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Bancarotta per distrazione: la vendita simulata è reato

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta per distrazione a carico di due amministratori che avevano venduto a sé stessi immobili societari simulandone il pagamento. Secondo la Corte, il reato sussiste anche se i beni sono gravati da ipoteca, poiché la condotta illecita consiste nella diminuzione del patrimonio sociale derivante dal mancato incasso del prezzo, che priva i creditori della loro garanzia. La presenza di un’ipoteca non giustifica la cessione di un bene senza un reale corrispettivo.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta per Distrazione: Vendere Immobili Ipotecati Senza Incassare è Reato

Il reato di bancarotta per distrazione rappresenta una delle più gravi fattispecie a tutela del patrimonio aziendale e delle ragioni dei creditori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, stabilendo che la vendita di immobili societari, anche se ipotecati, senza un effettivo incasso del prezzo costituisce un atto distrattivo penalmente rilevante. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: la protezione della garanzia patrimoniale dei creditori non può essere aggirata attraverso operazioni simulate, nemmeno in presenza di garanzie reali a favore di un singolo creditore.

Il Caso: Una Vendita Immobiliare Sospetta

Due amministratori di una società a responsabilità limitata venivano condannati in primo e secondo grado per bancarotta fraudolenta patrimoniale e bancarotta semplice per aggravamento del dissesto. L’accusa principale era di aver distratto due immobili dal patrimonio sociale vendendoli a sé stessi. Il pagamento, secondo l’accusa, era stato simulato utilizzando assegni emessi tre anni prima da un’altra società per regolare un debito commerciale diverso e non collegato all’operazione immobiliare.

La Difesa e la questione della Bancarotta per Distrazione

La difesa degli imputati ha costruito il proprio ricorso per Cassazione su tre argomenti principali. In primo luogo, ha sostenuto che la vendita non avesse messo in pericolo le pretese creditorie, poiché gli immobili erano gravati da un’ipoteca a favore di un istituto bancario. Tale garanzia, secondo la tesi difensiva, era così capiente da rendere irrilevante la posizione degli altri creditori (chirografari). In sostanza, poiché la banca si sarebbe comunque soddisfatta con priorità sugli immobili, la loro fuoriuscita dal patrimonio sociale non avrebbe cambiato le sorti degli altri creditori.

In secondo luogo, si contestava la sussistenza di un nesso causale tra le condotte degli amministratori e l’aggravamento del dissesto della società, attribuendo la crisi a fattori esterni come il crollo del fatturato e dissidi interni.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché la Bancarotta per Distrazione Sussiste

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, definendolo infondato e in parte inammissibile. Le motivazioni dei giudici sono chiare e seguono un percorso logico stringente.

Il collegio ha stabilito che il reato di bancarotta per distrazione si perfeziona con la diminuzione del patrimonio della società a danno dei creditori. Nel caso specifico, il danno è rappresentato “esattamente dal prezzo della vendita non riscosso”. La circostanza che gli immobili fossero ipotecati è stata giudicata un “aspetto non incidente sul dato oggettivo della mancata riscossione del prezzo”.

La Corte spiega che la presenza di un’ipoteca non autorizza la società a cedere i propri beni senza ricevere il corrispettivo pattuito. La società, infatti, avrebbe dovuto incassare il prezzo di vendita, e tale somma sarebbe entrata a far parte dell’attivo patrimoniale, andando a costituire una garanzia per tutti i creditori. Il mancato incasso ha quindi privato la società di liquidità, minando la garanzia patrimoniale generica su cui tutti i creditori, non solo quello ipotecario, possono fare affidamento. L’operazione, essendo priva di una reale contropartita economica, è stata correttamente qualificata come distrattiva.

Per quanto riguarda la bancarotta semplice, la Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito, secondo cui lo stato di dissesto era già manifesto anni prima della dichiarazione di fallimento. L’omessa richiesta di fallimento da parte degli amministratori, in una situazione di comprovata insolvenza, ha integrato la condotta penalmente rilevante di aggravamento del dissesto.

Le Conclusioni: Implicazioni per gli Amministratori

La sentenza in esame rafforza un principio cardine del diritto penale fallimentare: qualsiasi operazione che depauperi il patrimonio sociale senza una giustificazione economica è potenzialmente una condotta distrattiva. Gli amministratori non possono giustificare la cessione di beni a sé stessi o a terzi senza un reale incasso, neanche appellandosi alla presenza di garanzie reali che tutelano specifici creditori. Il dovere di un amministratore è quello di preservare il patrimonio sociale nella sua interezza, poiché esso rappresenta la garanzia per la totalità dei creditori. La simulazione di un pagamento, come avvenuto nel caso di specie, è un chiaro indice della volontà di sottrarre beni alla loro funzione di garanzia, integrando pienamente gli estremi del reato di bancarotta per distrazione.

La vendita di un immobile societario ipotecato, senza incassare il prezzo, costituisce bancarotta per distrazione?
Sì. La Cassazione ha chiarito che il reato si perfeziona con la diminuzione del patrimonio sociale causata dalla mancata riscossione del corrispettivo, a prescindere dall’esistenza di un’ipoteca. La fuoriuscita del bene senza un reale incasso rappresenta un danno per la garanzia patrimoniale dei creditori.

L’esistenza di un creditore ipotecario che potrebbe assorbire l’intero valore del bene rende lecita la distrazione rispetto agli altri creditori?
No. La Corte ha ritenuto irrilevante la presenza del creditore ipotecario. Il fatto che la società non abbia incassato il prezzo pattuito per la vendita è di per sé sufficiente a integrare la condotta distrattiva, in quanto priva la società di una liquidità che avrebbe potuto utilizzare per soddisfare i creditori.

Quando si configura il reato di bancarotta semplice per aggravamento del dissesto?
Nel caso di specie, il reato si è configurato perché gli amministratori, pur in presenza di una situazione di dissesto conclamata, si sono astenuti dal chiedere la dichiarazione di fallimento, aggravando così la situazione patrimoniale della società. La condotta omissiva, e non necessariamente un’azione commissiva, è stata sufficiente per integrare il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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