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Bancarotta preferenziale: no aggravante per più pagamenti

La Cassazione ha esaminato un caso di bancarotta preferenziale in cui un amministratore aveva effettuato pagamenti a favore di una propria società. La Corte ha confermato la condanna, ma ha escluso l’aggravante della pluralità di fatti, ritenendo i due pagamenti, effettuati in anni diversi ma allo stesso creditore e per la stessa causa, come un’unica condotta lesiva della par condicio creditorum.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Preferenziale: la Cassazione esclude l’aggravante per pluralità di pagamenti

La bancarotta preferenziale è un reato che sanziona l’imprenditore che, in stato di insolvenza, favorisce alcuni creditori a discapito di altri, minando il principio della par condicio creditorum. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su quando più pagamenti a favore dello stesso creditore non configurino l’aggravante della pluralità di fatti.

I Fatti: Pagamenti Contestati e le Decisioni di Merito

Il caso riguarda l’amministratore unico di una società a responsabilità limitata, condannato in primo e secondo grado per bancarotta preferenziale. L’imputato aveva effettuato, negli anni 2017 e 2018, due distinti pagamenti a favore di un’altra impresa, di cui egli stesso era titolare. Questi versamenti erano avvenuti in un periodo in cui la società pagante versava già in un grave stato di insolvenza, con un’esposizione debitoria di oltre due milioni di euro.

L’amministratore ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, l’insussistenza dello stato di dissesto e del dolo specifico. Il punto cruciale del ricorso, tuttavia, riguardava l’applicazione dell’aggravante della pluralità di fatti di bancarotta. Secondo la difesa, i due pagamenti, sebbene avvenuti in due diverse annualità, costituivano un’unica condotta e non due reati distinti.

L’Analisi della Cassazione sulla Bancarotta Preferenziale

La Suprema Corte ha respinto i motivi di ricorso relativi alla sussistenza del reato. I giudici hanno confermato che lo stato di insolvenza della società era palese e noto all’amministratore fin dal 2015. L’imputato, effettuando pagamenti a favore della propria impresa, aveva agito con la chiara volontà di avvantaggiare un creditore (se stesso) a scapito degli altri (banche, fornitori, fisco), accettando il rischio di danneggiarli.

La Corte ha inoltre distinto questi pagamenti da altre operazioni per cui l’imputato era stato assolto in primo grado. Mentre altri pagamenti erano stati ritenuti leciti perché finalizzati a garantire la continuità aziendale (ad esempio, pagando dipendenti o fornitori strategici per evitare il fallimento), quelli contestati erano stati giudicati come esclusivamente funzionali al tornaconto personale dell’amministratore.

L’Aggravante della Pluralità di Fatti: la Decisione Chiave

Il quarto motivo di ricorso è stato invece accolto. La Corte di Appello aveva applicato l’aggravante prevista dall’art. 219 della Legge Fallimentare, ritenendo che i due pagamenti costituissero due autonome condotte di bancarotta preferenziale.

La Cassazione ha ribaltato questa valutazione, affermando che il presupposto per l’applicazione dell’aggravante è l’autonomia ontologica e giuridica delle condotte. Nel caso di specie, i due pagamenti presentavano caratteristiche tali da dover essere ricondotti a un’unica violazione.

La nozione di condotta unica nella bancarotta preferenziale

I giudici hanno evidenziato che i pagamenti erano stati operati:
1. Nei confronti dello stesso creditore (l’impresa dell’amministratore).
2. In base alla medesima causa contrattuale.
3. In una stretta sequenza cronologica.

Questi elementi dimostrano un’omogeneità della condotta, finalizzata a ledere un unico bene giuridico: la par condicio creditorum. Non si trattava di due reati distinti in continuazione, ma di una singola condotta criminosa realizzata tramite più atti. Di conseguenza, non era possibile applicare l’aggravante della pluralità di fatti.

le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un orientamento consolidato in materia di bancarotta distrattiva, estendendolo a quella preferenziale. Il reato si considera unitario quando le diverse azioni, pur distinte nel tempo, sono omogenee, lesive del medesimo bene giuridico e temporalmente contigue. In questo scenario, la ripetizione degli atti non dà luogo a una pluralità di reati, ma integra un’unica condotta criminosa. L’aggravante della pluralità di fatti di bancarotta, pertanto, si applica solo quando le singole condotte sono distinte sul piano ontologico, psicologico e funzionale.

le conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo nell’interpretazione dell’aggravante della pluralità di fatti nella bancarotta preferenziale. Stabilisce che non è sufficiente la mera esistenza di più pagamenti per far scattare un aumento di pena. È necessario valutare se tali pagamenti siano espressione di un’unica strategia criminosa volta a violare la parità di trattamento dei creditori. Per effetto di questa decisione, la sentenza è stata annullata limitatamente al trattamento sanzionatorio, con rinvio a una nuova sezione della Corte d’Appello per la rideterminazione della pena senza l’applicazione dell’aggravante.

Quando un pagamento a un creditore costituisce reato di bancarotta preferenziale?
Un pagamento costituisce bancarotta preferenziale quando viene eseguito in una situazione di insolvenza, violando la par condicio creditorum, con la volontà di avvantaggiare quel creditore e l’accettazione del rischio di danneggiare gli altri.

Due pagamenti a uno stesso creditore configurano sempre l’aggravante della pluralità di fatti?
No. Secondo la sentenza, se i pagamenti, seppur distinti, sono operati verso lo stesso creditore, per la medesima causa contrattuale e in sequenza cronologica, essi costituiscono un’unica condotta e non integrano l’aggravante, poiché ledono un’unica volta il medesimo bene giuridico.

Qual è la differenza tra un pagamento lecito per salvare l’azienda e uno illecito per bancarotta preferenziale?
Un pagamento è lecito se ha la finalità esclusiva o prevalente di salvaguardare l’attività sociale e il risultato di evitare il fallimento è ragionevolmente perseguibile. Diventa illecito e costituisce bancarotta preferenziale se, come nel caso esaminato, è funzionale al tornaconto personale dell’imputato (es. pagare una propria società) a scapito degli altri creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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