LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cattivo stato conservazione: no 131-bis per 15kg carne

La Corte di Cassazione conferma la condanna per due gestori di una casa di riposo per aver detenuto circa 15 kg di carne in cattivo stato di conservazione. La Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo infondata la tesi difensiva secondo cui gli alimenti fossero destinati allo smaltimento. È stata inoltre confermata l’inapplicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), data la notevole quantità del cibo e il potenziale pericolo per la salute degli ospiti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Cattivo Stato Conservazione Alimenti: Quando il Reato non è di Lieve Entità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17788 del 2025, ha affrontato un caso di cattivo stato conservazione di alimenti, confermando la condanna dei gestori di una casa di riposo. La pronuncia offre importanti chiarimenti sulla configurabilità del reato e sui limiti di applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, specialmente quando sono coinvolte categorie vulnerabili.

I Fatti: Carne Mal Conservata in una Residenza per Anziani

Il caso ha origine da un controllo effettuato presso una casa di riposo per anziani, durante il quale la polizia giudiziaria rinveniva circa 15 kg di carne detenuta in un congelatore in pessime condizioni. Gli alimenti, destinati alla somministrazione agli ospiti, si presentavano ammassati, a diretto contatto con il ghiaccio e con evidenti segni di bruciature da freddo (necrosi).

I gestori della struttura venivano condannati in primo grado per il reato previsto dalla Legge 283/62. In loro difesa, proponevano ricorso in Cassazione sostenendo due argomenti principali:

1. La carne non era destinata al consumo, ma era stata accantonata per lo smaltimento.
2. In ogni caso, la condotta avrebbe dovuto essere considerata di particolare tenuità e quindi non punibile ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale.

La Decisione della Cassazione sul cattivo stato conservazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi infondati, confermando integralmente la decisione del tribunale. I giudici di legittimità hanno innanzitutto ribadito che il loro ruolo non è quello di fornire una nuova interpretazione dei fatti, ma di verificare la correttezza logica e giuridica della motivazione della sentenza impugnata.

La Prova del Cattivo Stato di Conservazione

La Corte ha ritenuto la motivazione del giudice di merito pienamente congrua e priva di vizi logici. Il tribunale aveva correttamente considerato inverosimile la tesi difensiva dello smaltimento, sulla base di diverse circostanze:
* L’ingente quantitativo di carne accumulato.
* Le testimonianze secondo cui la struttura acquistava sempre le quantità necessarie per il consumo, rendendo illogico un tale accumulo di scarti.
* Il fatto che la carne fosse avvolta in pellicola trasparente, una modalità incompatibile con la destinazione a rifiuto.

La sentenza ha inoltre richiamato il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui il cattivo stato conservazione può essere accertato anche senza analisi di laboratorio, basandosi su dati oggettivi come le dichiarazioni dei verbalizzanti e l’evidente inosservanza delle più elementari norme igieniche.

Le motivazioni

Il punto cruciale della sentenza riguarda il rigetto della richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Cassazione ha condiviso la valutazione del giudice di merito, che ha qualificato la condotta come grave, escludendo la tenuità dell’offesa.

I fattori decisivi per questa valutazione sono stati:
1. La notevole quantità di cibo: 15 kg di carne non sono un quantitativo trascurabile.
2. Il potenziale nocumento: Il pericolo per la salute degli ospiti della struttura, persone anziane e quindi particolarmente vulnerabili, ha pesato in modo significativo sulla valutazione della gravità.

La Corte ha chiarito che, sebbene la condotta successiva al reato (come il corretto smaltimento documentato dalla difesa) sia un criterio da considerare, non può da sola trasformare un’offesa di una certa gravità in un fatto di particolare tenuità. Il giudizio deve essere complessivo e basarsi su tutti i parametri previsti dalla norma, tra cui le modalità della condotta e l’entità del danno o del pericolo.

Le conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale nella tutela della salute pubblica: la detenzione di alimenti in cattivo stato conservazione è un reato che non ammette facili sconti, soprattutto quando mette a rischio la salute di soggetti deboli. La sentenza sottolinea che la valutazione della “particolare tenuità del fatto” non è un automatismo, ma richiede un’analisi attenta della gravità concreta della condotta, in cui la quantità del cibo e la vulnerabilità dei destinatari finali giocano un ruolo determinante. Per gli operatori del settore alimentare, ciò rappresenta un monito a mantenere sempre i più alti standard di igiene e conservazione, poiché la legge non tollera negligenze che possano tradursi in un pericolo per i consumatori.

È sempre necessaria un’analisi di laboratorio per provare il cattivo stato di conservazione di un alimento?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il giudice può accertare il cattivo stato di conservazione sulla base di dati oggettivi, come la documentazione della verifica e le dichiarazioni dei verbalizzanti, specialmente in caso di evidente inosservanza delle cautele igieniche.

La destinazione di un alimento allo smaltimento esclude il reato di detenzione in cattivo stato di conservazione?
Nel caso specifico, il giudice di merito ha ritenuto non credibile la tesi della destinazione allo smaltimento, considerandola un’argomentazione difensiva. La Corte ha ritenuto logica questa valutazione, basata su elementi come l’ingente quantitativo e le modalità di conservazione (avvolto in pellicola), incompatibili con un imminente smaltimento.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La Corte ha ritenuto corretta la decisione del giudice di merito di escluderla a causa della gravità della condotta, valutata in base alla notevole quantità di cibo (circa 15 kg) e al potenziale nocumento per la salute degli ospiti della struttura, una categoria di persone vulnerabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati