LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta semplice documentale: quando si configura?

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta semplice documentale nei confronti di un amministratore. La sentenza chiarisce che il reato si configura anche se la mancata tenuta delle scritture contabili non si protrae per l’intero triennio antecedente al fallimento. Viene ribadito che si tratta di un reato di pericolo presunto, per cui l’assenza di un danno effettivo per i creditori e l’equilibrio patrimoniale della società sono irrilevanti ai fini della responsabilità penale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta semplice documentale: quando si configura?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione V Penale, del 16 ottobre 2024, offre chiarimenti cruciali sulla configurazione del reato di bancarotta semplice documentale. La Corte ha stabilito che la mancata tenuta delle scritture contabili, anche per un periodo inferiore al triennio che precede la dichiarazione di fallimento, è sufficiente per integrare il reato. Analizziamo i dettagli del caso e le importanti conclusioni giuridiche.

I fatti del caso

L’amministratore unico di una società immobiliare, dichiarata fallita nel luglio 2017, era stato inizialmente condannato in primo grado per bancarotta fraudolenta documentale. La Corte di Appello ha successivamente riformato la decisione, riqualificando il reato in bancarotta semplice documentale. La riforma si basava sul riconoscimento di alcune circostanze attenuanti e sulla constatazione che l’omissione nella tenuta della contabilità non era finalizzata a frodare i creditori.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che la sua condotta non meritasse sanzione penale. Tra le sue argomentazioni, ha evidenziato di aver sempre agito con l’ausilio di professionisti, di aver interrotto la tenuta contabile solo a causa di difficoltà economiche (dal 2015 al 2017), di aver consegnato tutta la documentazione in suo possesso al curatore e che, infine, la vendita del patrimonio immobiliare avrebbe quasi soddisfatto tutti i creditori.

La decisione della Corte sulla bancarotta semplice documentale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Gli Ermellini hanno sottolineato che gran parte delle argomentazioni dell’imputato riguardavano il merito della vicenda, cercando di proporre una rilettura dei fatti non consentita nel giudizio di legittimità.

La durata dell’omissione contabile

Uno dei punti centrali della sentenza riguarda la durata dell’omissione. Il ricorrente lamentava che l’omessa tenuta dei libri contabili fosse durata meno dei tre anni previsti dalla legge fallimentare (art. 217, comma 2). La Corte ha respinto questa tesi, ribadendo un principio consolidato: il reato di bancarotta semplice documentale sussiste anche se la condotta illecita si è protratta per un arco temporale inferiore al triennio. Il termine “durante” utilizzato dalla norma indica che è sufficiente che l’irregolarità o l’omissione avvenga in un qualsiasi momento all’interno di quel periodo.

L’irrilevanza del danno ai creditori

La Cassazione ha inoltre chiarito che la bancarotta semplice documentale è un reato di pericolo presunto. Questo significa che la legge punisce la condotta per proteggere il bene giuridico dell’esatta conoscenza della consistenza patrimoniale dell’impresa, a prescindere dal fatto che i creditori abbiano subito un danno concreto. Pertanto, l’assenza di operazioni predatorie e il sostanziale equilibrio tra attività e passività della società, pur considerati dalla Corte d’Appello per concedere le attenuanti, non escludono la sussistenza del reato.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la costante giurisprudenza in materia. La ratio della norma incriminatrice risiede nella necessità di garantire la correttezza e la trasparenza della contabilità, un’esigenza che può essere compromessa anche da omissioni di breve durata. Il triennio precedente al fallimento rappresenta solo il limite temporale entro cui l’accertamento penale può essere svolto.

Inoltre, è stato specificato che la mancanza di liquidità per pagare il commercialista non costituisce una valida giustificazione per l’omessa tenuta delle scritture contabili. L’obbligo di aggiornare la contabilità permane fino a quando la società non viene formalmente sciolta.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza conferma che per la configurazione della bancarotta semplice documentale sono irrilevanti sia la durata esatta dell’omissione (purché avvenga nel triennio antecedente al fallimento), sia l’assenza di un pregiudizio economico per i creditori. La condotta è punita in sé, in quanto mina la trasparenza necessaria per la ricostruzione del patrimonio e degli affari dell’impresa fallita. La collaborazione successiva con la curatela e le difficoltà economiche possono essere valutate per un trattamento sanzionatorio più mite, ma non escludono la responsabilità penale.

Per configurare la bancarotta semplice documentale, la mancata tenuta delle scritture contabili deve durare per tutti i tre anni prima del fallimento?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che è sufficiente che la condotta omissiva o irregolare avvenga “durante” il triennio precedente alla dichiarazione di fallimento, anche per un periodo più breve.

L’assenza di un danno concreto per i creditori esclude il reato di bancarotta semplice documentale?
No, questo reato è qualificato come “reato di pericolo presunto”. Ciò significa che la legge lo punisce per tutelare la trasparenza e la corretta tenuta della contabilità, a prescindere dal fatto che i creditori abbiano effettivamente subito un danno economico.

Le difficoltà economiche, come l’impossibilità di pagare il commercialista, possono giustificare l’omessa tenuta della contabilità?
No, la sentenza chiarisce che la mancanza di liquidità non costituisce una circostanza che può giustificare l’omessa tenuta delle scritture contabili. Tale obbligo persiste fino a quando la società non viene sciolta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati