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Bancarotta impropria: condanna ex amministratore nulla

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna per bancarotta impropria da reato societario nei confronti di un ex amministratore. La Corte ha stabilito che, sebbene l’amministratore avesse acquisito crediti di dubbia esigibilità durante il suo mandato, non vi era prova del suo concorso nel successivo reato di falso in bilancio, commesso dal suo successore. La responsabilità dell’ex amministratore, in qualità di ‘extraneus’, non può derivare automaticamente dalle sue precedenti operazioni, ma richiede la dimostrazione di un contributo causale concreto alla falsificazione dei bilanci. È stata invece confermata la condanna per bancarotta fraudolenta per distrazione di altri crediti.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Impropria: La Cassazione Annulla Condanna per Atti Precedenti al Falso in Bilancio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto penale societario: i limiti della responsabilità di un ex amministratore per il reato di bancarotta impropria. Il caso esaminato distingue nettamente tra le operazioni societarie pregresse, che possono aver contribuito al dissesto, e la successiva condotta illecita di falso in bilancio posta in essere da un nuovo amministratore. La Corte ha annullato la condanna, affermando che non è sufficiente aver creato le premesse del dissesto per essere ritenuti concorrenti nel successivo reato societario, se manca la prova di un contributo causale specifico.

I Fatti del Processo: Gestione Societaria e Accuse

Il procedimento riguardava l’ex amministratore unico di una S.R.L., successivamente dichiarata fallita. All’imputato venivano contestati due distinti reati di bancarotta:

1. Bancarotta fraudolenta per distrazione: per aver ceduto gratuitamente crediti a una società collegata, anch’essa riconducibile a un altro soggetto coinvolto, depauperando il patrimonio della società fallita.
2. Bancarotta impropria da reato societario: per aver concorso a cagionare il dissesto della società attraverso la commissione del reato di false comunicazioni sociali (art. 2621 c.c.). L’accusa sosteneva che l’iscrizione in bilancio di crediti di dubbia o nulla esigibilità, acquisiti durante la sua gestione (fino al 2011), avesse creato una falsa apparenza di solidità, consentendo alla società di continuare ad operare e accumulare ulteriori perdite. Tuttavia, i bilanci contestati come falsi erano quelli degli anni 2012 e 2013, redatti e approvati dopo la sua cessazione dalla carica.

Le Decisioni di Merito e il Ricorso in Cassazione

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano confermato la responsabilità penale dell’ex amministratore per entrambe le imputazioni. I giudici di merito avevano ritenuto che l’acquisizione di crediti “fittizi” o inesigibili costituisse il presupposto logico e causale della successiva falsa rappresentazione contabile, aggravando il dissesto della società. La difesa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra le altre cose, l’assenza di prova del contributo dell’imputato, in qualità di extraneus, alla redazione dei bilanci falsi da parte del suo successore.

Il Principio sulla Bancarotta Impropria e il Ruolo dell’Extraneus

La bancarotta impropria da reato societario è un reato proprio, che può essere commesso solo da soggetti qualificati come amministratori, direttori generali, sindaci o liquidatori. Tuttavia, secondo l’art. 110 del codice penale, anche un soggetto esterno (extraneus) può concorrere alla sua commissione. Per farlo, deve fornire un contributo causale, materiale o morale, alla realizzazione del reato societario presupposto (in questo caso, il falso in bilancio), con la consapevolezza di contribuire all’illecito. Il nodo centrale della questione era quindi stabilire se le operazioni di acquisizione di crediti, concluse dall’imputato prima del 2012, potessero essere considerate un contributo sufficiente a renderlo corresponsabile dei falsi in bilancio degli anni successivi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso sul punto della bancarotta impropria, annullando la relativa condanna. I giudici hanno evidenziato una carenza motivazionale nelle sentenze di merito. Sebbene le cessioni di crediti a favore della società fossero avvenute quando l’imputato era amministratore, non era stato fornito alcun elemento concreto per dimostrare il suo concorso nel reato di falso in bilancio commesso negli anni 2012 e 2013 dal nuovo amministratore.

La Corte ha specificato che l’acquisizione di crediti, anche se di dubbia esigibilità, non comporta “necessariamente la loro decettiva esposizione nei bilanci delle annualità successive”. Per configurare il concorso dell’extraneus, sarebbe stato necessario dimostrare un suo apporto causale ab extrinseco (dall’esterno) nel momento della predisposizione e presentazione dei bilanci falsi. Le sentenze precedenti si erano limitate a collegare le operazioni passate al reato successivo, senza individuare una condotta specifica di partecipazione dell’ex amministratore all’illecito contabile.

Per quanto riguarda invece l’accusa di bancarotta per distrazione, la Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile, confermando la condanna. In questo caso, la condotta di spoliazione del patrimonio sociale attraverso la cessione gratuita di un credito era stata compiuta direttamente dall’imputato e ritenuta provata.

Le Conclusioni della Corte

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel concorso di persone nel reato proprio, la responsabilità dell’ extraneus non può essere presunta sulla base di condotte pregresse, anche se queste hanno creato le condizioni per il successivo illecito. È sempre necessaria la prova di un contributo causale e consapevole alla specifica condotta criminosa contestata. Per la bancarotta impropria da falso in bilancio, la responsabilità non ricade automaticamente su chi ha generato le “poste” contabili problematiche, ma su chi, avendone il potere, le ha scientemente esposte in modo falso nei documenti contabili, e su chi ha concretamente concorso in tale falsificazione.

Un ex amministratore è sempre responsabile per la bancarotta impropria se il dissesto è iniziato durante la sua gestione?
No. La Cassazione chiarisce che la responsabilità per bancarotta impropria da reato societario (es. falso in bilancio) richiede la prova di un contributo causale al reato specifico commesso da chi era in carica. L’aver acquisito crediti problematici in passato non comporta automaticamente la responsabilità per la loro successiva falsa esposizione in bilancio da parte di un altro amministratore.

Come può un soggetto ‘extraneus’ (esterno) concorrere nel reato di bancarotta impropria?
Un soggetto ‘extraneus’ può concorrere nel reato proprio dell’amministratore fornendo un contributo consapevole, morale (es. istigazione) o materiale (es. aiuto nel confezionare il bilancio falso), alla realizzazione dell’illecito. La sentenza ha annullato la condanna proprio perché non è stata provata l’esistenza di un tale contributo da parte dell’ex amministratore nel reato di falso in bilancio commesso dal suo successore.

Qual è la differenza tra la bancarotta per distrazione e la bancarotta impropria da falso in bilancio in questo caso?
La bancarotta per distrazione è stata confermata perché l’ex amministratore ha partecipato attivamente alla cessione gratuita di un credito a una società collegata, impoverendo direttamente il patrimonio sociale. La bancarotta impropria, invece, è stata annullata perché legata alla redazione di bilanci falsi avvenuta dopo la sua uscita di carica, e non è stato dimostrato il suo concorso in questa specifica condotta illecita successiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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