Carenza di Interesse: Quando un Ricorso in Cassazione Perde di Utilità
Nel complesso mondo della procedura penale, esistono principi volti a garantire l’efficienza e la concretezza del sistema giudiziario. Uno di questi è il principio dell’interesse ad agire, la cui mancanza può portare a una declaratoria di inammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra perfettamente il concetto di carenza di interesse sopravvenuta, dimostrando come un ricorso, pur validamente proposto, possa perdere la sua ragion d’essere a seguito di eventi successivi.
I Fatti del Caso
Un soggetto, condannato in via definitiva, presentava al Tribunale di Sorveglianza un’istanza per ottenere una misura alternativa alla detenzione, specificamente l’affidamento in prova al servizio sociale o, in subordine, la detenzione domiciliare. Il Tribunale, con un’ordinanza del 18 aprile 2023, rigettava entrambe le richieste.
Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un difetto di motivazione. Tuttavia, mentre il ricorso era pendente di fronte alla Suprema Corte, accadeva un fatto nuovo e decisivo: in data 1 giugno 2023, allo stesso condannato veniva concessa la prosecuzione della pena presso il proprio domicilio, in base a una specifica normativa.
La Questione Giuridica: Il Principio della Carenza di Interesse
Il fulcro della questione non riguarda più il merito della richiesta originaria (se l’affidamento in prova dovesse essere concesso o meno), ma un aspetto puramente processuale. La domanda centrale diventa: ha ancora senso che la Corte di Cassazione si pronunci su un ricorso volto a ottenere una misura alternativa al carcere, quando il ricorrente ha già ottenuto un beneficio analogo, ovvero la possibilità di scontare la pena a casa?
La risposta risiede nel principio della carenza di interesse. Il processo non è un esercizio teorico, ma uno strumento per risolvere controversie concrete e tutelare diritti. Se l’interesse che ha mosso una parte a intraprendere un’azione legale viene a mancare, il processo stesso perde la sua funzione.
La Decisione della Corte sulla Carenza di Interesse
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio per ‘sopravvenuta carenza di interesse’. I giudici hanno osservato che l’ottenimento della detenzione domiciliare, sebbene concesso in un altro procedimento, aveva di fatto soddisfatto l’esigenza primaria del ricorrente: evitare la detenzione in carcere. Di conseguenza, una eventuale decisione favorevole della Cassazione non gli avrebbe più arrecato alcun vantaggio pratico.
Le Motivazioni
La motivazione della Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Viene chiarito che il sistema giudiziario deve evitare pronunce inutili. Poiché l’obiettivo del ricorrente era stato raggiunto per altra via, persisteva solo un interesse astratto alla corretta applicazione della legge, che però non è sufficiente a sostenere un’impugnazione. Un aspetto cruciale evidenziato nell’ordinanza riguarda le conseguenze di questa specifica forma di inammissibilità. La Corte, richiamando sentenze delle Sezioni Unite, ha specificato che, quando l’inammissibilità deriva da una carenza di interesse sopravvenuta alla proposizione del ricorso (e non da vizi originari dello stesso), non si applicano le sanzioni accessorie. Pertanto, il ricorrente non è stato condannato al pagamento delle spese processuali né al versamento di una somma alla cassa delle ammende. Questo distingue tale situazione da altre cause di inammissibilità, come la tardività del ricorso o la mancanza di motivi specifici.
Le Conclusioni
L’ordinanza offre una lezione importante sulla pragmatica del diritto processuale. Un ricorso in cassazione non è un’isola immune agli eventi esterni; fatti successivi alla sua presentazione possono incidere profondamente sulla sua sorte. La declaratoria di inammissibilità per sopravvenuta carenza di interesse rappresenta un meccanismo di economia processuale che impedisce alla macchina della giustizia di lavorare a vuoto. Per gli avvocati e i loro assistiti, ciò significa che l’evoluzione della situazione esecutiva del condannato deve essere costantemente monitorata, poiché può determinare l’esito di un’impugnazione indipendentemente dalla fondatezza dei motivi originari.
 
Cosa significa dichiarare un ricorso inammissibile per ‘sopravvenuta carenza di interesse’?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito perché un evento, verificatosi dopo la sua presentazione, ha eliminato qualsiasi vantaggio pratico che il ricorrente potrebbe ottenere da una decisione a suo favore, rendendo la pronuncia del giudice inutile.
Perché in questo caso l’interesse del ricorrente è venuto meno?
L’interesse è venuto meno perché, dopo aver impugnato il diniego di misure alternative, al condannato è stata concessa la detenzione domiciliare. Questo beneficio ha soddisfatto la sua esigenza principale di non scontare la pena in carcere, rendendo così irrilevante l’esito del ricorso originario.
Quali sono le conseguenze per chi propone il ricorso in caso di inammissibilità per carenza di interesse sopravvenuta?
A differenza di altre cause di inammissibilità, la giurisprudenza costante citata nell’ordinanza stabilisce che in questo specifico caso il ricorrente non viene condannato al pagamento delle spese del procedimento né al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3562 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7   Num. 3562  Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 07/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME NOME (CUI 04INDIRIZZO) nato il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 18/04/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di TRIESTE / tM 6 ,,, ‘”iy ,   At4  GLYPH VI
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
 Con l’ordinanza indicata in epigrafe, il Tribunale di sorveglianza di Trieste ha rigettato le domande di affidamento in prova al servizio sociale, o di detenzione domiciliare, avanzate da NOME COGNOME.
 Avverso tale decisione ha proposto ricorso per cassazione NOME COGNOME NOME, tramite l’AVV_NOTAIO, dolendosi della violazione ed erronea applicazione di legge ex art. 606, comma 1, lett. b) cod., proc. pen., in relazione agli artt. 47 e 47-ter legge 26 luglio 1975, n 354, anche per vizio e difetto di motivazione.
Il ricorso deve essere dichiarato inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, atteso che – successivamente all’adozione del provvedimento impugnato, precisamente il 01/06/2023 – è stata concessa al condannato la prosecuzione della pena presso il domicilio, ai sensi della legge 26 novembre 2010, n. 199.
La sopravvenuta inammissibilità non comporta provvedimenti accessori di condanna, in adesione alla costante giurisprudenza di questa Corte secondo cui, qualora il venir meno dell’interesse alla decisione del ricorso per cassazione sopraggiunga alla sua proposizione, alla dichiarazione di inammissibilità, indipendente dalle cause previste dagli artt. 591, comma 1 e 606, comma 3, cod. proc. pen., non consegue la condanna del ricorrente né alle spese del procedimento, né al pagamento della sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende (Sez. U, n. 20 del 09/10/1996, dep. 06/12/1996, COGNOME, Rv. 206168; Sez. U, n. 7 del 25/06/1997, dep. 18/07/1997, COGNOME, Rv. 208166; Sez. 6, n. 22747 del 06/03/2003, dep. 22/11/2003, COGNOME, Rv. 226009; Sez. 2, n. 30669 del 17/05/2006, dep. 14/09/2006, COGNOME, Rv. 234859). 
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso per sopravvenuto difetto di interesse. Così deciso in Roma, il 07 dicembre 2023.