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Carenza di interesse: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro di cellulari per sopravvenuta carenza di interesse. La decisione si fonda sulla restituzione dei dispositivi agli indagati, avvenuta dopo l’estrazione di una copia forense dei dati. Secondo la Corte, la restituzione fa venir meno l’interesse concreto e attuale a impugnare il provvedimento, a meno che non si dimostri un interesse specifico alla disponibilità esclusiva dei dati, cosa non avvenuta nel caso di specie.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Carenza di interesse: il ricorso contro il sequestro diventa inammissibile se il bene viene restituito

Nel processo penale, l’impugnazione di un provvedimento richiede un interesse concreto e attuale. Ma cosa succede se, dopo aver presentato ricorso contro un sequestro, il bene viene restituito? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce che in questi casi subentra una carenza di interesse che rende il ricorso inammissibile, anche se l’autorità giudiziaria ha conservato una copia dei dati. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Il Sequestro dei Dispositivi

Tre militari venivano indagati per il reato di cospirazione per compromettere l’autorità di un comandante, previsto dal codice penale militare di pace. L’ipotesi accusatoria si basava su alcune conversazioni avvenute tramite un’applicazione di messaggistica istantanea, dalle quali emergeva una presunta volontà comune di ostacolare l’azione del loro superiore e, se necessario, di provocarne il trasferimento.

Nel corso delle indagini, il Tribunale militare disponeva il sequestro dei telefoni cellulari in uso agli indagati. L’obiettivo era quello di svolgere accertamenti sui supporti informatici per ricostruire i fatti e le singole condotte. Contro tale provvedimento, gli indagati proponevano ricorso per Cassazione, lamentando una mancanza di motivazione sia sul fumus commissi delicti sia sulle esigenze probatorie.

Il Ricorso per Cassazione e la Sopravvenuta Carenza di Interesse

Il punto di svolta del procedimento si verifica dopo la proposizione del ricorso. Il Procuratore militare, previa estrazione di una copia forense dei dati contenuti nei dispositivi, emetteva un decreto di dissequestro e ordinava la restituzione dei telefoni ai legittimi proprietari.

Di fronte a questa nuova circostanza, il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione chiedeva che i ricorsi fossero dichiarati inammissibili per sopravvenuta carenza di interesse. La restituzione dei beni, infatti, aveva di fatto soddisfatto la principale pretesa degli indagati, facendo venir meno il loro interesse a ottenere una pronuncia sul merito dell’impugnazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione accoglie la richiesta del Procuratore generale, dichiarando i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato, già affermato dalle Sezioni Unite: una volta che la cosa sequestrata viene restituita, il ricorso contro il sequestro perde il suo scopo.

La Corte precisa che questa regola vale anche quando l’autorità giudiziaria dispone, prima della restituzione, l’estrazione di una copia forense degli atti o dei documenti. Tale operazione, infatti, costituisce un provvedimento autonomo rispetto al decreto di sequestro originario.

Esiste un’eccezione a questo principio: il ricorso resta ammissibile se l’interessato dimostra di avere un interesse concreto e attuale alla disponibilità esclusiva dei dati. In altre parole, non basta lamentare la mera acquisizione dei dati da parte degli inquirenti; è necessario argomentare specificamente perché tale acquisizione pregiudichi un diritto che solo una pronuncia di annullamento del sequestro potrebbe tutelare. Nel caso di specie, gli indagati non avevano formulato alcuna deduzione in tal senso, né nel ricorso né in memorie successive.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un importante principio di economia processuale: l’interesse ad agire deve sussistere non solo al momento della proposizione dell’impugnazione, ma per tutta la durata del giudizio. La restituzione del bene sequestrato determina il venir meno di tale interesse, rendendo il ricorso inammissibile. La mera acquisizione di una copia forense dei dati da parte dell’accusa non è, di per sé, sufficiente a mantenere vivo l’interesse a ricorrere, a meno che non si deduca e si dimostri un pregiudizio specifico legato alla non esclusività dei dati stessi. Infine, la Corte ha stabilito che, data l’assenza di profili di colpa nell’impugnazione, non vi era luogo a condanna alle spese per i ricorrenti.

Quando un ricorso contro un sequestro diventa inammissibile per carenza di interesse?
Un ricorso contro un provvedimento di sequestro diventa inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse quando il bene sequestrato viene restituito all’avente diritto, poiché viene meno lo scopo principale dell’impugnazione.

La restituzione del bene dopo averne fatto una copia forense impedisce comunque la declaratoria di carenza di interesse?
No. Secondo la giurisprudenza citata, la carenza di interesse sussiste anche se l’autorità giudiziaria, prima della restituzione, ha estratto una copia forense dei dati. L’estrazione della copia è un atto autonomo rispetto al sequestro.

In quali casi si può ancora avere interesse a ricorrere dopo la restituzione del bene sequestrato?
È possibile mantenere un interesse a ricorrere se si deduce e si dimostra un interesse concreto e attuale alla disponibilità esclusiva dei dati contenuti nel dispositivo restituito. Non è sufficiente la semplice apprensione dei dati da parte degli inquirenti, ma occorre allegare un pregiudizio specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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