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Bis in idem cautelare: no a due procedimenti

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo, stabilendo un principio fondamentale in materia di ‘bis in idem cautelare’. Dopo l’annullamento di un primo sequestro per un vizio di forma, il Pubblico Ministero aveva sia richiesto l’emissione di un nuovo decreto, sia impugnato la decisione di annullamento. La Suprema Corte ha chiarito che queste due iniziative non possono coesistere. Il PM deve scegliere una sola via: o reiterare la richiesta o impugnare. La contemporanea pendenza di due procedure cautelari per lo stesso fatto viola il divieto di ‘bis in idem’, rendendo la seconda iniziativa processuale inefficace. Di conseguenza, il secondo sequestro è stato annullato senza rinvio.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bis in Idem Cautelare: la Cassazione fissa un paletto invalicabile per il PM

Il principio del ne bis in idem (non due volte per la stessa cosa) è un cardine del nostro sistema giuridico. Ma cosa succede quando questo principio si applica non al processo di merito, ma alla fase delle misure cautelari? Con la sentenza n. 43365/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale sul cosiddetto bis in idem cautelare, stabilendo che il Pubblico Ministero, di fronte all’annullamento di un sequestro, non può tenere il piede in due scarpe: deve scegliere se impugnare o se chiedere una nuova misura, senza poter percorrere entrambe le strade contemporaneamente.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale è complessa ma illuminante. Un imprenditore, indagato per reati fiscali, subiva un primo decreto di sequestro preventivo. Il Tribunale del riesame, tuttavia, annullava tale provvedimento per un vizio di forma, ossia la mancanza di un’autonoma valutazione degli indizi da parte del Giudice per le indagini preliminari.

A questo punto, il Pubblico Ministero compiva due mosse quasi simultanee:
1. Chiedeva e otteneva dal GIP un nuovo decreto di sequestro, identico al precedente.
2. Impugnava dinanzi alla Cassazione l’ordinanza del riesame che aveva annullato il primo sequestro.

L’indagato, colpito dal secondo sequestro, si rivolgeva nuovamente al Tribunale del riesame, lamentando, tra le altre cose, proprio la violazione del divieto di bis in idem. Il Tribunale rigettava la sua istanza, ma la questione approdava infine dinanzi alla Suprema Corte.

Il Divieto di Bis in Idem Cautelare e la Scelta del PM

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nel concetto di litispendenza cautelare. Quando un provvedimento cautelare viene annullato per motivi puramente formali, il Pubblico Ministero si trova di fronte a un bivio:
* Opzione A: Può accettare l’annullamento e chiedere l’emissione di un nuovo provvedimento, questa volta formalmente corretto, basato sugli stessi elementi.
* Opzione B: Può contestare la legittimità dell’annullamento, proponendo impugnazione (in questo caso, ricorso per cassazione).

Quello che il PM non può fare, secondo la Corte, è perseguire entrambe le opzioni. L’esercizio di un’azione cautelare ‘consuma’ il potere del PM di proporne un’altra identica nell’ambito dello stesso procedimento, a meno che non emergano elementi nuovi. Avviare contemporaneamente una nuova richiesta e un’impugnazione crea una duplicazione di procedimenti sullo stesso oggetto, una situazione che il sistema processuale non tollera per tutelare l’indagato da una pressione giudiziaria indebita.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’indagato, affermando che la seconda iniziativa cautelare (la richiesta del nuovo sequestro) doveva considerarsi inefficace proprio a causa della pendenza, di fatto, della prima. Il PM, avendo chiesto e ottenuto un nuovo sequestro mentre erano ancora aperti i termini per impugnare l’annullamento (e avendo poi effettivamente proposto ricorso), ha creato una situazione di litispendenza vietata.

La violazione del divieto di bis in idem cautelare comporta l’inefficacia della seconda iniziativa. Di conseguenza, la Corte ha annullato senza rinvio sia l’ordinanza del riesame impugnata sia il secondo decreto di sequestro, ordinando l’immediata restituzione dei beni all’avente diritto.

Le Motivazioni

Nelle sue motivazioni, la Corte ha spiegato che il principio del ne bis in idem ha una portata generale nel diritto processuale penale, finalizzata a evitare che per lo stesso fatto si svolgano più procedimenti e si adottino più provvedimenti, anche non irrevocabili. La coesistenza di due iniziative cautelari identiche deve essere valutata ex ante, al momento in cui la seconda viene intrapresa. Il fatto che, in un secondo momento, il PM abbia rinunciato al ricorso per cassazione contro il primo annullamento è irrilevante. La violazione si è già consumata nel momento in cui è stata creata la duplicazione procedurale. La scelta del PM deve essere netta e univoca sin dall’inizio per garantire la correttezza e la prevedibilità dell’azione processuale.

Conclusioni

Questa sentenza rafforza le garanzie difensive nella fase cautelare. Stabilisce in modo inequivocabile che il Pubblico Ministero non può utilizzare una doppia strategia processuale per mantenere in vita una misura cautelare. La decisione impone una scelta chiara: o si contesta l’annullamento nelle sedi competenti, o si riparte da capo con una nuova richiesta. Non è consentito percorrere entrambe le vie, pena l’inefficacia della seconda iniziativa. Un principio di chiarezza e lealtà processuale che tutela l’indagato dalla moltiplicazione delle procedure a suo carico.

Dopo l’annullamento di un sequestro per vizi formali, il Pubblico Ministero può chiedere un nuovo sequestro?
Sì, la sentenza conferma che il Pubblico Ministero può reiterare la richiesta di sequestro preventivo se il precedente decreto è stato annullato per motivi meramente formali (come la mancanza di motivazione) e la situazione di fatto è rimasta immutata.

Il Pubblico Ministero può chiedere un nuovo sequestro E contemporaneamente impugnare l’ordinanza che ha annullato il primo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che questo comportamento è vietato. La contemporanea pendenza di una nuova richiesta di misura cautelare e dell’impugnazione contro l’annullamento della precedente misura crea una ‘litispendenza cautelare’ che viola il principio del ‘ne bis in idem’.

Cosa succede se il Pubblico Ministero avvia due procedure cautelari contemporaneamente per lo stesso fatto?
La seconda iniziativa processuale è considerata inefficace e deve essere annullata. Nel caso specifico, la Corte ha annullato il secondo decreto di sequestro e l’ordinanza che lo confermava, ordinando la restituzione dei beni, perché la sua emissione era avvenuta in violazione del divieto di duplicazione dei procedimenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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