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Braccialetto Elettronico: Quando è Obbligatorio?

La Cassazione rigetta i ricorsi di due indagati, confermando la custodia in carcere per uno e l’applicazione del braccialetto elettronico per l’altro. La Corte chiarisce che il braccialetto non è un aggravamento di pena ma una modalità esecutiva di default per gli arresti domiciliari, applicabile salvo motivata esclusione da parte del giudice.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Braccialetto Elettronico: Non un Aggravamento ma una Regola

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20136 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale delle misure cautelari: la natura e l’applicazione del braccialetto elettronico. Il provvedimento chiarisce in modo definitivo che tale strumento non costituisce un aggravamento della misura degli arresti domiciliari, bensì una sua modalità esecutiva ordinaria, la cui mancata applicazione necessita di una specifica motivazione da parte del giudice.

Il Caso in Esame

La vicenda riguarda due soggetti, indagati per gravi reati tra cui associazione per delinquere finalizzata a furti in abitazione, ricettazione e falsificazione. Inizialmente sottoposti alla custodia cautelare in carcere, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva successivamente disposto per entrambi la misura più lieve degli arresti domiciliari.

Il Pubblico Ministero, ritenendo tale misura inadeguata, proponeva appello. Il Tribunale del Riesame accoglieva parzialmente l’impugnazione, ripristinando la custodia in carcere per il primo indagato e aggiungendo l’obbligo del braccialetto elettronico per il secondo, che rimaneva agli arresti domiciliari. Contro questa decisione, i due indagati proponevano ricorso per Cassazione.

La Decisione sul Braccialetto Elettronico e la Custodia Cautelare

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, ritenendoli infondati. Le argomentazioni dei giudici di legittimità offrono importanti spunti di riflessione sulla valutazione delle esigenze cautelari e sulla funzione del controllo elettronico.

La Posizione del Primo Ricorrente: il Ritorno in Carcere

Il primo ricorrente lamentava che la decisione del Tribunale di ripristinare la custodia in carcere fosse basata su mere congetture circa una sua futura violazione delle prescrizioni. La Cassazione ha respinto questa tesi, sottolineando come la valutazione del Tribunale non fosse affatto congetturale, ma fondata su un elemento concreto e significativo: il ricorrente aveva commesso gran parte dei reati contestati mentre era già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Questo comportamento pregresso dimostrava una spiccata capacità di eludere i controlli e una pericolosità sociale tale da rendere gli arresti domiciliari una misura inadeguata a contenere il rischio di recidiva.

La Posizione del Secondo Ricorrente e il Principio sul Braccialetto Elettronico

Il punto più interessante della sentenza riguarda la posizione del secondo ricorrente. Egli sosteneva che l’applicazione del braccialetto elettronico fosse un’illegittima aggravamento della misura, motivato erroneamente dal Tribunale. La Corte di Cassazione, richiamando un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (sent. n. 20769/2016, Lovisi), ha ribadito un principio fondamentale: il braccialetto elettronico non è una nuova e autonoma misura cautelare, né un suo aggravamento. Esso rappresenta unicamente una «modalità esecutiva degli arresti domiciliari».

Le Motivazioni Giuridiche della Sentenza

La Corte ha chiarito che l’applicazione del dispositivo elettronico non aggiunge nuove prescrizioni a carico dell’indagato, ma è un mero strumento di controllo per verificare il rispetto di quelle già imposte. Di conseguenza, la sua adozione non è autonomamente impugnabile.

La vera svolta interpretativa, consolidata da questa sentenza, deriva dalla modifica legislativa dell’art. 275-bis del codice di procedura penale. Se in passato il giudice doveva motivare perché riteneva necessario applicare il braccialetto, oggi la regola è invertita: il giudice deve applicarlo sempre, salvo che lo ritenga non necessario, e in tal caso deve fornire una specifica motivazione per la sua esclusione. Nel caso di specie, il ricorrente non aveva fornito alcun elemento per dimostrare la non necessità del controllo elettronico, rendendo di fatto irrilevanti le motivazioni (pur presenti) addotte dal Tribunale per disporlo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un orientamento ormai granitico nella giurisprudenza di legittimità. Il braccialetto elettronico è diventato la modalità standard di esecuzione degli arresti domiciliari. Per la difesa, ciò comporta un cambio di prospettiva: non si tratta più di contrastare una richiesta di applicazione da parte dell’accusa, ma di fornire al giudice elementi concreti per motivare la non necessità di tale strumento di controllo. La decisione evidenzia come la valutazione del giudice debba sempre essere ancorata a elementi specifici e non a mere presunzioni, sia quando inasprisce una misura, sia quando, al contrario, decide di non avvalersi degli strumenti di controllo previsti dalla legge come regola generale.

L’applicazione del braccialetto elettronico costituisce un aggravamento della misura degli arresti domiciliari?
No, la Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha chiarito che non è una misura autonoma né un aggravamento, ma una “modalità esecutiva” degli arresti domiciliari, ovvero uno strumento per controllarne il rispetto.

Il giudice deve sempre motivare l’applicazione del braccialetto elettronico?
No, a seguito delle modifiche legislative, la regola è stata invertita. Il giudice deve applicare il braccialetto elettronico come regola generale e deve fornire una specifica motivazione solo nel caso in cui decida di non applicarlo, ritenendolo non necessario.

È possibile impugnare autonomamente l’ordinanza che applica solo il braccialetto elettronico?
No, poiché il braccialetto è una modalità esecutiva e non una misura cautelare a sé stante, la sua applicazione non è suscettibile di impugnazione autonoma. Si può invece impugnare la misura cautelare a cui accede (es. gli arresti domiciliari).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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