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Carenza di interesse: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro preventivo a causa della sopravvenuta carenza di interesse, originata dalla restituzione del bene all’imputato. La sentenza chiarisce che, in tali circostanze, non segue la condanna al pagamento delle spese processuali, poiché il venir meno dell’interesse non è imputabile al ricorrente.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Carenza di Interesse: Quando l’Impugnazione Perde Scopo

Nel diritto processuale, l’interesse ad agire è un pilastro fondamentale: senza un beneficio concreto e attuale derivante da una decisione giudiziaria, l’azione legale perde la sua ragione d’essere. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 36873/2024) offre un chiaro esempio di questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di tale decisione, soprattutto in relazione alle spese processuali.

I Fatti del Caso: Il Sequestro dell’Autovettura

La vicenda ha origine dal sequestro preventivo di un’autovettura, disposto nell’ambito di un procedimento penale per violazione della legge sugli stupefacenti (art. 73 d.P.R. 309/1990). Il proprietario del veicolo, ritenendo illegittimo il provvedimento, presentava una richiesta di riesame al Tribunale di Trani, che tuttavia respingeva la sua istanza. Di conseguenza, l’interessato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge per l’assenza di esigenze cautelari che potessero giustificare il mantenimento del vincolo reale sul bene.

La Decisione della Cassazione e la Carenza di Interesse

Durante la pendenza del ricorso in Cassazione, si verifica un fatto nuovo e decisivo: in sede di udienza preliminare, il giudice dispone la restituzione dell’autovettura al suo proprietario. A seguito di ciò, il difensore dell’imputato presentava una dichiarazione di rinuncia al ricorso.

La Suprema Corte, tuttavia, ha prima di tutto chiarito che la rinuncia presentata dal solo difensore, sprovvisto di procura speciale, è inefficace. La rinuncia all’impugnazione non è un mero atto di difesa, ma una manifestazione di volontà che richiede la firma personale dell’interessato o una procura ad hoc.

Nonostante l’inefficacia della rinuncia, la Corte ha comunque dichiarato il ricorso inammissibile, ma per un motivo diverso: la sopravvenuta carenza di interesse. Poiché l’obiettivo principale del ricorso era ottenere la restituzione del veicolo, e tale restituzione era già avvenuta, il ricorrente non aveva più alcun interesse attuale e concreto a una pronuncia sulla legittimità del sequestro originario.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha sottolineato che, per poter procedere all’esame di un’impugnazione, non è sufficiente un mero interesse astratto o accademico a una decisione di principio. È necessario che il ricorrente possa ottenere un risultato pratico e favorevole dalla decisione. Nel momento in cui il bene sequestrato viene restituito, l’interesse a contestare la legittimità del sequestro viene meno, rendendo l’impugnazione priva di scopo.

Un punto cruciale della sentenza riguarda le spese processuali. La Corte ha stabilito che, quando l’inammissibilità deriva da una sopravvenuta carenza di interesse per una causa non imputabile al ricorrente (come in questo caso, dove la restituzione è stata decisa autonomamente da un giudice), non si applica il principio della soccombenza. Pertanto, il ricorrente non è stato condannato al pagamento delle spese processuali né al versamento di una somma alla Cassa delle ammende. Questo perché il sopraggiunto venir meno dell’interesse alla decisione non configura un’ipotesi di soccombenza, ma un evento che rende semplicemente inutile la prosecuzione del giudizio.

Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni di procedura penale. In primo luogo, ribadisce che l’interesse ad agire deve sussistere non solo al momento della proposizione del ricorso, ma per tutta la durata del processo. Se tale interesse viene meno, il ricorso diventa inammissibile. In secondo luogo, chiarisce che le conseguenze di una declaratoria di inammissibilità possono variare: se questa è dovuta a eventi non controllati dal ricorrente che ne fanno cessare l’interesse, non vi sarà condanna alle spese, a differenza dei casi in cui l’inammissibilità deriva da vizi originari dell’atto di impugnazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché l’autovettura oggetto del sequestro era già stata restituita al ricorrente, rendendo così priva di scopo una decisione sulla legittimità del provvedimento di sequestro.

La rinuncia al ricorso presentata dall’avvocato era valida?
No, la Corte ha specificato che la rinuncia presentata dal solo difensore, senza una procura speciale del suo assistito, è inefficace. La rinuncia all’impugnazione richiede una manifestazione di volontà inequivoca dell’interessato, espressa personalmente o tramite procuratore speciale.

Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali?
No. La sentenza ha stabilito che, quando l’inammissibilità deriva da una sopravvenuta carenza di interesse per una causa non imputabile al ricorrente, non consegue la condanna al pagamento delle spese processuali, in quanto non si configura un’ipotesi di soccombenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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