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Carenza d’interesse: ricorso inammissibile senza spese

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso della parte civile per sopravvenuta carenza d’interesse, a seguito di un accordo risarcitorio raggiunto con l’imputato dopo la presentazione del ricorso stesso. La Corte stabilisce che, non essendo la causa di inammissibilità imputabile al ricorrente, non consegue la condanna al pagamento delle spese processuali né al versamento di somme alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Carenza d’interesse: quando l’appello si estingue senza costi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 25546/2025, offre un importante chiarimento sulla carenza d’interesse sopravvenuta nel corso di un giudizio. Quando le parti raggiungono un accordo dopo la presentazione di un ricorso, quest’ultimo diventa inammissibile, ma non sempre chi lo ha proposto è tenuto a pagarne le conseguenze economiche. Analizziamo insieme questa pronuncia per capire le dinamiche e le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un ricorso presentato in Cassazione dalla parte civile, ovvero la persona danneggiata dal reato, avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. La Corte d’Appello aveva ritenuto tacitamente revocata la costituzione di parte civile, annullando di conseguenza le disposizioni relative al risarcimento del danno nei confronti di uno degli imputati.

La parte civile, ritenendo errata tale decisione, aveva impugnato la sentenza lamentando la violazione di norme procedurali. Tuttavia, in un momento successivo alla presentazione del ricorso, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: l’imputato ha versato alla parte civile una somma concordata di tremila euro, estinguendo di fatto l’obbligazione risarcitoria. A seguito di questo accordo, il difensore della parte civile ha depositato una memoria con cui rinunciava al ricorso, proprio a causa della sopravvenuta carenza d’interesse a proseguire il giudizio.

La Decisione della Cassazione sulla Carenza d’Interesse

La Suprema Corte, presa visione degli atti, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La questione centrale non era più se la Corte d’Appello avesse agito correttamente o meno, ma il fatto che la ragione stessa del contendere era venuta meno. L’accordo economico tra le parti aveva soddisfatto le pretese della parte civile, rendendo inutile una pronuncia della Cassazione sul merito della questione.

L’aspetto più significativo della decisione, però, riguarda le spese processuali. Di norma, chi presenta un ricorso che viene dichiarato inammissibile è condannato a pagare le spese del procedimento. In questo caso, la Cassazione ha stabilito diversamente.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che la carenza d’interesse è sorta dopo la presentazione del ricorso e per una causa non imputabile al ricorrente. L’interesse a ricorrere era infatti presente al momento dell’impugnazione. È stato il successivo comportamento dell’imputato (il pagamento della somma) a far venir meno tale interesse.

Citando un precedente (Sez. 1 n. 15908 del 22/02/2024), i giudici hanno spiegato che il venir meno dell’interesse, quando non è colpa del ricorrente, non costituisce un’ipotesi di soccombenza. La soccombenza, principio per cui la parte ‘sconfitta’ paga le spese, non si applica in questo scenario. Poiché il ristoro economico è avvenuto solo dopo l’iniziativa legale del ricorrente, non sarebbe stato giusto addebitargli i costi di un procedimento resosi inutile per un evento favorevole ma successivo.

Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di equità fondamentale: se un accordo tra le parti risolve la controversia dopo l’avvio di un ricorso, quest’ultimo diventa inammissibile per sopravvenuta carenza d’interesse. Tuttavia, se l’accordo è stato raggiunto grazie all’iniziativa processuale del ricorrente, a quest’ultimo non possono essere addebitate le spese processuali. Questa decisione protegge la parte che, pur avendo ragione, trova soddisfazione alle proprie pretese al di fuori delle aule di tribunale, evitando di essere penalizzata economicamente per aver difeso i propri diritti.

Cosa accade a un ricorso se le parti trovano un accordo dopo la sua presentazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile per ‘sopravvenuta carenza d’interesse’, poiché la ragione originaria del contendere è venuta meno e non è più necessaria una decisione del giudice.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile per ‘sopravvenuta carenza d’interesse’?
Perché, dopo la presentazione del ricorso da parte della persona danneggiata, l’imputato ha versato la somma concordata a titolo di risarcimento. Questo pagamento ha soddisfatto le pretese del ricorrente, eliminando il suo interesse ad ottenere una sentenza.

Il ricorrente deve pagare le spese processuali se il suo ricorso è inammissibile per un accordo successivo?
No. Secondo questa sentenza, se la causa dell’inammissibilità (in questo caso, l’accordo) non è imputabile al ricorrente ma è anzi un esito favorevole avvenuto dopo l’avvio del ricorso, non vi è condanna al pagamento delle spese processuali né al versamento di somme alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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