La Corte ha considerato il numero elevato di piante, il loro stato di crescita e l’organizzazione dell’attività criminosa (serra, strumenti) come elementi che escludono la particolare tenuità del fatto.

Quali elementi trasformano una coltivazione per uso personale in un’attività illecita?
Gli elementi decisivi indicati dalla Corte sono: a) l’esistenza di una serra attrezzata con sistemi di illuminazione, aerazione e riscaldamento; b) il possesso di una bilancia elettronica; c) il rinvenimento di materiale per la pesatura e il confezionamento; d) un numero non esiguo di piante in ottimo stato vegetativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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