LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta fraudolenta: responsabilità amministratore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14915/2024, ha rigettato i ricorsi di due amministratori condannati per bancarotta fraudolenta e reati fiscali. La Corte ha stabilito che difese generiche, come sostenere che i fondi distratti fossero compensi non provati o di agire come mera “testa di legno”, sono inammissibili. Viene confermata la piena responsabilità dell’amministratore, anche di diritto, e la correttezza del calcolo della prescrizione, inclusa la sospensione per l’emergenza Covid-19.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: Responsabilità Piena per gli Amministratori

Con la recente sentenza n. 14915 del 2024, la Corte di Cassazione ha riaffermato principi cruciali in materia di bancarotta fraudolenta, sottolineando la piena responsabilità degli amministratori societari e l’inammissibilità di difese generiche e non provate. La pronuncia offre un’analisi dettagliata dei doveri che gravano su chi gestisce un’impresa, anche quando si trova in difficoltà finanziarie.

I Fatti del Caso: Distrazione di Fondi e Omissioni Fiscali

Il caso riguardava due amministratori di una società cooperativa, padre e figlio, condannati nei primi due gradi di giudizio. L’amministratore più anziano era accusato di bancarotta fraudolenta distrattiva e documentale, nonché di aver causato il fallimento con operazioni dolose. In particolare, gli veniva contestato di aver distratto somme a vantaggio proprio e dei familiari, di aver occultato le scritture contabili e di aver aggravato il dissesto della società attraverso il sistematico omesso versamento di imposte e contributi.

Al figlio, che lo aveva preceduto nella carica di amministratore, era invece contestato un reato fiscale per l’omessa presentazione della dichiarazione annuale IVA.

Le Difese degli Imputati: dal Compenso Legittimo alla “Testa di Legno”

In Cassazione, le difese hanno tentato di smontare l’impianto accusatorio. L’amministratore accusato di bancarotta sosteneva che le somme distratte non fossero altro che il suo legittimo compenso e che le altre distrazioni fossero giustificate dalla crisi di liquidità aziendale. Per quanto riguarda il dissesto causato da operazioni dolose, negava il dolo specifico, affermando di aver agito solo per evitare che venissero presentate istanze di fallimento.

Il figlio, invece, si è difeso sostenendo di essere stato una mera “testa di legno”, nominato su richiesta del padre senza avere reale consapevolezza delle responsabilità connesse alla carica. Ha inoltre eccepito l’avvenuta prescrizione del reato, contestando il calcolo dei periodi di sospensione operato dalla Corte d’Appello, in particolare quello relativo all’emergenza pandemica.

La Decisione della Cassazione e la Responsabilità per Bancarotta Fraudolenta

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, ritenendoli infondati e, in alcuni punti, inammissibili. La sentenza ribadisce con fermezza la responsabilità che incombe sugli amministratori societari.

La Genericità delle Difese come Causa di Rigetto

La Corte ha qualificato come generiche e non provate le giustificazioni addotte. La pretesa di un compenso, ad esempio, è stata respinta perché non supportata da alcuna previsione statutaria o delibera assembleare. Allo stesso modo, la crisi di liquidità non può mai giustificare la distrazione di fondi a favore dei familiari dell’amministratore. Anche la difesa del figlio è stata ritenuta meramente assertiva: essere un amministratore “di diritto” non esonera da responsabilità, poiché su di lui grava un obbligo di vigilanza e di impedire la commissione di reati.

Il Calcolo della Prescrizione e l’Impatto del COVID-19

Un punto interessante toccato dalla Corte riguarda il calcolo della prescrizione. I giudici hanno confermato la correttezza del calcolo della Corte d’Appello, che includeva una sospensione di 64 giorni per l’emergenza Covid-19, in linea con la giurisprudenza delle Sezioni Unite. Di conseguenza, il reato fiscale non era ancora prescritto al momento della decisione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Cassazione sono chiare e rigorose. Per i giudici, chi accetta la carica di amministratore si assume doveri e responsabilità precise, che non possono essere eluse con giustificazioni generiche. L’obbligo di una gestione corretta e trasparente è inderogabile, anche e soprattutto nei momenti di crisi aziendale. La condotta di chi, sistematicamente e consapevolmente, omette il pagamento di debiti tributari e previdenziali fino a renderli irrecuperabili, non è una mera gestione imprudente, ma integra a tutti gli effetti la fattispecie di bancarotta fraudolenta per operazioni dolose.

La Corte sottolinea inoltre che l’amministratore di diritto risponde per l’omesso impedimento dell’evento delittuoso, configurandosi un concorso con l’eventuale amministratore di fatto. La semplice accettazione della carica, senza un’adeguata comprensione dei doveri, non costituisce una scusante.

Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un importante monito per tutti gli amministratori di società. La Corte di Cassazione ribadisce che la gestione di un’impresa richiede diligenza, trasparenza e rispetto della legge. Le difficoltà economiche non possono diventare un alibi per condotte illecite come la distrazione di beni sociali. Inoltre, il ruolo di amministratore, anche se solo formale, comporta responsabilità penali precise dalle quali è difficile sottrarsi senza prove concrete che dimostrino una totale estraneità alla gestione e l’impossibilità di intervenire.

Un amministratore può giustificare la distrazione di fondi sostenendo che si trattava del suo compenso?
No, secondo la Corte una simile difesa è inammissibile se del tutto generica e non supportata da prove concrete, come una previsione nello statuto della società o una specifica delibera assembleare che determini l’ammontare del compenso.

L’amministratore “di diritto” (o “testa di legno”) è esente da responsabilità per i reati commessi nella gestione della società?
No. La Cassazione ha ribadito che l’amministratore di diritto è responsabile per non aver impedito la commissione di reati, come l’omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali. Sostenere di aver accettato la carica su richiesta altrui senza comprenderne le responsabilità è una difesa generica e non sufficiente a escludere la colpevolezza.

Il sistematico mancato pagamento di imposte e contributi può essere considerato bancarotta fraudolenta?
Sì. La sentenza conferma che l’omissione consapevole e sistematica degli obblighi tributari e previdenziali, al punto da portare i debiti a livelli non più recuperabili, integra il reato di bancarotta per effetto di operazioni dolose, una delle forme di bancarotta fraudolenta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati