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Carenza di interesse: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato a causa della sopravvenuta carenza di interesse. Durante il giudizio di legittimità, la misura cautelare oggetto dell’impugnazione è stata revocata, rendendo priva di effetti pratici un’eventuale decisione favorevole. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto senza condanna alle spese per l’imputato.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Carenza di Interesse: Quando un Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

Nel diritto processuale, l’interesse ad agire è un pilastro fondamentale: senza un beneficio concreto e attuale derivante da una decisione giudiziaria, l’azione legale perde la sua ragione d’essere. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 45282/2024, illustra perfettamente questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso per sopravvenuta carenza di interesse. Il caso riguardava un’impugnazione contro una misura cautelare che, nelle more del giudizio, era stata revocata, rendendo di fatto inutile la pronuncia della Corte.

I Fatti del Caso: Dalla Misura Cautelare al Ricorso

La vicenda ha origine da un’ordinanza del Tribunale di L’Aquila che, in parziale riforma di un precedente provvedimento, aveva sostituito la misura degli arresti domiciliari a carico di un individuo, gravemente indiziato per detenzione di sostanze stupefacenti, con il divieto di dimora in un determinato comune. Successivamente, su istanza della difesa, la misura era stata ulteriormente modificata in un obbligo di dimora con permanenza domiciliare notturna.

Contro questa decisione, l’imputato aveva proposto ricorso per cassazione, lamentando vizi di motivazione sulla gravità degli indizi e violazioni di legge. Tuttavia, prima che la Corte potesse decidere, un evento cruciale ha cambiato le carte in tavola: la misura cautelare è stata interamente revocata. A seguito di ciò, il difensore ha formalmente rinunciato al ricorso, evidenziando la sopravvenuta carenza di interesse del suo assistito.

La Decisione della Corte sulla Carenza di Interesse

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto l’eccezione, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato, sancito dall’art. 568, comma 4, del codice di procedura penale: l’interesse a impugnare deve essere non solo iniziale, ma anche attuale e concreto, e deve persistere fino al momento della decisione.

Nel caso specifico, la revoca della misura cautelare, avvenuta il 12 novembre 2024, ha fatto venir meno qualsiasi pregiudizio che il ricorrente avrebbe potuto subire dal provvedimento impugnato. Di conseguenza, un eventuale accoglimento del ricorso non avrebbe prodotto alcun effetto favorevole per lui, poiché si sarebbe pronunciato su un atto ormai privo di efficacia. L’interesse, quindi, non era più sussistente.

Implicazioni Pratiche: Inammissibilità senza Condanna alle Spese

Un aspetto particolarmente rilevante della sentenza riguarda le conseguenze economiche della declaratoria di inammissibilità. Normalmente, la parte il cui ricorso viene dichiarato inammissibile è condannata al pagamento delle spese processuali. In questo caso, però, la Corte ha stabilito diversamente.

I giudici hanno chiarito che, poiché la carenza di interesse è sopravvenuta per una causa non imputabile al ricorrente (la revoca della misura disposta autonomamente dall’autorità giudiziaria), non si configura un’ipotesi di soccombenza. Pertanto, l’inammissibilità non ha comportato la condanna al pagamento delle spese processuali né al versamento di una somma alla Cassa delle ammende.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una solida base giuridica e giurisprudenziale. Il principio cardine è che l’impugnazione è uno strumento finalizzato a rimuovere un pregiudizio concreto. Se tale pregiudizio cessa di esistere, come nel caso della revoca di una misura cautelare, lo strumento stesso perde la sua funzione. La Corte ha richiamato precedenti pronunce, anche delle Sezioni Unite, che confermano come l’interesse debba essere valutato non in astratto, ma in relazione agli effetti pratici che la decisione può produrre. L’eventuale accoglimento del ricorso avrebbe riguardato un provvedimento non più operativo, configurando una pronuncia meramente teorica e priva di utilità per il ricorrente.

le conclusioni

La sentenza n. 45282/2024 ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’economia processuale e la concretezza dell’interesse ad agire. Dimostra come gli eventi che si verificano durante il processo possano incidere sulla validità stessa dell’impugnazione. La decisione offre anche un’importante specificazione sul regime delle spese processuali, distinguendo l’inammissibilità per cause originarie da quella derivante da eventi sopravvenuti e non imputabili alla parte. Questo garantisce che il ricorrente non sia penalizzato economicamente per una situazione che ha reso il suo ricorso, seppur inizialmente fondato, privo di scopo.

Quando un ricorso in Cassazione diventa inammissibile per carenza di interesse?
Un ricorso diventa inammissibile per carenza di interesse quando, durante il giudizio, il provvedimento impugnato viene revocato o perde i suoi effetti, rendendo qualsiasi decisione della Corte priva di un vantaggio pratico e attuale per il ricorrente.

Cosa succede se una misura cautelare viene revocata mentre è in corso un ricorso contro di essa?
Se la misura cautelare viene revocata, il ricorso proposto contro di essa viene dichiarato inammissibile per sopravvenuta mancanza di interesse, poiché un’eventuale decisione di accoglimento non produrrebbe alcun effetto favorevole per l’imputato, che è già stato rimesso in libertà.

In caso di inammissibilità per sopravvenuta carenza di interesse non imputabile, si pagano le spese processuali?
No. La sentenza chiarisce che se la carenza di interesse deriva da una causa non attribuibile al ricorrente (come la revoca della misura cautelare), non si configura una soccombenza. Di conseguenza, non vi è condanna al pagamento delle spese processuali né al versamento di somme alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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