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Bancarotta preferenziale: pagamenti e compensazioni

Un imprenditore viene condannato per bancarotta preferenziale per aver pagato un creditore tramite compensazione e restituzione di caparre, poco prima del fallimento. La Cassazione ha confermato la condanna, rigettando la tesi difensiva della continuità aziendale e chiarendo che tali pagamenti, se effettuati in stato di insolvenza, violano la par condicio creditorum e integrano il reato.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Preferenziale: Pagamenti in Stato di Insolvenza

La gestione di un’impresa in crisi richiede massima attenzione per non violare la parità di trattamento tra i creditori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 27703/2024) offre importanti chiarimenti sul reato di bancarotta preferenziale, specificando quando il pagamento di un creditore, anche attraverso compensazione, diventa penalmente rilevante. Questo caso evidenzia come l’intento di garantire la continuità aziendale non possa giustificare atti che ledono gli interessi della massa creditoria.

Il Caso: Pagamenti Contestati e Difesa dell’Imprenditore

I fatti riguardano l’amministratore di una società edile, dichiarata fallita nel gennaio 2016. L’imprenditore è stato condannato in primo e secondo grado per bancarotta preferenziale e bancarotta documentale semplice.

Le Operazioni Sotto Accusa per Bancarotta Preferenziale

Le condotte contestate come bancarotta preferenziale erano due:

1. Pagamento tramite compensazione: La società fallita aveva venduto due immobili a un’altra società per un prezzo di 229.000 euro. Anziché incassare l’intera somma, una parte consistente (175.000 euro) era stata utilizzata per estinguere, tramite compensazione, un debito preesistente che la società fallita aveva verso l’acquirente. L’operazione era avvenuta nell’aprile 2015, in una fase di già conclamata insolvenza.
2. Restituzione di caparre: La società aveva restituito 59.400 euro in contanti al legale rappresentante della società acquirente, a titolo di rimborso per delle caparre confirmatorie versate in precedenza.

La Difesa dell’Imputato

La difesa sosteneva che tali operazioni non costituissero reato. Si argomentava che i pagamenti erano l’adempimento di obblighi derivanti da contratti preliminari stipulati anni prima (nel 2011 e 2014), quando la società non era in stato di insolvenza. L’obiettivo, secondo la difesa, era salvaguardare la continuità aziendale, adempiendo a un impegno preso in passato.

Per quanto riguarda la bancarotta documentale, l’accusa verteva sulla tenuta irregolare del libro inventari, ritenuto troppo sintetico. La difesa replicava che tali irregolarità non avevano impedito al curatore di ricostruire il patrimonio della società.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla Bancarotta Preferenziale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la condanna. I giudici hanno chiarito punti fondamentali in materia di reati fallimentari.

La Consapevolezza dello Stato di Insolvenza

La Corte ha ritenuto irrilevante che i contratti preliminari fossero stati stipulati in tempi non sospetti. Ciò che conta è il momento in cui avviene il pagamento preferenziale. Nel caso di specie, la vendita definitiva, la compensazione e la restituzione delle caparre erano avvenute nel 2015, in piena fase di insolvenza. La stessa consapevolezza dell’imprenditore era provata da una lettera, inviata a un altro creditore un mese dopo la vendita, in cui ammetteva la mancanza di liquidità della società.

Compensazione Volontaria e Violazione della Par Condicio Creditorum

Un punto cruciale della sentenza riguarda la compensazione. Sebbene la compensazione volontaria sia uno strumento civilisticamente lecito, essa può integrare il reato di bancarotta preferenziale se l’accordo viene raggiunto durante lo stato di insolvenza e con lo scopo di favorire un creditore a danno degli altri. Adempiere a un’obbligazione pregressa non è una scusante quando ciò sottrae risorse preziose che dovrebbero essere destinate a soddisfare tutti i creditori, in particolare quelli privilegiati, secondo le regole del concorso.

Irrilevanza della Ricostruzione Patrimoniale per la Bancarotta Documentale

Anche il motivo relativo alla bancarotta documentale semplice è stato respinto. La Cassazione ha ribadito che il reato si configura per la semplice tenuta irregolare o incompleta delle scritture contabili, a prescindere dal fatto che il curatore riesca o meno a ricostruire l’attivo e il passivo. Il bene giuridico tutelato è la trasparenza contabile in sé, che deve permettere un controllo agevole e immediato della situazione patrimoniale. Un libro inventari tenuto in forma meramente sintetica, senza il dettaglio analitico richiesto dalla legge (art. 2217 c.c.), frustra questa finalità e costituisce reato.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha sottolineato che la finalità di salvaguardare la continuità aziendale non può giustificare la violazione del principio della par condicio creditorum. Quando un’impresa è insolvente, l’amministratore ha il dovere di gestire il patrimonio residuo nell’interesse di tutti i creditori, senza favoritismi. Effettuare pagamenti a creditori chirografari (non assistiti da privilegi), come nel caso della compensazione e della restituzione delle caparre, costituisce una chiara preferenza che danneggia gli altri creditori, soprattutto quelli privilegiati. La sentenza impugnata aveva correttamente evidenziato come l’imputato fosse consapevole della crisi aziendale, rendendo la sua condotta dolosa.

Le conclusioni

Questa pronuncia consolida l’orientamento giurisprudenziale secondo cui qualsiasi atto di pagamento, anche se formalmente lecito come la compensazione, diventa un atto di bancarotta preferenziale se compiuto in stato di insolvenza con la consapevolezza di ledere gli interessi della massa creditoria. Gli amministratori di società in crisi devono quindi astenersi da operazioni che possano favorire alcuni creditori a scapito di altri, poiché il tentativo di ‘salvare il salvabile’ adempiendo a vecchi impegni può portare a gravi conseguenze penali. La trasparenza e la correttezza contabile rimangono, inoltre, un obbligo inderogabile, la cui violazione è punita indipendentemente dal danno concreto arrecato alla procedura fallimentare.

Pagare un creditore tramite compensazione in stato di insolvenza costituisce bancarotta preferenziale?
Sì. Secondo la sentenza, la compensazione volontaria, sebbene lecita, integra il delitto di bancarotta preferenziale quando l’accordo è raggiunto durante la fase di insolvenza e ha lo scopo di favorire un creditore a danno degli altri, violando la par condicio creditorum.

L’esigenza di garantire la continuità aziendale può giustificare un pagamento preferenziale a un creditore?
No. La Corte ha stabilito che l’esigenza di salvaguardare la continuità aziendale attraverso l’adempimento di un contratto preliminare precedentemente assunto non è una causa di giustificazione idonea a escludere la condotta preferenziale, specialmente quando esistono debiti verso creditori privilegiati.

La tenuta sintetica del libro inventari è reato anche se il curatore riesce a ricostruire il patrimonio?
Sì. Il reato di bancarotta documentale semplice sussiste per la mera tenuta irregolare delle scritture contabili obbligatorie. Il fatto che il curatore sia comunque riuscito a ricostruire lo stato attivo e passivo è del tutto indifferente, poiché l’illecito consiste nella violazione dell’obbligo di tenuta trasparente e analitica della contabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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