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Citazione Appello: Cassazione sulla nuova normativa

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso basato sulla presunta violazione del nuovo termine di 40 giorni per la citazione appello. La sentenza chiarisce che la nuova disciplina, introdotta dalla Riforma Cartabia, si applica solo agli atti di impugnazione proposti a partire dal 1° luglio 2024. Poiché il ricorso in appello era stato depositato prima di tale data, l’eccezione è stata respinta. La Corte ha inoltre giudicato generici e ripetitivi gli altri motivi di ricorso.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Citazione Appello: Quando si Applica il Nuovo Termine di 40 Giorni?

La corretta applicazione delle norme processuali è un pilastro fondamentale dello stato di diritto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24600/2025, offre un chiarimento cruciale sull’applicazione temporale di una delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia: il termine a comparire nel giudizio di secondo grado. La questione centrale riguarda la citazione appello e il momento a partire dal quale si applica il nuovo termine di quaranta giorni. Analizziamo la decisione per comprendere la sua portata e le implicazioni per la difesa.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di quattro persone da parte del Tribunale di Brescia, confermata parzialmente dalla Corte d’Appello della stessa città. Gli imputati, ritenuti responsabili di diversi reati, decidevano di impugnare la sentenza di secondo grado presentando ricorso per cassazione. Tra i vari motivi, spiccava una doglianza di natura squisitamente processuale: la violazione del termine a comparire per l’udienza d’appello.

L’Eccezione sulla Citazione Appello e la sua Reiezione

La difesa sosteneva la nullità della sentenza d’appello per il mancato rispetto del termine di quaranta giorni previsto dal novellato art. 601 del codice di procedura penale per la notifica del decreto di citazione appello. Questo termine, introdotto dal d.lgs. n. 150/2022, è stato pensato per garantire un più ampio spazio temporale alla difesa per preparare l’impugnazione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto l’eccezione manifestamente infondata, basando la sua decisione su un recentissimo e autorevole precedente delle Sezioni Unite.

La Decisione della Suprema Corte e le Motivazioni

La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, fornendo motivazioni chiare e distinte per ciascuna delle censure sollevate.

L’Applicazione Temporale della Nuova Normativa sulla Citazione Appello

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione del regime transitorio della Riforma Cartabia. Gli Ermellini hanno richiamato la pronuncia delle Sezioni Unite (sentenze Nafi Hassan e Cirelli del 27/06/2024), la quale ha stabilito un principio di diritto netto: la nuova disciplina dell’art. 601 c.p.p., che fissa in quaranta giorni il termine a comparire, si applica esclusivamente agli atti di impugnazione proposti a far data dal 1° luglio 2024.

Nel caso di specie, il ricorso in appello degli imputati era stato depositato in data anteriore. Di conseguenza, la normativa applicabile era quella previgente, che non prevedeva tale termine. La Corte ha sottolineato che, sebbene le sentenze delle Sezioni Unite fossero state depositate solo due giorni dopo la presentazione del ricorso in Cassazione, l’informazione provvisoria era già disponibile e avrebbe dovuto guidare la formulazione dei motivi, rendendo la doglianza palesemente infondata e prevedibile.

La Genericità degli Altri Motivi di Ricorso

Oltre alla questione procedurale, i ricorrenti avevano lamentato una presunta carenza motivazionale della sentenza d’appello e la mancata concessione delle attenuanti generiche. Anche questi motivi sono stati giudicati inammissibili. La Cassazione ha ribadito il suo consolidato orientamento secondo cui è inammissibile un ricorso che si limiti a riproporre pedissequamente le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza un confronto critico e specifico con la motivazione della corte territoriale. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva ampiamente giustificato il diniego delle attenuanti, valorizzando non solo lo stato di incensuratezza (ritenuto di per sé irrilevante), ma anche la condotta processuale e, soprattutto, il mancato attivarsi da parte degli imputati per risarcire il danno causato all’erario.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante punto fermo per gli operatori del diritto. In primo luogo, definisce con chiarezza il discrimine temporale per l’applicazione del nuovo termine per la citazione appello, ancorandolo alla data di proposizione dell’impugnazione. Questo evita incertezze applicative e garantisce uniformità di trattamento. In secondo luogo, essa ribadisce un principio fondamentale per l’ammissibilità del ricorso per cassazione: la necessità di una critica argomentata e specifica alla sentenza impugnata, superando la mera riproposizione di doglianze già esaminate. Per la difesa, ciò significa che l’efficacia di un ricorso non risiede nella quantità dei motivi, ma nella loro qualità e capacità di intercettare un vizio di legittimità concreto e non una semplice discordanza con la valutazione di merito dei giudici precedenti.

Quando si applica il nuovo termine di 40 giorni per la citazione a giudizio in appello?
Secondo la Corte di Cassazione, a seguito di una pronuncia delle Sezioni Unite, il nuovo termine di quaranta giorni si applica esclusivamente agli atti di impugnazione proposti a partire dal 1° luglio 2024.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile se ripropone motivi già discussi in appello?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile in tal caso perché omette di svolgere la sua funzione tipica, che è quella di una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata. La mera reiterazione di motivi già disattesi viene considerata non specifica e quindi non idonea a investire validamente la Corte di Cassazione.

Quali elementi valuta il giudice per la concessione delle attenuanti generiche?
Il giudice valuta una serie di elementi, non limitandosi allo stato di incensuratezza dell’imputato. Come evidenziato nel caso in esame, vengono considerate anche la condotta processuale e la valenza negativa di comportamenti come il mancato attivarsi per riparare al danno causato dal reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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