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Bancarotta fraudolenta: quando il dolo è eventuale

Un ex presidente del consiglio di amministrazione è stato condannato per bancarotta fraudolenta a seguito del trasferimento di circa 1,5 milioni di euro dalla sua società alla capogruppo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, ribadendo che per la configurazione del reato è sufficiente la consapevolezza del potenziale danno ai creditori (dolo eventuale), anche se la società non è ancora insolvente al momento dell’atto. L’assenza di un accordo formale e di vantaggi compensativi per la società trasferente è risultata decisiva.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta fraudolenta: la Cassazione sul dolo eventuale nei trasferimenti infragruppo

La recente sentenza n. 33998/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla bancarotta fraudolenta, in particolare riguardo l’elemento soggettivo del reato nei trasferimenti di denaro tra società dello stesso gruppo. La Corte ha confermato che per la condanna non è necessario un intento specifico di nuocere ai creditori, ma è sufficiente agire accettando il rischio che ciò possa accadere.

I Fatti del Caso: Un Trasferimento Infragruppo Finito Male

Il presidente del consiglio di amministrazione di una società per azioni è stato ritenuto responsabile del reato di bancarotta fraudolenta per aver distratto una somma di circa 1,5 milioni di euro. Tale importo era stato erogato nel 2014 alla società capogruppo, controllata dallo stesso amministratore. Successivamente, nel 2016, la società erogante è stata dichiarata fallita.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno confermato la responsabilità penale dell’imputato, condannandolo a una pena di 1 anno e 6 mesi di reclusione.

La Difesa dell’Amministratore: Assenza di Intento Fraudolento

L’amministratore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo l’insussistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo. A suo dire, nel 2014, quando avvenne il trasferimento, la società era ancora in salute e non vi erano segnali di una crisi imminente. Egli riteneva, in base alle esperienze passate, che i fondi sarebbero stati regolarmente restituiti dalla capogruppo.
Inoltre, ha evidenziato come, a partire dal 2015, resosi conto della crisi finanziaria del gruppo, avesse interrotto tali operazioni proprio per non pregiudicare i creditori, a riprova della sua buona fede.

La Decisione della Cassazione sulla bancarotta fraudolenta

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di bancarotta fraudolenta.

Il Principio del Dolo Eventuale

Il delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale è caratterizzato dal dolo generico. Ciò significa che è sufficiente la consapevolezza dell’amministratore che l’operazione compiuta sul patrimonio sociale sia potenzialmente dannosa per i creditori. Non è richiesta l’intenzione specifica di causare un danno. La Corte ha specificato che anche il ‘dolo eventuale’ è sufficiente: l’amministratore che agisce accettando il rischio concreto di impoverire la società e ledere le ragioni dei creditori, commette il reato.

I Limiti ai Trasferimenti Infragruppo e la bancarotta fraudolenta

I trasferimenti di risorse tra società dello stesso gruppo (‘infragruppo’) non costituiscono automaticamente una distrazione. Possono essere legittimi, ad esempio, nell’ambito di un contratto di ‘cash pooling’, a condizione che siano formalizzati e regolamentati. Tuttavia, diventano illeciti quando avvengono in una situazione di sofferenza della società che eroga i fondi, senza garanzie di restituzione e, soprattutto, senza che vi sia un vantaggio, anche indiretto (‘vantaggio compensativo’), per la società stessa.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto le argomentazioni della difesa infondate. La giustificazione dell’imputato, basata sulla mera speranza di restituzione dei fondi, è stata considerata inidonea a escludere il dolo. La Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato diversi ‘indici di fraudolenza’ che rendevano palese la consapevolezza del rischio da parte dell’amministratore. Tra questi: i finanziamenti erano stati erogati in un momento successivo alla perdita effettiva del capitale sociale; non avevano apportato alcun vantaggio compensativo alla società fallita; il gruppo versava già in una pesante crisi finanziaria, tanto che un’altra società collegata aveva omesso il versamento dell’IVA per dirottare risorse verso la società poi fallita. Questi elementi, nel loro complesso, dimostravano che l’imputato era perfettamente conscio della pericolosità della sua condotta per il patrimonio aziendale e per i creditori.

Le Conclusioni

La sentenza conferma un orientamento consolidato: la gestione del patrimonio sociale, specialmente all’interno di un gruppo di imprese, deve sempre tenere conto della tutela dei creditori. Un’operazione di trasferimento di fondi, anche se motivata da logiche di gruppo, si qualifica come bancarotta fraudolenta se priva di una causa economica concreta per la società che la subisce e se l’amministratore agisce con la consapevolezza, anche solo in termini di rischio, di poter danneggiare la garanzia patrimoniale dei creditori.

È necessario avere l’intenzione specifica di danneggiare i creditori per essere condannati per bancarotta fraudolenta?
No, non è necessaria l’intenzione specifica di causare un danno. Secondo la sentenza, è sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevolezza che la propria condotta possa mettere in pericolo l’integrità del patrimonio sociale e, di conseguenza, le ragioni dei creditori. È sufficiente anche il dolo eventuale, cioè agire accettando il rischio che tale danno si verifichi.

Un trasferimento di denaro da una società a un’altra dello stesso gruppo è sempre considerato distrazione?
No, non sempre. I trasferimenti infragruppo possono essere legittimi se inseriti in un rapporto formalizzato (come un contratto di cash pooling) che preveda vantaggi compensativi per la società che eroga i fondi. Diventano però distrazione illecita se effettuati in una situazione di difficoltà finanziaria della società erogante, senza garanzie di restituzione e senza alcuna contropartita o beneficio per quest’ultima.

Commettere un atto di distrazione quando la società è ancora in salute esclude il reato di bancarotta fraudolenta?
No, lo stato di salute della società al momento dell’atto non esclude di per sé il reato. La Corte chiarisce che l’accertamento del reato si basa sulla ricerca di ‘indici di fraudolenza’ nella condotta. Un’operazione che impoverisce il patrimonio senza una valida ragione economica è pericolosa per i creditori a prescindere dal fatto che l’insolvenza sia immediata o futura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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