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Bancarotta fraudolenta: il pagamento al creditore cedente

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta patrimoniale a carico di un amministratore. Il reato è stato integrato dal pagamento di un debito al creditore originario, anziché alla società di factoring a cui il credito era stato ceduto. Tale operazione, secondo la Corte, costituisce un atto di distrazione poiché espone la società debitrice al concreto pericolo di un doppio pagamento, depauperandone il patrimonio a danno della massa dei creditori. La sentenza chiarisce che la natura di reato di pericolo della bancarotta rende irrilevante l’effettiva richiesta di un secondo pagamento da parte del cessionario.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta Patrimoniale: Pagare il Creditore Sbagliato è Reato?

La gestione dei debiti e crediti aziendali richiede massima attenzione, specialmente quando intervengono operazioni come la cessione del credito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5960/2024) ha fatto luce su un caso emblematico di bancarotta fraudolenta patrimoniale, chiarendo che pagare il creditore originario anziché il nuovo titolare del credito (cessionario) può integrare una grave condotta distrattiva. Analizziamo questa importante decisione per comprendere le implicazioni per gli amministratori d’impresa.

I Fatti di Causa: Un Pagamento Rischioso

Il caso riguarda l’amministratore di due società, che chiameremo Società A (debitrice) e Società B (creditrice). La Società B aveva ceduto un proprio credito verso la Società A a una società di factoring. Nonostante la cessione fosse stata notificata e accettata, l’amministratore della Società A disponeva il pagamento del debito direttamente a favore della Società B (il creditore originario), invece che alla società di factoring, legittima titolare del credito.

Successivamente, la Società A veniva dichiarata fallita. L’amministratore veniva quindi accusato del reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale per aver distratto risorse della società, mettendola a rischio.

La Configurazione della Bancarotta Fraudolenta Patrimoniale

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno condannato l’amministratore, ritenendo che il pagamento effettuato costituisse un atto di distrazione. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente tre punti:
1. Errata valutazione delle prove: non vi era certezza che i pagamenti contestati si riferissero proprio alle fatture oggetto di cessione.
2. Assenza dell’elemento oggettivo del reato: il pagamento era stato fatto per estinguere un debito commerciale reale e non per finalità estranee all’impresa, quindi non poteva considerarsi una ‘distrazione’.
3. Mancanza di danno concreto: la società di factoring non era stata ammessa al passivo fallimentare, quindi non vi era stato un effettivo pregiudizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la condanna e fornendo chiarimenti fondamentali sulla natura della bancarotta fraudolenta patrimoniale in contesti di cessione del credito.

I giudici hanno innanzitutto ritenuto logica e coerente la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, che avevano collegato inequivocabilmente i pagamenti alle fatture cedute sulla base delle scritture contabili e delle prove documentali.

Il punto cruciale della sentenza risiede nella qualificazione del pagamento come atto distrattivo. La Corte ha spiegato che, ai sensi dell’art. 1264 del Codice Civile, quando la cessione del credito è stata notificata o accettata dal debitore, il pagamento effettuato al creditore originario (cedente) non libera il debitore stesso dal suo obbligo verso il nuovo creditore (cessionario). Di conseguenza, l’operazione compiuta dall’amministratore non aveva estinto il debito della Società A, ma aveva al contrario creato il concreto pericolo di dover effettuare un secondo pagamento, questa volta al legittimo titolare del credito.

Questo rischio si traduce in un depauperamento ingiustificato del patrimonio sociale. La risorsa finanziaria (il denaro usato per il primo pagamento) è uscita dalla società senza estinguere l’obbligazione, diminuendo così la garanzia patrimoniale per la massa dei creditori. La Corte ha specificato che la bancarotta per distrazione è un reato di pericolo, e per la sua configurazione è sufficiente l’atto che mette a rischio l’integrità del patrimonio, senza che sia necessario attendere il verificarsi del danno effettivo (come la richiesta di un secondo pagamento da parte del cessionario).

Le Conclusioni

La sentenza n. 5960/2024 della Cassazione stabilisce un principio di diritto di grande rilevanza pratica per gli amministratori di società. Pagare il creditore cedente dopo aver accettato la cessione del credito a un terzo soggetto è una condotta che integra il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, qualora la società debitrice fallisca. Tale atto non è un adempimento lecito, ma una distrazione di risorse, perché espone l’impresa a un grave rischio patrimoniale, riducendo le garanzie per tutti i creditori. La decisione sottolinea come la corretta gestione dei flussi finanziari, nel rispetto degli obblighi legali derivanti da operazioni come la cessione del credito, sia un dovere fondamentale per prevenire conseguenze penali devastanti.

Pagare il creditore originario dopo che questo ha ceduto il credito a un altro soggetto costituisce reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, se la società debitrice successivamente fallisce. Tale atto costituisce una distrazione di beni poiché non estingue il debito verso il nuovo creditore (cessionario) e crea il concreto rischio per l’azienda di dover pagare due volte lo stesso debito, depauperando così il patrimonio a danno di tutti i creditori.

Per configurare la bancarotta per distrazione è necessario che i beni siano destinati a scopi completamente estranei all’impresa?
Non necessariamente. In questo caso, sebbene il pagamento fosse diretto a saldare un debito commerciale, è stato effettuato al soggetto sbagliato (il creditore originario invece della società di factoring). La Cassazione lo considera un atto distrattivo perché ha provocato un impoverimento del patrimonio senza estinguere la reale obbligazione, danneggiando così l’integrità patrimoniale dell’impresa.

La responsabilità per bancarotta sussiste anche se il nuovo creditore (la società di factoring) non ha subito un danno effettivo perché non è stato ammesso al passivo fallimentare?
Sì. Il reato di bancarotta fraudolenta è un reato di pericolo. Ciò che conta è la creazione di un concreto rischio di danno per i creditori al momento in cui l’atto viene compiuto. Il fatto che il cessionario del credito non sia stato successivamente ammesso al passivo fallimentare è irrilevante per accertare la natura illecita del pagamento originario, che aveva già creato una situazione di pericolo per il patrimonio sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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