Cassa delle Ammende: Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile
Quando si presenta un ricorso in Corte di Cassazione, è fondamentale essere consapevoli dei rischi procedurali ed economici. Una recente ordinanza ci offre lo spunto per analizzare uno degli esiti più comuni per un’impugnazione infondata: la condanna al pagamento di una sanzione a favore della Cassa delle ammende. Questo meccanismo non è puramente punitivo, ma serve a scoraggiare l’abuso dello strumento processuale, garantendo che solo i ricorsi con solide basi legali arrivino all’attenzione della Suprema Corte.
Il Caso in Esame: un Ricorso Davanti alla Cassazione
I fatti processuali sono lineari. Un individuo ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari. L’obiettivo era, presumibilmente, ottenere l’annullamento o la riforma di una decisione ritenuta sfavorevole. La Corte Suprema, riunitasi in udienza, ha esaminato il caso sulla base degli atti e della relazione del Consigliere designato.
La Decisione della Corte e la Condanna alla Cassa delle Ammende
L’ordinanza emessa è molto sintetica, come spesso accade per le decisioni di natura procedurale. Non entra nel merito della vicenda, ma si concentra sull’esito del ricorso. Il punto cruciale è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende. Sebbene il dispositivo non lo espliciti, questa statuizione è la conseguenza tipica della dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Un ricorso è considerato ‘inammissibile’ quando manca dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge per poter essere esaminato nel merito.
Le Motivazioni
Le motivazioni dietro una tale decisione, pur non essendo esplicitate nel breve testo dell’ordinanza, risiedono nei principi fondamentali della procedura penale. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio in cui si possono riesaminare i fatti, ma un giudice di legittimità che valuta unicamente la corretta applicazione della legge. Un ricorso viene dichiarato inammissibile, ad esempio, se solleva questioni di fatto, se è presentato fuori termine o se i motivi addotti sono generici o manifestamente infondati.
La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende agisce come un deterrente. Ha una duplice funzione:
1. Sanzionatoria: Punisce la parte che ha presentato un’impugnazione temeraria o negligente.
2. Deflattiva: Disincentiva la presentazione di ricorsi futili o dilatori che appesantiscono inutilmente il lavoro della Suprema Corte, permettendo a quest’ultima di concentrarsi sui casi di reale importanza giuridica.
Le Conclusioni
L’ordinanza, nella sua brevità, lancia un messaggio chiaro: l’accesso alla giustizia di ultima istanza è un diritto da esercitare con responsabilità. Prima di intraprendere un ricorso in Cassazione, è indispensabile una valutazione approfondita da parte di un legale esperto sulla sussistenza di validi motivi di diritto. In caso contrario, il rischio non è solo quello di vedere confermata la decisione precedente, ma anche di incorrere in sanzioni economiche aggiuntive, come il versamento di una somma, talvolta cospicua, alla Cassa delle ammende, oltre al pagamento delle spese legali.
Cos’è la Cassa delle ammende?
È un ente statale che gestisce i proventi delle sanzioni pecuniarie inflitte nei procedimenti penali. I fondi vengono utilizzati per finanziare progetti di riabilitazione dei detenuti e per migliorare le infrastrutture carcerarie.
Perché il ricorrente è stato condannato a pagare questa somma?
Secondo la prassi consolidata, la condanna al versamento di una somma alla Cassa delle ammende è una sanzione che consegue alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Significa che l’impugnazione è stata ritenuta priva dei requisiti di legge per essere esaminata nel merito.
Cosa implica questa ordinanza sull’esito del ricorso?
L’ordinanza implica che il ricorso è stato respinto per ragioni procedurali (inammissibilità), senza che la Corte di Cassazione sia entrata nel merito della questione. La sentenza della Corte d’Appello di Bari, pertanto, è diventata definitiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 17059 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 17059 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 04/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a TRICARICO il 13/05/1980
avverso la sentenza del 08/01/2024 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME
considerato che l’unico motivo di ricorso, che contesta la violazione di legg
e la carenza della motivazione in merito alla possibilità di una pronunci proscioglimento dell’imputato, è del tutto generico in quanto prospe
deduzioni astratte e prive delle ragioni di diritto e dei dati di f sorreggono la richiesta;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile co
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma d euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento del spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa de ammende.
Così deciso in Roma, il 04/02/2025
Il Consigliere COGNOME