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Caccia di selezione: quando è reato penale?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’abbattimento di un capo durante la caccia di selezione, in assenza della specifica autorizzazione giornaliera, costituisce un reato penale ai sensi della legge quadro sulla caccia (L. 157/1992) e non un mero illecito amministrativo. La sentenza chiarisce che il mancato rispetto delle rigide procedure previste per questa forma di prelievo venatorio rende l’attività illecita, anche se il cacciatore possiede le abilitazioni generali.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Caccia di Selezione Non Autorizzata: Reato Penale, non Semplice Multa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale per tutti gli appassionati di attività venatoria, in particolare per chi pratica la caccia di selezione. Abbattere un capo senza la specifica e necessaria autorizzazione prevista dai regolamenti regionali non è una semplice svista amministrativa punibile con una multa, ma integra un vero e proprio reato. Questa decisione sottolinea l’importanza di seguire scrupolosamente tutte le procedure previste per questa particolare forma di prelievo.

Il Caso: Un Capriolo Abbattuto Senza “Prenotazione”

I fatti riguardano un cacciatore che, pur essendo in possesso di un attestato di idoneità per la caccia di selezione al capriolo e del regolare tesserino venatorio, ha abbattuto un esemplare maschio di questo animale. Il problema? Quel giorno, il cacciatore era autorizzato unicamente alla caccia al cinghiale e non aveva effettuato la “prenotazione” o ottenuto l’autorizzazione specifica richiesta per il prelievo del capriolo, come imposto dalla disciplina regionale sulla caccia selettiva. Il Tribunale di primo grado, pur riconoscendo la responsabilità penale per il reato previsto dalla legge sulla caccia (L. 157/1992), lo aveva assolto per la particolare tenuità del fatto.

La Tesi Difensiva: Semplice Irregolarità Amministrativa?

La difesa del cacciatore ha sostenuto che l’abbattimento era avvenuto in un periodo in cui il prelievo di quella specie era comunque consentito. La mancata prenotazione, secondo l’imputato, avrebbe dovuto essere considerata una mera irregolarità procedurale, configurando al massimo un illecito amministrativo sanzionato dalla legge regionale della Toscana, e non un reato penale.

La Risposta della Cassazione sulla Caccia di Selezione

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente la tesi difensiva, confermando la natura penale della condotta. I giudici hanno spiegato la differenza fondamentale tra la caccia ordinaria e la caccia di selezione. Quest’ultima non rappresenta un periodo di caccia generalizzato, ma un’attività di prelievo programmata e controllata, che risponde a criteri e finalità specifiche, come il mantenimento dell’equilibrio dell’ambiente naturale. Può essere autorizzata anche al di fuori dei periodi di caccia tradizionali, ma proprio per questo è soggetta a una disciplina molto più stringente.

Il Ragionamento della Corte Suprema

Il punto centrale del ragionamento della Corte si basa sul rapporto tra la legge penale nazionale e la normativa amministrativa regionale. La legge regionale toscana prevede una sanzione amministrativa per chi abbatte determinate specie “al di fuori dei tempi e dei modi previsti”. Tuttavia, la stessa norma fa salva l’applicazione delle sanzioni penali, se previste. La legge nazionale (n. 157/1992) punisce penalmente chi abbatte fauna selvatica il cui abbattimento è vietato. Poiché il cacciatore ha agito al di fuori del rigido quadro autorizzativo della caccia selettiva, il suo gesto è stato considerato come un abbattimento avvenuto in un periodo non consentito, integrando così il reato. Il mancato rispetto delle procedure della caccia selettiva non è una “mera irregolarità”, ma un elemento che rende l’intera attività illecita dal punto di vista penale.

Implicazioni Pratiche per i Cacciatori

Questa sentenza invia un messaggio inequivocabile: la disciplina della caccia di selezione deve essere rispettata in ogni suo dettaglio. Non è sufficiente possedere le abilitazioni generali. È indispensabile attenersi a tutte le procedure previste dai piani di prelievo regionali, incluse le autorizzazioni giornaliere o le prenotazioni. Una disattenzione procedurale può trasformare un’attività potenzialmente lecita in un reato penale, con conseguenze ben più gravi di una semplice sanzione amministrativa. I cacciatori devono quindi agire con la massima diligenza, assicurandosi di avere tutte le carte in regola prima di ogni singola uscita.

Abbattere un capriolo durante la caccia di selezione senza la specifica autorizzazione giornaliera è un reato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che tale condotta costituisce un reato ai sensi della Legge n. 157/1992, poiché l’abbattimento avviene al di fuori delle condizioni e dei modi autorizzati, e non è quindi una semplice infrazione amministrativa.

Perché la violazione non è stata considerata un illecito amministrativo previsto dalla legge regionale?
Perché la legge regionale stessa specifica che le sue sanzioni amministrative si applicano solo se il fatto non è già previsto come reato dalla legge nazionale. Dato che l’abbattimento di fauna in periodi o con modalità non consentite è un reato, la norma penale prevale su quella amministrativa.

Qual è la differenza tra caccia generalizzata e caccia di selezione secondo la sentenza?
La caccia generalizzata si svolge in periodi stagionali predefiniti e aperti a chi ha i requisiti. La caccia di selezione, invece, è un’attività programmata che risponde a finalità di gestione faunistica, può avvenire anche fuori stagione e richiede il rispetto di rigidi piani di abbattimento e procedure autorizzative specifiche, la cui violazione rende l’attività penalmente illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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