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Cassa delle ammende: quando si paga dopo il ricorso

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello, condannandolo al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la condanna alla Cassa delle ammende

L’ordinanza emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso giudicato inammissibile. Il caso in esame, pur nella sua sinteticità, evidenzia un principio fondamentale della procedura penale: l’impugnazione non è un diritto esercitabile senza filtri, e la sua manifesta infondatezza comporta sanzioni pecuniarie, come la condanna al versamento di una somma alla Cassa delle ammende.

Il caso in esame: un ricorso respinto

La vicenda processuale ha origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Torino. L’imputato, nato nel 1976, ha deciso di impugnare la decisione di secondo grado, portando il caso all’attenzione della Suprema Corte di Cassazione. L’udienza per la discussione del ricorso è stata fissata per l’aprile del 2025.

L’esito e la condanna alla Cassa delle ammende

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato il ricorso, non è entrata nel merito della questione. Ha invece concluso il procedimento con un’ordinanza, un atto che, a differenza della sentenza, spesso risolve questioni procedurali. L’esito è stato sfavorevole per il ricorrente, che è stato condannato al pagamento delle spese processuali e, in aggiunta, a versare la somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione segnala inequivocabilmente che i motivi del ricorso sono stati ritenuti privi di pregio giuridico.

Le motivazioni della decisione

Sebbene il testo dell’ordinanza non espliciti nel dettaglio le ragioni dell’inammissibilità, la condanna alla Cassa delle ammende è una sanzione processuale prevista proprio per i casi in cui l’impugnazione sia proposta per motivi non consentiti dalla legge o manifestamente infondati. La Corte, presieduta dal Consigliere relatore, ha evidentemente ritenuto che il ricorso non presentasse argomentazioni valide e meritevoli di un esame di merito. In questi casi, il giudice di legittimità non valuta se la sentenza impugnata sia giusta o sbagliata, ma si limita a verificare se il ricorso rispetti i requisiti formali e sostanziali previsti dal codice di procedura penale. La decisione di condannare il ricorrente alle spese e al versamento della sanzione pecuniaria deriva direttamente da questa valutazione preliminare negativa.

Conclusioni: le implicazioni pratiche

La pronuncia in esame ribadisce un importante monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. Il ricorso non deve essere un tentativo dilatorio o basato su doglianze generiche, ma deve fondarsi su vizi specifici della sentenza impugnata, come la violazione di legge o il vizio di motivazione. In caso contrario, il rischio concreto è non solo quello di vedere confermata la condanna, ma anche di subire un’ulteriore sanzione economica. La condanna al pagamento in favore della Cassa delle ammende serve, infatti, a scoraggiare i ricorsi temerari che appesantiscono il sistema giudiziario e a finanziare, al contempo, progetti di reinserimento sociale per i condannati.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Cos’è la Cassa delle ammende e perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma a suo favore?
La Cassa delle ammende è un ente che finanzia programmi di reinserimento per detenuti. La condanna al pagamento di una somma a suo favore è una sanzione prevista dalla legge per i casi di ricorso inammissibile o manifestamente infondato, al fine di scoraggiare impugnazioni temerarie.

Qual era l’oggetto del ricorso esaminato dalla Corte?
Il ricorso era stato proposto contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino emessa nel novembre 2024. L’ordinanza non specifica i dettagli del caso, ma si concentra sull’esito procedurale del ricorso stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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