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Cattivo stato di conservazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un titolare di una macelleria, condannato per aver detenuto alimenti in cattivo stato di conservazione. La Corte ha ribadito che il ricorso non può trasformarsi in un nuovo esame dei fatti e che il reato si configura come reato di pericolo, per cui è sufficiente la potenziale dannosità dell’alimento, senza necessità di un danno effettivo alla salute. La condanna e la sanzione sono state confermate.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Cattivo stato di conservazione degli alimenti: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

La sicurezza alimentare è un pilastro fondamentale per la tutela della salute pubblica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito principi cruciali in materia di cattivo stato di conservazione degli alimenti, confermando la condanna per il titolare di una macelleria e chiarendo i limiti invalicabili del ricorso in sede di legittimità. Questa decisione offre spunti importanti per tutti gli operatori del settore alimentare sulla diligenza richiesta e sulla natura dei controlli giudiziari.

I Fatti: Il caso della macelleria nel supermercato

Il titolare di un’attività di macelleria, situata all’interno di un supermercato, era stato condannato dal Tribunale di Benevento per aver violato la legge n. 283 del 1962. L’accusa era quella di aver detenuto per la vendita alimenti (principalmente carni e salumi) in cattivo stato di conservazione, insudiciati e in stato di alterazione. La merce era stata trovata in condizioni precarie, parte in un locale adibito a scarico merci e parte in un congelatore a pozzetto.

I Motivi del Ricorso: La difesa dell’imputato

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la ricostruzione dei fatti operata dal giudice di primo grado. La sua difesa si basava su una serie di punti:

* Una diversa interpretazione delle planimetrie e della disposizione dei locali.
* La non riconducibilità a lui della merce non tracciata trovata in un congelatore.
* La mancata esecuzione di campionamenti e tamponi per accertare la reale pericolosità della carne.
* L’immediato ripristino delle condizioni igienico-sanitarie dopo l’ispezione.

In sostanza, il ricorrente chiedeva alla Suprema Corte una rilettura completa delle prove testimoniali e documentali, proponendo una versione dei fatti alternativa a quella che aveva portato alla sua condanna. Contestava, inoltre, il diniego delle attenuanti generiche nella massima estensione.

La decisione sul cattivo stato di conservazione: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno stabilito che le argomentazioni della difesa non riguardavano vizi di legge o illogicità della motivazione, ma miravano a ottenere un nuovo giudizio di merito, un’operazione preclusa in sede di legittimità. La Corte non può riesaminare le prove, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme e la coerenza del ragionamento del giudice precedente.

Le Motivazioni della Corte

La decisione si fonda su principi giuridici consolidati e chiari. Vediamoli nel dettaglio.

La Rilettura dei Fatti non è Ammessa in Cassazione

Il primo e fondamentale punto chiarito dalla Corte è che il ricorso per Cassazione non può diventare un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. L’imputato non può chiedere ai giudici di legittimità di rivalutare le dichiarazioni dei testimoni (come il personale dei NAS e il veterinario della ASL) o di interpretare diversamente le prove. Questo tipo di valutazione spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. Le doglianze del ricorrente sono state liquidate come ‘fattuali e rivalutative’, e quindi estranee al perimetro del giudizio di Cassazione.

La Natura del Reato: Basta il Pericolo

La Corte ha ribadito che il reato di cattivo stato di conservazione è un ‘reato di pericolo’. Ciò significa che per la sua configurazione non è necessario che si verifichi un danno effettivo alla salute del consumatore. È sufficiente che il prodotto, a causa delle modalità di conservazione, presenti un pericolo di deterioramento o di danno. La norma mira a tutelare l’ordine alimentare, garantendo che i prodotti giungano al consumo con le garanzie igieniche imposte dalla loro natura. Pertanto, la constatazione che carni e salumi fossero conservati in condizioni precarie è stata ritenuta sufficiente per integrare il reato, a prescindere da analisi specifiche sulla pericolosità.

L’Irrilevanza della Tracciabilità e la Sanzione

I giudici hanno specificato che anche la semplice assenza di tracciabilità dei prodotti o il mancato rispetto delle prescrizioni normative sono sufficienti a integrare il reato. Per quanto riguarda la sanzione, la Corte ha ritenuto che la motivazione del giudice di merito fosse adeguata, avendo commisurato l’entità della pena all’ ‘apprezzabile disvalore dei fatti’, rendendo superflui ulteriori approfondimenti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza invia un messaggio chiaro agli operatori del settore alimentare: la responsabilità per la sicurezza dei prodotti è massima e non ammette scorciatoie. Le implicazioni pratiche sono evidenti:

1. La diligenza è fondamentale: La conservazione degli alimenti deve seguire scrupolosamente le norme igienico-sanitarie e le regole di comune esperienza. Non è possibile giustificare carenze appellandosi a circostanze esterne.
2. La tracciabilità non è un optional: La capacità di tracciare l’origine e il percorso di un alimento è un elemento essenziale di garanzia, la cui assenza può avere conseguenze penali.
3. Il processo ha le sue regole: Non è possibile sperare di ribaltare in Cassazione una condanna basata su una valutazione di fatti e prove, se non in presenza di vizi di legittimità evidenti. Le strategie difensive devono essere impostate correttamente fin dal primo grado di giudizio.

Quando si configura il reato di cattivo stato di conservazione degli alimenti?
Il reato si configura quando gli alimenti sono detenuti per la vendita in condizioni igieniche precarie, insudiciati o alterati. Essendo un ‘reato di pericolo’, non è necessario dimostrare un danno effettivo alla salute dei consumatori, ma è sufficiente la mera potenzialità del danno o il deterioramento del prodotto.

È possibile contestare la valutazione delle prove, come le testimonianze, in un ricorso per Cassazione?
No, il ricorso per Cassazione non permette una nuova valutazione delle prove o una ricostruzione alternativa dei fatti. La Corte Suprema può solo verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, senza entrare nel merito della vicenda.

L’assenza di tracciabilità di un prodotto alimentare può costituire reato?
Sì, la sentenza conferma che anche la sola mancanza di tracciabilità dei prodotti, così come il mancato rispetto delle prescrizioni normative o delle regole di comune esperienza, è sufficiente per integrare il reato contestato in materia di sicurezza alimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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