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Bancarotta fraudolenta extraneus: quando scatta?

Un soggetto è stato condannato per concorso in bancarotta fraudolenta per aver acquistato un’auto a prezzo vile dall’impresa individuale della coniuge, poi fallita. La Cassazione ha confermato la responsabilità, chiarendo che per la complicità del terzo (bancarotta fraudolenta extraneus) non è necessaria la specifica conoscenza dello stato di insolvenza, ma basta la consapevolezza di contribuire a depauperare il patrimonio a danno dei creditori. Ha però annullato con rinvio la sentenza riguardo la negata attenuante per la speciale tenuità del danno, imponendo una valutazione più precisa.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta Extraneus: Il Concorso del Terzo nel Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 35344 del 2024, offre un’importante analisi sul tema della bancarotta fraudolenta extraneus, ovvero la responsabilità penale di un soggetto esterno all’impresa che concorre nel reato. Il caso riguarda l’acquisto di un bene aziendale a un prezzo irrisorio da parte del coniuge della titolare di un’impresa individuale poi dichiarata fallita. Questa decisione chiarisce i requisiti dell’elemento soggettivo del reato e i criteri per la valutazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna, confermata in appello, di un uomo per concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale. L’imputato aveva acquistato un’autovettura dalla ditta individuale della moglie, dichiarata fallita poco tempo dopo. L’operazione era stata considerata distrattiva poiché il prezzo di acquisto (€ 5.000) era notevolmente inferiore sia al prezzo di acquisto originale del veicolo (€ 16.600) sia al prezzo al quale l’imputato stesso aveva rivenduto l’auto un anno dopo (€ 10.300). Secondo i giudici di merito, questa transazione a prezzo vile aveva contribuito a depauperare il patrimonio dell’impresa a danno dei creditori.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Insussistenza dell’elemento soggettivo: La difesa sosteneva che la consapevolezza dell’illecito fosse stata erroneamente desunta dal solo rapporto di coniugio, un dato relativo alla vita privata e non alla gestione aziendale.
2. Mancato riconoscimento dell’attenuante del danno: Si contestava il diniego dell’attenuante per la speciale tenuità del danno (art. 219 Legge Fallimentare), nonostante l’esiguità del pregiudizio arrecato.
3. Mancata concessione della sospensione condizionale della pena: Si lamentava che il beneficio non fosse stato concesso, data la risalenza e l’aspecificità dei precedenti penali.

La Decisione della Cassazione sul Concorso dell’Extraneus

La Suprema Corte ha rigettato il primo e il terzo motivo di ricorso. Sul punto cruciale della responsabilità nella bancarotta fraudolenta extraneus, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: non è necessaria la specifica conoscenza da parte del terzo dello stato di dissesto della società. È sufficiente che l’extraneus fornisca un contributo causale, volontario e consapevole, al depauperamento del patrimonio sociale.

La consapevolezza del pregiudizio arrecato ai creditori, secondo la Corte, non deriva dal legame matrimoniale, ma è ampiamente desumibile dall’oggettiva sproporzione dell’operazione economica: l’enorme differenza tra il prezzo di acquisto e quello di rivendita del veicolo era un chiaro indicatore della natura illecita della condotta. Il ricorso sulla sospensione condizionale è stato invece dichiarato inammissibile, poiché non solo la richiesta non era mai stata avanzata nei gradi di merito, ma i numerosi precedenti penali dell’imputato ne avrebbero comunque precluso la concessione.

Le Motivazioni sull’Attenuante del Danno di Speciale Tenuità

La Corte ha, invece, accolto il secondo motivo, annullando la sentenza su questo punto con rinvio alla Corte d’appello. I giudici di legittimità hanno censurato la motivazione della corte territoriale, ritenendola errata e apodittica. In primo luogo, il danno non doveva essere quantificato nel valore del bene (un generico € 10.000), ma nella diminuzione patrimoniale effettiva causata dalla condotta illecita. Questa si individua nella differenza tra il valore reale del bene (o il prezzo di successiva rivendita, € 10.300) e il prezzo vile pagato (€ 5.000).

In secondo luogo, il riferimento della Corte d’appello a un non meglio specificato “contesto” fattuale per escludere l’attenuante è stato giudicato privo di fondamento e di valenza esplicativa. Una motivazione così generica non è sufficiente a giustificare il diniego di una circostanza attenuante che, per legge, deve essere valutata in relazione all’entità specifica del danno prodotto dalla singola condotta distrattiva, e non all’entità complessiva del fallimento.

Conclusioni

La sentenza ribadisce che chiunque partecipi consapevolmente a un’operazione che impoverisce un’impresa a rischio fallimento può essere ritenuto complice di bancarotta fraudolenta, anche se esterno alla sua gestione. La prova della consapevolezza non richiede la conoscenza tecnica del dissesto, ma può emergere dalle palesi anomalie dell’operazione stessa. Al contempo, la pronuncia sottolinea l’importanza di una motivazione rigorosa e puntuale da parte del giudice di merito nel valutare le circostanze attenuanti. Il calcolo del danno, ai fini della sua speciale tenuità, deve essere ancorato specificamente all’impatto della condotta del singolo concorrente e non può basarsi su valutazioni generiche o riferimenti a un “contesto” non esplicitato.

Un soggetto esterno a un’impresa fallita può essere accusato di bancarotta fraudolenta?
Sì, un soggetto esterno (extraneus) può essere ritenuto colpevole di concorso in bancarotta fraudolenta se fornisce un contributo volontario e consapevole al depauperamento del patrimonio dell’impresa, anche senza avere una specifica conoscenza dello stato di insolvenza.

Come si calcola il danno per l’attenuante della ‘speciale tenuità’ nella bancarotta per distrazione?
Il danno va calcolato in relazione alla diminuzione patrimoniale effettivamente causata dalla specifica condotta illecita, e non al valore totale del bene distratto o al passivo fallimentare. Nel caso di specie, si tratta della differenza tra il valore di mercato del bene e il prezzo vile pagato per acquistarlo.

La conoscenza dello stato di insolvenza dell’impresa è necessaria per la condanna del complice esterno (extraneus)?
No. La sentenza chiarisce che la specifica conoscenza del dissesto societario non è un requisito necessario per la condanna dell’extraneus. È sufficiente che quest’ultimo sia consapevole che la sua condotta possa arrecare un pregiudizio agli interessi dei creditori, consapevolezza che può essere desunta dalle circostanze oggettive dell’operazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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