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Bis in idem cautelare: quando è legittima una nuova misura

La Cass. Pen., Sez. 6, n. 52113/2019, analizza il principio del bis in idem cautelare. La Corte rigetta il ricorso contro una custodia cautelare, stabilendo che non c’è preclusione se la prima decisione non è definitiva. Si chiarisce anche la competenza territoriale per i reati associativi legati alla ‘ndrangheta.

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Pubblicato il 11 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bis in idem cautelare: quando una nuova richiesta di arresto è legittima?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 52113 del 2019, offre un’importante lezione sul principio del bis in idem cautelare, chiarendo i limiti e le condizioni che consentono di presentare una nuova richiesta di misura cautelare dopo un primo rigetto. La decisione interviene in un complesso caso di criminalità organizzata, toccando temi cruciali come la competenza territoriale e la valutazione della gravità indiziaria.

I Fatti: Una complessa vicenda processuale tra Milano e Catanzaro

La vicenda processuale riguarda un indagato accusato di partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante mafiosa e di tentata importazione di cocaina. Il percorso giudiziario è stato particolarmente articolato:

1. Prima richiesta (Milano): La Procura di Milano chiede la custodia cautelare in carcere. Il Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.) di Milano respinge la richiesta per carenza di gravità indiziaria.
2. Trasferimento degli atti: La Procura di Milano, dopo aver appellato la decisione, si spoglia del procedimento e lo trasmette per competenza territoriale alla Procura di Catanzaro.
3. Seconda richiesta (Catanzaro): La Procura di Catanzaro presenta una nuova richiesta di misura cautelare.
4. Secondo rigetto: Il G.i.p. di Catanzaro respinge nuovamente la richiesta, ma questa volta per assenza di esigenze cautelari, pur riconoscendo la sussistenza degli indizi.
5. Appello del PM e ordinanza: La Procura di Catanzaro appella questa seconda decisione. Il Tribunale di Catanzaro, in funzione di giudice d’appello, accoglie il ricorso e applica la custodia cautelare in carcere all’indagato.

È contro quest’ultima ordinanza che l’indagato propone ricorso in Cassazione, sollevando quattro motivi di doglianza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la legittimità dell’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare. I giudici hanno esaminato punto per punto i motivi di ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali su ciascuna delle questioni sollevate dalla difesa.

Le Motivazioni: Analisi del principio di bis in idem cautelare e della competenza

La sentenza si sofferma in modo approfondito sulle ragioni giuridiche che sostengono la decisione, analizzando con precisione le eccezioni della difesa.

Il rigetto dell’eccezione sul bis in idem

Il cuore della controversia era la presunta violazione del principio del bis in idem cautelare. La difesa sosteneva che la richiesta della Procura di Catanzaro fosse una mera duplicazione di quella già respinta a Milano.
La Cassazione ha smontato questa tesi, chiarendo un aspetto procedurale fondamentale: al momento della presentazione della seconda richiesta (15 febbraio), la prima ordinanza di rigetto emessa a Milano non era ancora definitiva, in quanto pendeva l’appello del Pubblico Ministero. In altre parole, la questione era ancora sub judice. Di conseguenza, non si era formato alcun ‘giudicato cautelare’ che potesse precludere una nuova valutazione. La successiva declaratoria di inammissibilità dell’appello milanese, peraltro, è stata una decisione meramente processuale e non di merito, incapace di sanare l’assenza di un giudicato preclusivo.

La conferma della competenza territoriale

La difesa contestava la competenza del Tribunale di Catanzaro, sostenendo che il centro operativo dell’associazione fosse a Milano. La Corte ha respinto anche questo motivo, ribadendo un principio consolidato: per i reati associativi, la competenza si radica nel luogo in cui ha sede la base logistica e direzionale del sodalizio. Nel caso di specie, le prove (dichiarazioni di collaboratori di giustizia, intercettazioni) dimostravano che l’associazione era una diretta emanazione della cosca Mancuso, operante nel territorio di Vibo Valentia, quindi nel distretto di Catanzaro. Lì si trovava il centro decisionale e di programmazione, rendendo corretta la competenza dell’autorità giudiziaria calabrese.

La sussistenza degli indizi e delle esigenze cautelari

Per quanto riguarda il tentativo di importazione di droga, la Corte ha ritenuto infondato l’argomento secondo cui si trattava di meri atti preparatori. La trattativa era giunta a uno stadio avanzato, con viaggi all’estero per contatti diretti e la raccolta dei fondi necessari. Tale condotta, secondo i giudici, era idonea e univocamente diretta alla conclusione dell’accordo, integrando pienamente il delitto tentato.
Infine, la Corte ha validato la sussistenza delle esigenze cautelari. Il Tribunale non si era basato sulla sola presunzione di pericolosità, ma aveva valorizzato elementi concreti: i gravissimi precedenti penali dell’indagato (incluso un omicidio) e, soprattutto, l’immediata ripresa delle attività criminali non appena ammesso al lavoro all’esterno, mentre stava ancora scontando una pena. Questo dimostrava un’elevata e attuale propensione a delinquere.

Le Conclusioni

La sentenza n. 52113/2019 della Corte di Cassazione fornisce due insegnamenti pratici di grande rilievo. In primo luogo, il divieto di bis in idem cautelare opera solo in presenza di una decisione di rigetto divenuta definitiva e non più impugnabile. Finché un provvedimento è sub judice, non si crea alcuna preclusione a una nuova richiesta, specialmente se questa viene presentata a un’autorità giudiziaria diversa divenuta competente. In secondo luogo, viene ribadito con forza che, in materia di criminalità organizzata, la competenza territoriale si determina guardando alla ‘testa’ dell’associazione, cioè al luogo dove vengono prese le decisioni strategiche, e non necessariamente dove vengono eseguiti i singoli reati-scopo.

Quando una nuova richiesta di misura cautelare non viola il divieto di bis in idem cautelare?
Non viola il divieto quando la precedente decisione di rigetto non è ancora divenuta definitiva perché, ad esempio, è ancora pendente un’impugnazione. In tal caso, essendo la questione ancora sub judice, non si è formato un giudicato cautelare che possa precludere una nuova valutazione.

Come si determina la competenza territoriale per i reati associativi?
La competenza territoriale si determina in base al luogo in cui l’associazione ha la sua base operativa, ovvero dove si svolgono le attività di programmazione, ideazione e direzione delle attività criminose, che costituiscono il centro decisionale del sodalizio.

Una trattativa per l’acquisto di droga può configurare un tentativo punibile?
Sì, secondo la sentenza, una trattativa integra il tentativo di importazione di stupefacenti quando si presenta come idonea e univocamente diretta alla conclusione dell’accordo, anche se la droga non viene materialmente acquistata. Elementi come viaggi all’estero per incontrare intermediari e la raccolta del denaro necessario dimostrano che non si tratta più di meri atti preparatori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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