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Bancarotta fraudolenta: evasione fiscale è reato

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due amministratori condannati per bancarotta fraudolenta e documentale. La Corte ha confermato che l’accumulo di un ingente debito fiscale, derivante da omissioni volontarie, costituisce un’operazione dolosa che causa il dissesto, integrando il reato di bancarotta fraudolenta.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: l’Evasione Fiscale Sistematica è Causa di Fallimento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33731/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati fallimentari: la sistematica evasione fiscale non è solo un illecito tributario, ma può integrare il più grave reato di bancarotta fraudolenta se conduce al dissesto dell’impresa. Questa pronuncia offre spunti cruciali per amministratori e imprenditori, chiarendo come la gestione fiscale negligente o dolosa possa avere conseguenze penali devastanti.

Il Caso: Dalle Omissioni Fiscali al Dissesto Societario

La vicenda riguarda due amministratori di una S.R.L., dichiarata fallita nel 2017. La prima amministratrice, in carica dal 2006 al 2009, è stata accusata di bancarotta fraudolenta per aver causato il fallimento attraverso “operazioni dolose”. Nello specifico, non aveva mai presentato le dichiarazioni tributarie, aveva sottoscritto comunicazioni IVA infedeli e bilanci societari non veritieri, accumulando un ingente debito con l’Erario per IRES e IVA. Questo debito è stato identificato come la causa principale del dissesto.

Successivamente, la gestione era passata a un secondo amministratore, il quale, secondo l’accusa, aveva “parcheggiato” l’azienda, ormai inoperativa, e non aveva mai consegnato le scritture contabili obbligatorie al curatore fallimentare, venendo così condannato per bancarotta documentale semplice.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa tra Vizi di Motivazione e Incostituzionalità

I due imputati, dopo la conferma della condanna in Appello, hanno proposto ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi:

1. Vizio di motivazione: La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente individuato la causa del fallimento negli inadempimenti fiscali, un argomento non sufficientemente sviluppato in primo grado.
2. Mancanza di volontarietà: Per la prima amministratrice, si contestava la mancanza di prova sulla volontarietà delle omissioni, sostenendo che gli utili percepiti erano marginali rispetto all’enorme debito maturato.
3. Incostituzionalità: È stata sollevata una questione di legittimità costituzionale dell’art. 223, comma 2, n. 2 della Legge Fallimentare, accusato di delineare una forma di responsabilità oggettiva, in cui basterebbe il nesso causale tra operazione e fallimento, senza un’adeguata prova dell’elemento psicologico.
4. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

L’altro imputato si difendeva sostenendo che le scritture contabili erano in possesso di commercialisti resisi irreperibili e che si era adoperato per recuperarle.

La Decisione della Cassazione sulla Bancarotta Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, confermando integralmente la sentenza di condanna. I giudici hanno ritenuto le argomentazioni delle sentenze di merito complete, logiche e giuridicamente corrette, respingendo i tentativi della difesa di ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive. Innanzitutto, ha ribadito un principio consolidato: il mancato versamento sistematico e pervicace di imposte e contributi può costituire quell'”operazione dolosa” idonea a cagionare il fallimento, integrando così il reato di bancarotta fraudolenta. Le omissioni fiscali, generando un debito erariale insostenibile, sono state la causa diretta del dissesto, e l’amministratrice, firmando i bilanci, non poteva non essere consapevole della situazione.

Sul tema della costituzionalità, la Cassazione ha dichiarato la questione manifestamente infondata. Ha chiarito che, per la configurabilità del reato, non è richiesto il dolo specifico (l’intenzione di far fallire l’azienda), ma è sufficiente il dolo generico. L’amministratore deve avere la coscienza e la volontà di compiere le singole operazioni illecite (in questo caso, l’evasione fiscale) e la prevedibilità che tali atti possano portare al dissesto. Questo esclude qualsiasi forma di responsabilità oggettiva, poiché l’elemento psicologico del reato è pienamente accertato nella consapevolezza delle proprie azioni e delle loro probabili conseguenze.

Infine, le giustificazioni relative alla mancata consegna dei libri contabili sono state ritenute pretestuose e prive di riscontri, così come è stata giudicata correttamente motivata la decisione dei giudici di merito di non concedere le attenuanti generiche, data la gravità delle condotte e i precedenti penali di uno degli imputati.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza lancia un messaggio chiaro agli amministratori d’impresa: la gestione fiscale è una componente critica della responsabilità penale. L’evasione sistematica delle imposte non è un rischio calcolato, ma un’operazione che può essere qualificata come dolosa e portare a una condanna per bancarotta fraudolenta. La prevedibilità del dissesto come conseguenza della creazione di un debito erariale insostenibile è sufficiente a configurare il dolo richiesto dalla norma. La decisione conferma che la legge non lascia spazio a interpretazioni che possano trasformare un comportamento gravemente pregiudizievole per i creditori in una mera irregolarità amministrativa.

L’evasione fiscale sistematica può essere considerata un’operazione dolosa che causa la bancarotta fraudolenta?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il mancato versamento pervicace e sistematico dei tributi, creando un debito erariale che porta al dissesto, integra le “operazioni dolose” previste dal reato di bancarotta fraudolenta.

Per il reato di bancarotta fraudolenta è necessario dimostrare l’intenzione specifica di causare il fallimento?
No, non è necessario il dolo specifico. È sufficiente il dolo generico, ovvero la coscienza e volontà di compiere le singole operazioni illecite (es. l’evasione fiscale) con la prevedibilità che queste possano condurre al dissesto della società.

La mancata consegna delle scritture contabili da parte dell’amministratore è giustificabile se queste sono in possesso di professionisti irreperibili?
No, secondo la Corte, invocare la responsabilità di terzi (come commercialisti resisi irreperibili) senza fornire riscontri concreti e appaganti non è una giustificazione valida per l’indisponibilità della documentazione contabile e non esclude la responsabilità penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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