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Bancarotta societaria: limiti di responsabilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10160 del 2024, ha definito i contorni della responsabilità di un amministratore per bancarotta societaria. Il caso riguardava il fallimento di due società, uno dei quali scaturito da un grave incendio e da successive operazioni di falso in bilancio. La Corte ha confermato la condanna per i reati commessi durante il mandato dell’amministratore, come la falsificazione del bilancio iniziale per mascherare le perdite. Tuttavia, ha annullato la condanna per i falsi in bilancio commessi dopo le sue dimissioni, stabilendo che la responsabilità non si estende automaticamente agli illeciti altrui. Un’altra accusa di bancarotta preferenziale è stata annullata per intervenuta prescrizione. La sentenza è stata rinviata alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Societaria e Falso in Bilancio: La Cassazione Chiarisce i Limiti di Responsabilità dell’Amministratore

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui confini della responsabilità penale in materia di bancarotta societaria. Il caso analizzato, complesso e articolato, riguarda un ex amministratore condannato per il dissesto di due società, di cui una colpita da un devastante incendio. La pronuncia è fondamentale per comprendere fino a che punto si estende la responsabilità di un amministratore, specialmente dopo la cessazione dalla carica.

I Fatti del Caso

L’imputato era stato ritenuto responsabile di diversi reati fallimentari legati a due distinte procedure concorsuali.

Per la prima società, il fallimento era stato preceduto da un grave incendio che aveva distrutto un capannone. Secondo l’accusa, per occultare l’ingente perdita e la conseguente erosione del capitale sociale al di sotto del minimo legale, l’amministratore aveva posto in essere una serie di operazioni illecite:

* Falso in bilancio: Aveva falsificato il bilancio dell’anno dell’incendio attraverso un’illegittima rivalutazione di cespiti immobiliari e omettendo la dovuta svalutazione della merce danneggiata.
* Bancarotta preferenziale: Aveva disposto il rimborso di finanziamenti infruttiferi in favore dei soci, utilizzando i fondi dell’indennizzo assicurativo, preferendoli così agli altri creditori.
* Bancarotta impropria: Aveva concorso a liberare una società collegata, da lui stesso amministrata, dall’obbligo di versare un aumento di capitale, depauperando ulteriormente la società poi fallita.

Per la seconda società, invece, le accuse erano di bancarotta documentale, per aver tenuto le scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio, e di bancarotta preferenziale, per aver favorito alcuni fornitori con l’emissione di note di credito ingiustificate.

La Decisione della Corte di Cassazione e i Profili di Bancarotta Societaria

La Corte di Cassazione ha esaminato i diversi motivi di ricorso, giungendo a una decisione che distingue nettamente le responsabilità in base al momento della condotta e al ruolo effettivo dell’imputato.

La Corte ha confermato la condanna per i reati commessi dall’imputato mentre era in carica come amministratore. In particolare, è stata ritenuta provata la sua responsabilità per la falsificazione del primo bilancio post-incendio, operazione che ha dato il via a una catena di falsità contabili volte a mascherare lo stato di dissesto e a consentire l’indebita prosecuzione dell’attività d’impresa, aggravandone l’insolvenza.

Tuttavia, la sentenza ha segnato un punto cruciale annullando senza rinvio la condanna per i falsi in bilancio relativi agli esercizi successivi alle dimissioni dell’imputato dalla carica di amministratore. Inoltre, la Corte ha dichiarato estinto per prescrizione il reato di bancarotta preferenziale relativo alla seconda società fallita.

Le Motivazioni

Falso in Bilancio e Dissesto Societario

La Cassazione ha rigettato la tesi difensiva secondo cui l’incendio costituiva un “caso eccezionale” tale da giustificare la rivalutazione degli immobili in deroga ai principi contabili. I giudici hanno chiarito che la deroga è applicabile solo a eventi che modificano la natura o la destinazione economica del bene stesso, non a eventi, seppur catastrofici, che riguardano la vita dell’impresa. La rivalutazione era stata, quindi, un mero artificio contabile per coprire le perdite e non per fornire una rappresentazione veritiera della situazione patrimoniale. Questa condotta, occultando la necessità di ricapitalizzare o liquidare la società, ne ha causato l’aggravamento del dissesto, integrando il reato di bancarotta societaria.

Responsabilità dell’Amministratore Cessato

Il principio più importante affermato dalla Corte riguarda la responsabilità dell’amministratore dopo la cessazione dalla carica. I giudici hanno stabilito che, sebbene l’imputato avesse innescato la “serie causale delle falsità successive” con il primo bilancio falso, egli non può rispondere dei reati di falso in bilancio commessi materialmente da altri amministratori dopo le sue dimissioni. Per commettere il delitto di bancarotta da reato societario, è necessario concorrere nel reato presupposto (il falso in bilancio). L’amministratore cessato non può essere ritenuto responsabile di un fatto commesso interamente da altri in un momento successivo, mancando un suo apporto concorsuale, morale o materiale.

Prescrizione del Reato di Bancarotta Preferenziale

Per quanto riguarda la seconda società, la Corte ha annullato la condanna per bancarotta preferenziale per intervenuta prescrizione. È stato rilevato che la tesi difensiva – secondo cui i pagamenti preferenziali erano stati fatti nel tentativo di salvare l’azienda e non con il dolo specifico di favorire alcuni creditori a danno di altri – non era manifestamente infondata. Questo ha avuto riflessi sul calcolo del tempo necessario a prescrivere il reato, portando alla sua estinzione.

Le Conclusioni

La sentenza 10160/2024 della Corte di Cassazione delinea con precisione i confini della responsabilità penale dell’amministratore di società. La decisione ribadisce la gravità della condotta di chi falsifica i bilanci per occultare uno stato di crisi, aggravando il dissesto. Al contempo, stabilisce un principio di garanzia fondamentale: la responsabilità penale è personale e strettamente legata alle condotte poste in essere durante il proprio mandato. Un amministratore non risponde automaticamente degli illeciti perpetrati dai suoi successori, anche se questi si inseriscono in una situazione di criticità da lui originata. Questa pronuncia rappresenta un monito per gli amministratori sull’importanza di una gestione trasparente e corretta, ma anche un limite chiaro all’estensione della loro responsabilità nel tempo.

Un amministratore che ha cessato la carica risponde dei falsi in bilancio commessi dai suoi successori?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’amministratore cessato non risponde dei reati di falso in bilancio commessi da altri dopo la fine del suo mandato, anche se il primo falso è stato da lui compiuto. Per la responsabilità è necessario un concorso materiale o morale nel reato presupposto, che in questo caso mancava.

Un evento catastrofico come un incendio può giustificare una rivalutazione degli immobili per evitare di registrare una perdita in bilancio?
No. La Corte ha stabilito che la deroga ai criteri di valutazione di bilancio per “casi eccezionali” si applica solo a eventi che modificano la natura o la destinazione economica del bene rivalutato, non a eventi che colpiscono l’impresa nel suo complesso. Utilizzare la rivalutazione per coprire perdite è un artificio contabile che integra il reato di falso in bilancio.

Quando un soggetto esterno (extraneus) può essere ritenuto responsabile di bancarotta societaria?
Un soggetto “extraneus”, ovvero che non ricopre la qualifica di amministratore della società fallita, può concorrere nel reato se fornisce un contributo consapevole alla realizzazione dell’illecito. Nel caso di specie, l’imputato è stato ritenuto responsabile come extraneus per aver partecipato, quale amministratore di una società beneficiaria, a un’operazione che ha danneggiato la società poi fallita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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