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Bancarotta semplice: colpa e tenuta scritture contabili

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una ex amministratrice condannata per bancarotta semplice documentale. La Corte conferma che la negligenza nella tenuta delle scritture contabili è sufficiente per integrare il reato, anche in assenza di dolo fraudolento. La responsabilità sussiste pure se il ruolo era ‘ancillare’ e la condotta irregolare ha reso impossibile la ricostruzione del patrimonio aziendale.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Semplice Documentale: Quando la Colpa dell’Amministratore è Sufficiente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di reati fallimentari: per la condanna per bancarotta semplice documentale non è necessario provare l’intento fraudolento (dolo), ma è sufficiente la semplice colpa dell’amministratore. Questo caso offre spunti cruciali sulla responsabilità legata alla tenuta delle scritture contabili e sull’irrilevanza di una presunta incompetenza tecnica come scusante.

I Fatti del Caso: Da Bancarotta Fraudolenta a Semplice

Il caso riguarda un’amministratrice di una società, successivamente fallita, il cui reato era stato inizialmente qualificato come bancarotta fraudolenta documentale. La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, aveva riqualificato il fatto in bancarotta semplice documentale, riducendo la pena.

Secondo la difesa, l’unica condotta irregolare attribuibile all’imputata era stata una singola errata partita contabile nel 2013, a cui era seguita la sua cessazione dalla carica nel 2015, ben prima della dichiarazione di fallimento nel 2017. L’amministratrice sosteneva di aver avuto un ruolo meramente “ancillare” rispetto al padre, che le era succeduto nella gestione, e di non avere piena consapevolezza delle sue azioni.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’amministratrice ha presentato ricorso in Cassazione lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In sostanza, ha cercato di ottenere una nuova ricostruzione dei fatti, sostenendo la mancanza dell’elemento soggettivo del reato. La tesi difensiva puntava a dimostrare che la sua condotta non poteva configurare un concorso nel reato, data la sua posizione marginale e la mancanza di un intento fraudolento.

La Decisione della Corte: la Rilevanza della Colpa nella Bancarotta Semplice Documentale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito che il tentativo di ottenere una “rilettura” degli elementi di fatto non è consentito in sede di legittimità, dove il giudizio è limitato alla corretta applicazione del diritto.

Il punto centrale della decisione è che la colpa è un coefficiente psicologico sufficiente a sostenere una condanna per bancarotta semplice documentale. La Corte territoriale aveva adeguatamente motivato come la condotta dell’imputata, consistita nel tenere irregolarmente le scritture contabili durante il suo mandato, integrasse pienamente gli estremi del reato, a prescindere da un fine fraudolento.

L’Irrilevanza dell’Incompetenza Tecnica

La Corte ha respinto l’argomento secondo cui l’imputata non potesse essere ritenuta responsabile a causa della sua incompetenza tecnica. Chi accetta un incarico professionale, come quello di amministratore di una società, ha l’obbligo di conoscere le norme che ne disciplinano l’attività. Di conseguenza, risponde dell’illecito anche se commesso per colpa lieve, negligenza o imperizia.

Il Reato di Pericolo Presunto

Un altro aspetto fondamentale evidenziato è la natura del reato di bancarotta semplice documentale come reato di pericolo presunto. Questo significa che la legge punisce la condotta di omessa o irregolare tenuta delle scritture contabili in sé, poiché essa mette a repentaglio la trasparenza e l’esatta conoscenza della consistenza patrimoniale dell’impresa. Non è quindi necessario dimostrare un concreto pregiudizio per i creditori; è sufficiente che la condotta abbia reso, se non impossibile, quantomeno molto difficoltosa la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su consolidati principi giurisprudenziali. In primo luogo, la distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità: la Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice dei gradi precedenti se questa è logicamente motivata. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva spiegato in modo esauriente perché la condotta dell’amministratrice, seppur colposa e non dolosa, fosse sufficiente per la condanna.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che la posizione “ancillare” e la non piena consapevolezza, pur escludendo il dolo necessario per la bancarotta fraudolenta, sono perfettamente compatibili con la negligenza e l’imperizia che caratterizzano la bancarotta semplice. L’errata appostazione di un credito di 150mila euro e la successiva mancata tenuta regolare dei libri contabili fino al fallimento sono state ritenute prove sufficienti della colpa.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un importante monito per tutti gli amministratori di società. Accettare una carica gestoria comporta doveri e responsabilità precise, tra cui la corretta tenuta delle scritture contabili. La decisione chiarisce che l’incompetenza tecnica non è una scusante e che anche la sola negligenza può portare a una condanna penale per bancarotta semplice documentale. La tutela della trasparenza contabile è un bene giuridico protetto in sé, e la sua violazione è sanzionata a prescindere dalla dimostrazione di un danno effettivo ai creditori.

Per essere condannati per bancarotta semplice documentale è necessario l’intento fraudolento (dolo)?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che per integrare il reato di bancarotta semplice documentale è sufficiente la colpa, ovvero la negligenza o l’imperizia nella tenuta delle scritture contabili, senza che sia necessario un fine di frode.

Un amministratore può giustificarsi adducendo la propria incompetenza tecnica per la mancata o irregolare tenuta dei libri contabili?
No. La sentenza ribadisce che coloro che svolgono professionalmente un’attività, come quella di amministratore, hanno l’obbligo di conoscere le norme che la disciplinano e rispondono dell’illecito anche se commesso per colpa lieve o incompetenza.

Perché l’irregolare tenuta delle scritture contabili è reato anche senza un danno provato ai creditori?
Perché la bancarotta semplice documentale è un reato di pericolo presunto. La legge punisce la condotta stessa perché mette a rischio l’esatta conoscenza della situazione patrimoniale dell’impresa, rendendo difficile o impossibile la sua ricostruzione, a prescindere dal verificarsi di un pregiudizio concreto per i creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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