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Bancarotta fraudolenta: l’obbligo di tenuta contabile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11745/2025, ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta di un amministratore. La Corte ha chiarito che la sistematica emissione di fatture false, generando un enorme debito fiscale e causando il fallimento, integra il reato di bancarotta impropria. Inoltre, ha ribadito che l’amministratore ha un obbligo personale di conservare le scritture contabili e di consegnarle al curatore, non potendo giustificare la loro mancanza con una semplice consegna informale al liquidatore.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: Obblighi e Responsabilità dell’Amministratore

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 11745 del 2025, offre importanti chiarimenti sulla bancarotta fraudolenta, delineando con precisione le responsabilità penali dell’amministratore in caso di fallimento societario. La pronuncia analizza il nesso tra operazioni fiscali illecite e dissesto, nonché l’inderogabile dovere di conservare e consegnare la documentazione contabile. Questo caso rappresenta un monito fondamentale per chi ricopre cariche gestorie.

I Fatti del Caso

Un amministratore di una S.r.l. è stato condannato in primo e secondo grado per bancarotta impropria e bancarotta fraudolenta documentale. L’accusa si fondava su due condotte principali: aver causato il fallimento della società attraverso operazioni dolose e aver omesso di tenere le scritture contabili. Nello specifico, l’amministratore avrebbe emesso sistematicamente fatture per operazioni inesistenti, accumulando un debito verso l’Erario di oltre 43 milioni di euro, che ha inevitabilmente condotto la società al dissesto. Contestualmente, la mancata tenuta dei registri contabili ha reso impossibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Sulla bancarotta impropria: La difesa sosteneva che le sentenze di merito si fossero limitate a provare la frode fiscale, senza dimostrare l’effettiva sussistenza del reato di bancarotta. Si evidenziava inoltre una presunta contraddizione logica nell’accusa: come si potevano annotare fatture false in una contabilità che si accusava di non aver tenuto?
2. Sulla bancarotta documentale: L’imputato affermava di aver consegnato la contabilità al liquidatore e di non essere mai stato a conoscenza della dichiarazione di fallimento.
3. Sul trattamento sanzionatorio: Si lamentava una motivazione carente riguardo al bilanciamento delle attenuanti generiche, giudicate equivalenti alle aggravanti.

La Decisione della Corte: Focus sulla Bancarotta Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo tutti i motivi infondati e offrendo una lezione chiara sulla portata degli obblighi dell’amministratore.

La Responsabilità per la Bancarotta Impropria

La Corte ha chiarito che il reato di bancarotta impropria si configura quando il fallimento è la conseguenza di operazioni dolose. Nel caso specifico, la costante emissione di false fatture non è stata vista come un mero reato fiscale (ormai prescritto), ma come la modalità operativa che ha generato il progressivo e insostenibile debito tributario, causa diretta del dissesto. La pluralità di atti, concatenati tra loro, ha costituito l’operazione dannosa per la società. La presunta contraddizione è stata ritenuta irrilevante: i giudici di merito avevano accertato la sola emissione delle fatture, non la loro annotazione, facendo cadere l’argomentazione difensiva.

L’Obbligo di Conservazione delle Scritture Contabili

Questo è il punto centrale della sentenza. La Corte ha ribadito che l’amministratore ha un obbligo personale e diretto di tenere e conservare le scritture contabili. Tale dovere non cessa con la fine del mandato. L’amministratore uscente ha l’onere di consegnare formalmente tutta la documentazione al successore o al liquidatore. Un passaggio di consegne informale e non verbalizzato non è sufficiente a liberarlo dalla responsabilità in caso di mancato rinvenimento dei documenti. Spetta a lui provare che la perdita non sia a lui imputabile. Inoltre, l’obbligo di consegnare tutta la documentazione al curatore fallimentare è un dovere imposto dalla legge (art. 86 L. Fall.), che prescinde da una specifica richiesta del curatore stesso.

La Valutazione delle Circostanze Attenuanti

Infine, la Corte ha considerato legittima la decisione dei giudici di merito di non concedere la prevalenza delle attenuanti generiche. Tale valutazione è un esercizio di potere discrezionale che, se motivato in modo logico come in questo caso (considerando la gravità dei fatti e il ruolo operativo dell’imputato in una complessa rete di società), non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda sul principio che la responsabilità penale dell’amministratore per la bancarotta fraudolenta documentale deriva da un obbligo di protezione verso i creditori e di trasparenza verso gli organi della procedura fallimentare. La corretta tenuta della contabilità non è un mero adempimento formale, ma lo strumento essenziale per consentire al curatore di ricostruire l’attivo e il passivo e tutelare la par condicio creditorum. Evocare una consegna “senza formalità” o la mancata richiesta da parte del curatore sono argomenti difensivi inefficaci, poiché l’obbligo di conservazione e consegna è sancito dalla legge e serve a garantire il corretto svolgimento della procedura fallimentare. Allo stesso modo, il nesso causale tra le operazioni dolose (in questo caso, la frode fiscale sistematica) e il fallimento è stato ritenuto provato in quanto il dissesto è stato la conseguenza diretta e prevedibile di una gestione orientata a creare un imponente debito illecito.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi fondamentali:
1. Una condotta di frode fiscale sistematica e di vasta portata può essere la causa diretta del fallimento e, quindi, integrare il più grave reato di bancarotta impropria.
2. L’amministratore di una società ha un dovere personale e non delegabile di garantire la corretta tenuta e la conservazione delle scritture contabili. In caso di fallimento, non può sottrarsi alle proprie responsabilità adducendo una consegna informale o la mancanza di una richiesta esplicita da parte degli organi della procedura.

Una grave frode fiscale può essere considerata bancarotta fraudolenta?
Sì. Secondo la Corte, quando una condotta fraudolenta, come l’emissione sistematica di fatture false, genera un debito tributario così ingente da causare il dissesto e il successivo fallimento della società, essa integra il reato di bancarotta impropria per operazioni dolose.

Di chi è la responsabilità se le scritture contabili non si trovano dopo la nomina di un liquidatore?
La responsabilità rimane in capo all’amministratore che era in carica nel periodo a cui la contabilità si riferisce. Egli ha un obbligo personale di tenere, conservare e consegnare formalmente i documenti. Per liberarsi da tale responsabilità, deve provare che il mancato rinvenimento sia dipeso da un fatto a lui non imputabile, e una semplice consegna informale non è sufficiente.

L’amministratore può difendersi affermando di non sapere che la società era stata dichiarata fallita?
No. La sentenza dichiarativa di fallimento è soggetta a forme di pubblicità legale che la rendono conoscibile a tutti. Pertanto, l’asserita mancata conoscenza è considerata irrilevante, soprattutto per un soggetto che, in virtù delle sue funzioni gestorie, era certamente a conoscenza del grave stato di dissesto della società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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