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Buona fede in edilizia: quando l’errore è scusabile?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per un reato edilizio, chiarendo i limiti della buona fede in edilizia. Un cittadino aveva installato una tensostruttura di 70 mq basandosi sulle rassicurazioni del venditore, ma è stato ritenuto colpevole. La Corte ha stabilito che l’informazione da un soggetto privato non qualificato non basta a giustificare l’ignoranza della legge. Il cittadino ha un dovere di informarsi presso le autorità competenti prima di costruire. La decisione sottolinea che per invocare la buona fede è necessario un elemento positivo, come un atto della P.A., non la semplice parola di un venditore.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Buona fede in edilizia: quando l’errore sulla legge è scusabile?

La buona fede in edilizia è un concetto spesso invocato per difendersi da accuse di abuso, ma quali sono i suoi reali confini? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 35952/2025) offre un’analisi rigorosa, chiarendo che l’affidamento sulle parole di un privato, come il venditore, non è sufficiente a giustificare la violazione delle norme urbanistiche. Vediamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti del Caso: La Realizzazione della Tensostruttura

Un cittadino veniva assolto in primo grado dal Tribunale di Bergamo dall’accusa di reato edilizio per aver installato una tensostruttura di circa 70 metri quadrati. L’opera, costituita da una carpenteria in ferro e un telo plastificato, era ancorata al suolo con pozzetti in cemento e destinata al ricovero di un autocaravan. Il giudice di primo grado aveva ritenuto che il fatto non costituisse reato, accogliendo la tesi della buona fede dell’imputato.

La Decisione di Primo Grado e il Ricorso del Procuratore

L’assoluzione si basava sulla convinzione che l’imputato avesse agito senza la consapevolezza di commettere un illecito, fidandosi di informazioni errate ricevute dal venditore della struttura. Tuttavia, il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Brescia ha impugnato la sentenza, sostenendo che il giudice avesse errato nel valutare l’elemento soggettivo. Secondo l’accusa, la buona fede era stata riconosciuta senza considerare che l’imputato non si era preoccupato di verificare la normativa presso gli uffici competenti, affidandosi a un soggetto (il venditore) privo di qualsiasi autorevolezza giuridica.

Buona fede in edilizia e l’errore sulla legge: Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando la sentenza di assoluzione e rinviando il caso al Tribunale per un nuovo giudizio. Le motivazioni della Corte sono un’importante lezione sul concetto di colpevolezza e ignoranza della legge in materia edilizia.

L’irrilevanza della precarietà del manufatto

In primo luogo, la Corte ribadisce un principio consolidato: per stabilire se un’opera necessita del permesso di costruire, non conta la “rimovibilità” della struttura o i materiali usati. Ciò che rileva è la sua destinazione oggettiva a soddisfare bisogni non provvisori. Una tensostruttura di 70 mq, ancorata al suolo con cemento e destinata stabilmente a ricovero, non può essere considerata un’opera precaria e richiede il titolo abilitativo.

Il dovere di informazione e i limiti della buona fede

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’elemento soggettivo. La Cassazione ricorda che, dopo la storica sentenza della Corte Costituzionale n. 364 del 1988, l’ignoranza della legge penale non è scusabile, a meno che non sia “inevitabile”.

Perché l’ignoranza sia ritenuta inevitabile, non basta una semplice affermazione di non conoscenza. Il cittadino ha un preciso “dovere di informazione”. In caso di dubbio sulla liceità di un’azione, soprattutto in un settore complesso come l’edilizia, è tenuto a consultare le norme o a rivolgersi agli uffici tecnici comunali. Affidarsi al consiglio di un venditore, soggetto interessato alla vendita e privo di competenze giuridiche specifiche, non costituisce un comportamento diligente e non può fondare una scusante.

La cosiddetta “buona fede” nelle contravvenzioni, spiega la Corte, può essere riconosciuta solo in presenza di un “elemento positivo ed esterno” che abbia indotto l’agente in errore. Ad esempio:
* Un provvedimento illegittimo della Pubblica Amministrazione.
* Un orientamento giurisprudenziale consolidato e univoco che poi viene smentito.
* Una formulazione eccezionalmente oscura della norma.

Nel caso di specie, mancava qualsiasi elemento di questo tipo. L’errore dell’imputato derivava unicamente da una sua negligenza nel non adempiere al dovere di informarsi correttamente.

Le conclusioni: Annullamento con Rinvio

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è sufficiente, per escludere la colpa, appellarsi a un suggerimento errato ricevuto da un soggetto privato non qualificato. La responsabilità penale per un abuso edilizio non può essere elusa semplicemente dichiarando di aver agito in buona fede. È necessario dimostrare di aver fatto tutto il possibile per conoscere la legge, attivandosi in prima persona per ottenere informazioni corrette dalle fonti competenti. La sentenza è stata quindi annullata con rinvio, e il Tribunale di Bergamo dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi rigorosi principi.

Posso installare una grande tensostruttura per un camper senza permesso di costruire, considerandola precaria?
No. Secondo la sentenza, ciò che determina la necessità di un permesso di costruire non sono i materiali o la facilità di rimozione, ma la funzione stabile e non provvisoria dell’opera. Una struttura di dimensioni significative (70 mq) ancorata al suolo per il ricovero di un veicolo è considerata una trasformazione edilizia permanente e richiede il titolo abilitativo.

Se il venditore di una struttura mi assicura che non serve un’autorizzazione, la mia buona fede in edilizia è sufficiente a salvarmi da un’accusa di abuso?
No. La Corte ha chiarito che l’informazione fornita da un soggetto privato, per di più interessato alla vendita, è priva di autorevolezza giuridica e non può giustificare l’ignoranza della legge. Il cittadino ha un dovere di informarsi presso le autorità competenti (es. ufficio tecnico del Comune) e non può invocare la buona fede basandosi su consigli inaffidabili.

In quali casi l’ignoranza della legge in materia edilizia è considerata “inevitabile” e quindi scusabile?
L’ignoranza della legge è scusabile solo in circostanze eccezionali, quando deriva da un elemento positivo esterno che induce in errore, come un provvedimento fuorviante della Pubblica Amministrazione, un orientamento giurisprudenziale consolidato e pacifico, o una grave e oggettiva oscurità del testo normativo. La semplice mancanza di conoscenza o l’affidamento su fonti non qualificate non rientrano in queste ipotesi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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