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Bancarotta fraudolenta: il concorso dell’estraneo

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta a carico di un socio accomandatario e di sua moglie, considerata concorrente ‘estranea’. La sentenza chiarisce che la distrazione di beni, come la cessione di un’imbarcazione a un prezzo vile a una società riconducibile ai coniugi e i prelievi ingiustificati di somme, integra il reato. Per il concorrente estraneo, è sufficiente la consapevolezza di contribuire al depauperamento del patrimonio sociale, senza che sia necessaria la conoscenza dello stato di dissesto.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: Concorso dell’Estraneo e Sottrazione di Utili

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11095/2024, torna a pronunciarsi su un caso complesso di bancarotta fraudolenta, offrendo importanti chiarimenti sulla responsabilità del socio che preleva fondi dalla società e sul concorso nel reato da parte di un soggetto ‘estraneo’, come il coniuge. La decisione conferma la linea dura della giurisprudenza nel tutelare il patrimonio aziendale a garanzia dei creditori.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda il fallimento di una società di costruzioni navali. L’amministratore, socio accomandatario, è stato accusato di plurimi atti di distrazione del patrimonio sociale. In particolare, gli sono state contestate tre condotte principali:

1. Distrazione di un’imbarcazione: In concorso con la moglie, avrebbe trasferito un’imbarcazione di valore a un’altra società, da loro stessi gestita, a un prezzo di soli 4.000 euro, notevolmente inferiore al valore effettivo, accresciuto da costose ristrutturazioni.
2. Prelievi ingiustificati: Avrebbe prelevato dalle casse sociali una somma complessiva di oltre 880.000 euro in diversi anni.
3. Finanziamenti a società collegate: Avrebbe distratto circa 570.000 euro attraverso finanziamenti a favore di altre società a lui riconducibili, pur sapendo che il rimborso sarebbe stato impossibile o altamente improbabile.

Infine, l’imprenditore era accusato anche di bancarotta documentale per aver sottratto tutte le scritture contabili relative a un anno di esercizio. Anche la moglie è stata condannata per il suo ruolo nella distrazione dell’imbarcazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Entrambi gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione. L’imprenditore ha sostenuto che i prelievi di denaro fino al 2013 non fossero distrazioni, ma legittima distribuzione di utili, come consentito nelle società di persone. Per le somme successive, ha ipotizzato fossero destinate a spese societarie. Ha inoltre contestato la sussistenza dell’intento fraudolento per la sottrazione dei libri contabili.

La moglie, dal canto suo, ha basato la sua difesa sulla mancanza dell’elemento psicologico (dolo). Ha affermato di essere una semplice casalinga, completamente all’oscuro delle attività del marito, del reale valore della barca e dello stato di decozione finanziaria della società fallita.

L’analisi della Cassazione sulla bancarotta fraudolenta

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, ritenendoli tentativi di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. I giudici hanno sottolineato che la Corte di Appello aveva già adeguatamente motivato la sua decisione.

Riguardo ai prelievi dell’imprenditore, è stato evidenziato che avvenivano in un periodo di grave crisi per l’azienda, con ricavi in calo e costi in aumento, rendendo la tesi della distribuzione di utili palesemente infondata. Quanto alla posizione della moglie, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per il concorso dell’extraneus nel reato di bancarotta fraudolenta, non è richiesta la specifica conoscenza dello stato di dissesto della società. È sufficiente la consapevolezza che la propria condotta contribuisca a impoverire il patrimonio sociale a danno dei creditori. Il suo ruolo di presidente del consiglio di amministrazione della società acquirente e la sua partecipazione diretta alla compravendita sono stati considerati elementi sufficienti a dimostrare tale consapevolezza.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda sul principio che il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità e non di merito. I ricorrenti non hanno lamentato vizi logici o travisamenti della prova, ma hanno proposto una lettura alternativa dei fatti già vagliata e respinta dai giudici dei precedenti gradi. La Corte di Appello aveva correttamente evidenziato la stretta correlazione tra la sottrazione delle scritture contabili e le condotte distrattive, deducendone l’intento fraudolento unitario. Per la concorrente ‘estranea’, la motivazione della Corte territoriale è stata ritenuta logica e adeguata, avendo valorizzato il suo ruolo attivo e il coinvolgimento familiare nella gestione delle società, elementi che escludevano la tesi della totale inconsapevolezza.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce due importanti messaggi. In primo luogo, il prelievo di somme da parte del socio di una società di persone, anche se formalmente più semplice rispetto a una società di capitali, non può avvenire indiscriminatamente. Diventa bancarotta fraudolenta quando depaupera il patrimonio sociale in un contesto di crisi, ledendo i diritti dei creditori. In secondo luogo, la responsabilità per concorso in bancarotta si estende a chiunque, anche se estraneo ai ruoli formali dell’azienda fallita, contribuisca con coscienza e volontà all’impoverimento della stessa. La mera consapevolezza del danno potenziale per i creditori è sufficiente a integrare il dolo richiesto dalla norma.

Quando il prelievo di fondi da parte di un socio può essere considerato bancarotta fraudolenta?
Il prelievo di fondi da parte di un socio integra il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione quando non costituisce una legittima distribuzione di utili ma un impoverimento del patrimonio sociale a danno dei creditori, specialmente se effettuato in un periodo di difficoltà economica dell’azienda, con ricavi in calo e costi in aumento.

Quali sono i requisiti per la condanna di un ‘extraneus’ (un soggetto esterno) per concorso in bancarotta fraudolenta?
Per la condanna di un soggetto ‘estraneo’, non è necessaria la specifica conoscenza dello stato di insolvenza della società. È sufficiente la volontarietà della propria condotta di apporto a quella dell’amministratore, con la consapevolezza che essa determini un depauperamento del patrimonio sociale ai danni dei creditori.

Nascondere le scritture contabili è sempre bancarotta fraudolenta?
No. Per configurare il reato di bancarotta fraudolenta documentale, e non quello di bancarotta semplice, è necessario dimostrare il dolo specifico, ovvero l’intento di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto provato tale intento dalla stretta correlazione tra l’occultamento dei libri contabili e le altre condotte distrattive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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